Ragazza indaga in Fb e scopre l'identità dell'uomo che accusa di molestie sessuali aggressione e rapina in via Maccani
Scaraventata a terra, rapinata e costretta a subire atti sessuali da parte di uno sconosciuto. La vittima della brutale aggressione, avvenuta il 25 novembre del 2018 in via Maccani, non solo riuscì a divincolarsi, ma nei giorni successivi, con l'aiuto di un'amica, scoprì su Facebook le generalità del presunto aggressore, un giovane ora a processo.
Quest'ultimo, sentito in aula dal giudice durante il processo con rito abbreviato, respinge tutte le accuse. Sarà ora il gup a stabilire come andarono le cose.
L'imputato per ora deve rispondere di violenza sessuale e di rapina.
Le contestazioni della procura si basano soprattutto sul racconto reso dalla parte lesa, una ventenne di Trento. Era una domenica di prima mattina quando, nel rincasare, la ragazza ha riferito di essere stata afferrata per un braccio da uno sconosciuto.
Spaventata, la ventenne riusciva a divincolarsi. Correva impaurita in direzione della sua abitazione che però non riusciva a raggiungere. L'aggressore - questo almeno è quanto sostiene la parte lesa - inseguiva la ragazza facendola rovinare a terra con uno sgambetto. È a questo punto che l'uomo avrebbe iniziato a palpeggiare la giovane nelle parti intime. Lei reagiva come poteva, a calci e pugni.
Nel corso della collutazione il telefono cellulare della ventenne cadeva per terra finendo nelle mani dell'uomo con il tatuaggio al collo. «Dammi tutti i soldi che hai in tasca e ti restituisco il cellulare...» avrebbe intimato l'aggressore. La ragazza consegnava 20 euro ma il telefono non veniva restituito.
Nel frattempo sul posto, nei pressi della fermata dell'autobus numero 4, arrivava una suora. Solo a questo punto l'aggressore restituiva il telefono e poi si dileguava intascandosi però i 20 euro.
Un aspetto merita una riflessione: all'atto di sporgere querela, la ragazza ha riferito che durante l'aggressione in via Maccani erano transitate delle auto, ma nessuno si era fermato per prestare soccorso. Questo nonostante la poveretta cercasse, invano, di sollevare l'attenzione.
Chi era quell'uomo misterioso? La ventenne non lo aveva mai visto: ricordava però nitidamente il particolare tatuaggio al collo e il fatto che parlava una lingua straniera, forse lo spagnolo. Nei giorni successivi, con l'aiuto di un'amica, la vittima si trasformò in "detective": passò in rassegna decine di profili Facebook relativi alle comunità sudamericane che vivono a Trento. È così che, navigando sul web, incrociò la foto del presunto autore dell'aggressione a sfondo sessuale e della rapina. La ragazza ne era certa tanto che indicò le generalità dell'odierno imputato nella querela presentata ai carabinieri.
L'uomo, di origini sudamericane, ora è imputato per violenza sessuale e rapina.
Sulle eventuali sue responsabilità penali si pronuncerà il giudice alla prossima udienza.
Sin d'ora però possiamo dire che le "indagini" su Facebook hanno confermato che l'uomo con il tatuaggio era proprio l'individuo presente quella mattina all'alba in via Maccani. L'imputato non lo smentisce, ma dà un'altra ricostruzione dei fatti negando gli atti sessuali e la rapina da 20 euro. Reati pesanti.