Domani mattina prime vaccinazioni Covid: ecco dove verranno effettuate in Trentino, in 7 ospedali e 7 case di riposo

Pronti a partire. Pronti a vaccinare. Sonok attese per questa sera in Trentino le prime 100 dosi di vaccino che domani verranno usate per il “vaccine day”. Di certo 35 andranno distribuite in 7 diverse Rsa: ad essere vaccinati contro il Covid saranno 14 operatori e 21 ospiti. Le rimanenti 65 “fialette” verranno invece distribuite nei 7 ospedali del territorio (Trento, Rovereto, Arco, Borgo, Tione, Cavalese e Cles), senza dimenticare qualche dose per i rappresentanti dei medici di medicina generale o pediatri.

In queste ore l’Azienda sanitaria sta definendo con precisione chi saranno le prime persone a riceverlo, comunque professionisti che siano di turno domenica nei reparti Covid o in Pronto soccorso.

Ma intanto una buona notizia c’è già: alla scadenza delle prime adesioni da parte del personale dei vari reparti in tutti gli ospedali - una sorta di primo sondaggio in cui si avvertivano medici e infermieri si parla di un’adesione massiccia. E chi non si è “iscritto” pare lo abbia fatto con motivazioni concrete: o perché assente o in ferie, o perché reduce da un periodo di positività, o perché voglioso di dare la precedenza ad altri colleghi. Insomma, per ora un vero successo.

Nelle Case di riposo trentine l’organizzione del tanto atteso e altamente simbolico “Vaccine day” è terminata. Come detto sono 35 in tutto le dosi di vaccino che nel primo giorno di somministrazione in Trentino prenderanno la strada delle Rsa. Si è deciso di coinvolgere in questa primissima fase sette strutture distribuite sul territorio ma vicine ai sette ospedali di riferimento, in modo da coinvolgere la periferia e soddisfare esigenze logistiche legate allo scongelamento e all’uso dei vaccini. Le case di riposo che faranno da apripista sono Villa Belfonte a Trento, la Apsp Vannetti di Rovereto, la casa di riposo di Riva del Garda, quella di Pinzolo per Giudicarie e Rendena, la Apsp di Cles, quella di Predazzo per le valli di Fiemme e Fassa e quella di Borgo Valsugana.

In ognuna di queste strutture verranno somministrate due dosi di vaccino a due operatori e le altre tre ad altrettanti ospiti. Gli operatori saranno scelti in base alla disponibilità personale e alla presenza nel turno domenicale del 27 mentre nella scelta degli ospiti peserà anche una valutazione sulle condizioni di salute e il quadro clinico generale; ovviamente in entrambi i casi saranno scelti soggetti che non siano già stati contagiati dal Covid 19 nei mesi o nelle settimane scorse. L’iniezione delle prime dosi dell’atteso vaccino dovrebbero avvenire più o meno in contemporanea su tutto il territorio.

«In questo momento storico mi viene da pensare a quando c’era il colera e il vaiolo. Questo virus ha limitato le nostre libertà, rovinato molte cose costruite. Tornare a una vita normale è assolutamente prioritario. Dico questo perché è importante quello che voi trasmetterete e direte alle persone». Con queste parole il direttore sanitario Antonio Ferro ha esordito all’incontro in rete con il personale dell’Azienda sui vaccini. Obiettivo era dare informazioni sul vaccino, ma soprattutto sulle prossime scadenze informando su chi saranno i primi vaccinati.

«La priorità è vaccinare il personale sanitario, oss, autisti delle ambulanze e Rsa, sia operatori che ospiti. Per primi saranno vaccinati i soggetti a maggior contatto con i pazienti Covid e dunque quelli delle Rianimazioni, delle Medicine, dei Pronto soccorsi, di geriatria e il personale dei reparti convertiti in reparti Covid. Vi sono poi situazioni particolari, come i reparti dove abbiamo avuti focolai, come oncologia e urologia e poi tutto il resto degli operatori compresi medici di famiglia, Usca e personale delle cure primarie».

