Covid, rischio lockdown Fugatti "salva" lo sci

di Matteo Lunelli

Scuola e lavoro sono “salve”. Proprio come voleva il presidente Maurizio Fugatti: «Quelli erano i nostri capisaldi e mi pare sia stata garantita una certa continuità». Ma Fugatti ieri è riuscito a “salvare” anche lo sci: nel ping pong di lanci di agenzie, dichiarazioni, rumors partiti già domenica e continuati per tutta la giornata in vista dell’uscita ufficiale del Dpcm, a un certo punto tutti gli sport amatoriali parevano “banditi” dalle decisioni del governo. Ieri sera, senza ancora l’ufficialità del decreto, è sembrato invece praticamente certo che lo stop non avrebbe in ogni caso riguardato gli sport invernali.

SPORT AMATORIALI E DILETTANTISTICI

«Nella conferenza Stato-Regioni ci hanno detto dell’idea di un blocco di tutto quello che era sport amatoriale, mentre quello dilentattistico sarebbe proseguito normalmente. L’idea era quella di far andare avanti chi avesse alle spalle una società e di fermare chi agisse “privatamente”. A quel punto abbiamo fatto presente la questione dello sci: ci sono gli agonisti di ogni età delle scuole sci, ma ci sono anche e soprattutto gli sciatori amatori. Abbiamo quindi chiesto di trovare una soluzione, di considerare diversi gli sport all’aperto e al chiuso. Chiaramente, vista la data, è presto perché questa questione fosse al centro dell’agenda del governo, ma abbiamo ricevuto rassicurazioni». E alla fine lo sci si è salvato. Anche perché, in fin dei conti, questa disciplina non rientra tanto in una questione di sport ma in una di lavoro e di economia, in un territorio come il nostro. Un Dpcm che avesse bandito già il 12 ottobre lo sci, infatti, in Trentino avrebbe avuto un significato soprattutto in termini di denaro e posti di lavoro, in vista di una stagione che comunque si annuncia già particolarmente difficile, soprattutto vista la situazione pandemica in vari Paesi d’Europa, a partire da Germania e Austria, storici bacini di sciatori (e quindi turisti) per la nostra provincia. Poi è bene ricordare il rispetto delle regole e, soprattutto, non dimenticare quanto accaduto tra fine febbraio e inizio marzo, con gli assembramenti sulle piste da sci che hanno provocato un boom di contagi in provincia.

LOCALI CHIUSI ALLE 24 E NO LOCKDOWN

Su tutti gli altri punti legati al Dpcm il presidente Fugatti si è mostrato “morbido”: «Mi pare che non vadano a intaccare quelli che erano i nostri capisaldi, ovvero scuola e lavoro: delle restrizioni ci sono, alcune ci convincono di più e altre di meno, ma in linea di massima garantiscono la continuità scolastica e lavorativa. La chiusura alle 24 di bar e ristoranti ci può andare bene, confidando che con “stop al consumo all’aperto alle 21” si intenda l’evitare assembramenti e non un mettere in difficoltà i commercianti, pur ammettendo che la stagione fredda è iniziata e quindi all’aperto si fa ben poco. E ancora: niente feste sopra le trenta persone e niente sagre, e ci sta anche perché di fatto già accadeva. Cercheremo di capire meglio, invece, la questione delle feste private. L’altro aspetto molto importante è che si escludono lockdown generalizzati». Bene, invece, quelli localizzati: e infatti il presidente ribadisce la “bontà” della decisione su Cembra, sottolineando che quella deve essere la strada da percorrere nel caso di un peggioramento della situazione epidemiologica.

SPORT: STADI E PALAZZETTI

Tornando sullo sport, l’orientamento del governo è quello di permettere l’ingresso di 1.000 persone negli stadi e del 15% della capienza per i palazzetti. Traduzione in chiave provinciale: per il calcio, in sostanza, non ci sono problemi, considerando che la principale squadra, il Trento, non arriva a mille spettatori, anche se il pubblico sta frequentando in buon numero il Briamasco, vista l’ottima partenza della squadra e il grande entusiasmo dei tifosi. Il nodo sono volley e basket, ovvero l’Itas e l’Aquila. La capienza ufficiale del PalaTrento è di 4.000 spettatori, quindi quelli “permessi” sarebbero circa 600. Un passo indietro rispetto ai mille consentiti ora, grazie a una deroga provinciale che non potrà essere riproposta considerato che il Dpcm lascia libertà ai territorio per restringe il decreto, non per ampliarlo. In vista di domenica (big match Trento-Perugia) la Trentino Volley ha fatto la lungimirante scelta di vendere fino ad ora solo 200 biglietti, ovvero il minimo consentito, in attesa dell’uscita ufficiale del documento del governo. Se poi verrà confermato il 15%, i rimanenti 400 tagliandi verranno venduti nei prossimi giorni.

SMART WORKING PROVINCIALE

Un altro tema è quello della richiesta del governo di un ampliamento dello smart working al 70%-75%: «Per quanto riguarda i dipendenti provinciali attualmente siamo già al 50%: aumentare di un altro 20% va valutato, bisogna capire le modalità, ma non lo escludiamo a priori. In fin dei conti il lavoro verrebbe difeso».

QUARANTENA DI 10 GIORNI

Infine, ma non meno importante, le nuove regole sanitarie che prevedono, semplificando, una quarantena che passa da 14 a 10 giorni e la necessità di un solo tampone negativo, e non più due, per tornare alla “libertà”. «Vogliamo avere il documento in mano e leggerlo bene, con le differenze tra sintomatici e asintomatici. Ma messa così va certamente bene, considerato che va a sgravare l’Azienda sanitaria per quanto riguarda i tamponi e va a facilitare la vita alle famiglie, soprattutto nei casi di un figlio in “quarantena scolastica”. Quindi il giudizio è positivo, ma sospeso ancora per qualche ora in attesa del documento definitivo», spiegano sia il presidente Fugatti sia il direttore Giancarlo Ruscitti.

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