L'indagine: con il Covid bambini più tristi e soli
Un bambino su cinque vive la situazione di emergenza causata dalla pandemia con sofferenza e apprensione, sente la mancanza della vita all'aria aperta e del contatto fisico con le persone e i propri coetanei. È un vero e proprio grido d'allarme, quello che emerge dal rapporto della ricerca «Ri-emergere», promossa dall'Agenzia provinciale per la famiglia in collaborazione con diverse realtà locali, tra cui il Comitato provinciale di Trento per l'Unicef.
Il sondaggio, che è riuscito a raggiungere oltre diecimila persone, tra bambini e ragazzi in età compresa tra i cinque e i 19 anni, ha infatti rilevato un malessere diffuso nelle fasce più giovani della società trentina, in ragione delle limitazioni imposte dalle direttive e di contrasto della diffusione del coronavirus, per la chiusura delle scuole e, più in generale, per la riduzione delle occasioni di socializzazione. A peggiorare la situazione, secondo gli intervistati, si rileva un aumento delle diseguaglianze tra i giovani (connesse direttamente alla situazione economica famigliare), la frequente carenza di spazi adeguati allo stile di vita richiesto dalla pandemia, la riduzione delle occasioni di controllo di carattere sanitario e dei trattamenti di cura.
«L'indagine - ha spiegato la referenze del comitato Unicef locale, Natalina Mosna - ha rappresentato un'importate occasione di ascolto dei bambini e dei ragazzi trentini, ed ha permesso di portare alla luce una diffusa tristezza legata alla ridotta socialità di quest'anno. La preoccupazione per il virus, che cresce in relazione all'età, la chiusura delle scuole, la sensazione di sentirsi dimenticati, ha generato anche un certo malessere tra gli adolescenti, che, nel 67% dei casi hanno detto di aver fatto meno attività fisica e al 60% di aver eseguito meno controlli sanitari del solito».
Il sondaggio, secondo quanto specificato da Mosna, si è concentrato su due fasce di età, comprese tra i 5 e gli 8 anni per i bambini e tra i 9 e i 19 per i ragazzi e gli adolescenti. Le esigenze e le criticità emerse sono differenti, anche se in entrambi i casi è stata evidenziata l'afflizione per la scarsità delle occasioni d'incontro.
I bambini hanno posto l'accento soprattutto sul bisogno di ritrovare un contesto di formazione e famigliare sereno, la voglia di tornare a vivere all'aria aperta e la necessità di un contatto fisico, venuto a mancare con le stringenti regole di distanziamento interpersonale.
Diversamente, i ragazzi, conferendo un voto tutto sommato positivo alla didattica a distanza (ma appena sufficiente, con una media di sei punti su dieci), hanno espresso il bisogno di tornare a muoversi in spazi fisici adeguati, di tornare sui banchi di scuola e di rivedere i propri compagni. Inoltre, hanno rilevato una crescita delle disparità sociali tra i propri coetanei.