La sorella e il fratello di Agitu: «Una violenza terribile, diteci perché è successo»
Kuma Edeo e Bethelihem Edeo Gudeta, fratello e sorella dell’imprenditrice etiope assassinata a Frassilongo, si preparano ad accompagnare il feretro di Agitu Ideo Gudeta nel suo ultimo viaggio terreno. Dall’Italia all’Etiopia, da Trento ad Addis Abeba, dal luogo dove era nata al luogo dove aveva deciso di vivere e dove è stata uccisa.
Quando si terranno i funerali?
Sono previsti per sabato, per questo speriamo di partire da Trento lunedì, risolti gli ultimi intralci burocratici. Ad Addis Abeba, dove Agitu era nata e dove sarà seppellita, è attesa una grandissima partecipazione.
Sono stati organizzati funerali di Stato a cui parteciperà anche la presidente Sahle-Work Zewde (prima presidente donna dell’Etiopia, ndr).
Vi aspettavate un così grande e spontaneo coinvolgimento? Della sua morte hanno parlato i media di tutto il mondo.
No, siamo rimasti sorpresi noi stessi. Come è stato fatto anche qui a Trento questa mattina (ieri, ndr), ma in proporzioni più ampie, sarà organizzata una cerimonia all’aperto, così che tutti abbiano la possibilità di darle un ultimo saluto. In Etiopia si parla di Agitu come di un’eroina. La sua storia ha colpito l’intera nazione e non solo.
Venerdì siete stati a Frassilongo dove Agitu aveva la sua casa e il suo allevamento di capre felici. Che impressione vi ha fatto visitare il luogo dove vostra sorella aveva dato concretezza ai suoi sogni?
Frassilongo è un luogo che Agitu amava profondamente. E un luogo che anche a noi è piaciuto moltissimo, con tutta quella neve e i boschi. Vorremmo tornare a visitare questa valle, a cui Agitu era molto legata, in estate con più tempo a disposizione. Ci piacerebbe che i progetti che lei aveva avviato anche a Frassilongo possano andare avanti.
A proposito, la raccolta fondi avviata in memoria di Agitu ha avuto un grande successo, è stata superata la somma di 100 mila euro.
Sì, ringraziamo tutte le persone che hanno aderito.
Avete già in mente qualche progetto da finanziare che possa ricordare Agitu e i suoi ideali?
In questa fase stiamo ancora elaborando il lutto. Questo occupa le nostre energie insieme alle procedure per trasferire la salma in Etiopia. Appena questa fase sarà conclusa, dopo i funerali, cercheremo come ricordare nel modo più adeguato nostra sorella. È un impegno che intendiamo mantenere. Appena avremo informazioni a riguardo le renderemo pubbliche.
Un ricordo di Agitu già c’è: la panchina rossa che, in piazza Santa Maria a Trento, occupa il luogo dove tutti i giovedì vendeva i suoi formaggi.
È un bel messaggio contro la violenza sulle donne. Di questo ringraziamo il sindaco e l’amministrazione comunale.
Anche Agitu ne è stata vittima. Che sentimenti nutrite nei confronti di Suleiman Adams, l’uomo che, con sei colpi di mazzetto alla testa, ha ucciso vostra sorella?
Siamo ancora sotto shock di fronte ad un omicidio così efferato. Speriamo che il sistema giudiziario italiano dia giustizia a nostra sorella.
Un assassino reo confesso già c’è....
Non basta sapere che qualcuno è stato arrestato per l’omicidio di Agitu. Nelle nostre teste in questo momento sorgono spontanei tanti perché. Noi chiediamo alla giustizia di sapere cosa è accaduto, vogliamo capire fino in fondo cosa è successo. Chiediano alla giustizia italiana che sia data risposta alle tante domande che ancora restano aperte.
L’omicidio di Agitu ha commosso l’Italia intera. Qual è secondo voi l’eredità morale che questa donna venuta dall’Etiopia fino in una valle del Trentino ci ha lasciato?
Agitu è diventata un simbolo, un esempio. È arrivata in Italia da rifugiata e in Italia ha saputo costruirsi una nuova vita. Ha studiato, ha lavorato duramente, ha imparato l’italiano e la cultura di questo paese. Ma Agitu ha fatto di più: è riuscita a mantenere fede ai suoi ideali di giustizia sociale, di inclusione, di tutela dell’ambiente.