Ferro ha parlato dell’appuntamento di domani. A partire dalle 9 saranno somministrate le prime 35 dosi al S. Chiara ai rappresentati di tutte le categorie, compresi medici di medicina generale e pediatri e poi 5 persone negli altri presidi sanitari. Nelle Rsa scelte saranno vaccinati un’infermiera e un medico e 3 ospiti scelti in base al criterio dell’anzianità.

Ferro ha spiegato al personale che era collegato all’incontro che l’Azienda dovrebbe ricevere entro fine gennaio 18 mila dosi, 4.500 dosi ogni settimana e che queste saranno distribuite nei vari centri. Le Rsa somministreranno le dosi in maniera autonoma da personale che sarà formato ad hoc. «Per quanto riguarda i presidi ospedalieri apriremo le agende per il personale a partire dal 7 gennaio e i reparti potranno prenotarsi e ogni ospedale avrà un punto vaccinale. Poi ci saranno i centri vaccinali del territorio che saranno a disposizione degli operatori che lavorano sul territorio». In questa prima fase saranno vaccinati, è stato specificato, anche farmacisti, liberi professionisti e odontoiatri. Ancora non è chiaro, ha detto Ferro, se a queste 18 mila dosi ne seguiranno altre 18 mila per la seconda dose o meno, ma è evidente che questo sarà un aspetto da chiarire al più presto. «A partire dai mesi primaverili la campagna sarà diffusa al resto della popolazione partendo da più anziani», ha concluso il direttore sanitario.

Parte dell’incontro è stata poi dedicata a chiarire alcune delle domande più frequenti sul vaccino e alle quali, in una nota diffusa l’altro giorno, ha risposto l’Aifa. Dopo aver spiegato il tipo di vaccino e come agisce, il direttore generale Pier Paolo Benetollo, anche per rassicurare tutti, si è soffermato sugli effetti collaterali. «Sono state 44 mila persone le persone coinvolte nello studio. Il vaccino ha dimostrato un’efficacia del 95%, sia in chi non era mai stato ammalato che tra chi era già stato ammalato. In queste 44 mila persone si sono verificate 170 casi di malattia Covid. 162 tra persone con placebo e 8 tra le altre che avevano ricevuto vaccino. Dieci le reazioni avverse importanti. Tra le reazioni avverse non gravi più frequenti ci sono il gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa e talvolta febbre e dolori muscolari. Per quanto riguarda la protezione «l’efficacia è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose che viene sommistrata a partire dal 21esimo giorno. Naturalmente già dalla prima dose c’è una copertura». Vaccinarsi, ha sottolineato Ferro, non vuol dire comunque eliminare le misure di protezione sia perché non c’è una copertura del 100%, ma anche perchè gli studi non sono ancora in grado di dire le persone vaccinate possono comunque trasmettere il virus. Il vaccino è raccomandato anche a chi soffre di malattie croniche e può essere somministrato anche ha chi ha già contratto il virus. «In questa prima fase - ha sottolineato però Benetollo - diamo priorità a chi non lo ha ancora contratto».
Infine una spiegazione sulla velocità con cui il vaccino è stato approvato e prodotto.

«Il meccanismo particolare di funzionamento di questo vaccino è un meccanismo che era allo studio da molti anni che risulterà utile anche per altre patologie congenite. C’è stata una fase preclinica, una fase 1 per valutazione della sicurezza, una fase 2 per capire la dose giusta e una fase 3 che è la fase nella quale si dice se e quanto il farmaco funziona. Non è stata saltata alcune fase , ma sono state concentrate e la produzione su larga scala è iniziata una volta che si è visto che il vaccino era sicuro, ancor prima di avere dati sull’efficacia. Nel momento in cui c’è stata la verifica che effettivamente il vaccino era sicuro ed efficace ci troviamo ad avere i primi quantitativi importanti», ha concluso Benetollo.

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