Negli ospedali trentini sei posti su 10 sono occupati dai malati Covid I contagiati sono il triplo della prima ondata
Nella seconda ondata della pandemia i positivi trentini al Covid-19 sono il triplo della prima ondata, anche se questo dipende in larga misura dal fatto che si fanno molti più tamponi. I morti sono arrivati ieri a 607, rispetto ai 466 di primavera. In tutto, considerando anche i 5 decessi dei mesi estivi, sono 1.078.
Tuttavia il tasso di letalità è oggi più basso, dato il numero molto più grande di contagiati. Quello che preoccupa maggiormente è l’occupazione dei posti letto ospedalieri: sei su dieci sono dedicati ai malati Covid, più di marzo e aprile. E poi restano incomprensibili e confusi i dati comunicati dalla Provincia. Nell’ultimo rapporto settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), l’incidenza dei contagi a Trento risulta molto più bassa di quanto sarebbe in base agli stessi numeri forniti da Piazza Dante.
L’incidenza dei contagi è l’indicatore che il Comitato tecnico scientifico e il governo vorrebbero adottare per valutare il rischio di espansione dell’epidemia (vedi sotto).
La soglia di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti sarebbe quella critica oltre la quale la regione passa in zona rossa, anche se, come ha ricordato ieri sull’Adige Stefano Merler di Fbk, per allentare davvero le restrizioni l’incidenza dovrebbe scendere sotto i 50 casi per 100mila abitanti. Nella settimana considerata dall’ultimo monitoraggio, quella dal 28 dicembre al 3 gennaio, il Trentino ha un’incidenza dei contagi pari a 128,42.
L’indice si basa sul dato di 697 diagnosi di Covid effettuate in quella settimana, ma, secondo la stessa Provincia, in quei sette giorni i nuovi positivi sono stati 1.230. Con questo dato, l’incidenza salirebbe a 227 casi per 100mila. La differenza è altrettanto accentuata se si prende in considerazione la settimana precedente e non dipende dal mancato conteggio dei tamponi antigenici. Come osserva nel suo blog l’ex rettore dell’Università di Trento Davide Bassi, si tratta di uno scarto che non si può spiegare solo con discrepanze temporali nella raccolta di dati.
Da ottobre a oggi in Trentino sono stati registrati 17.303 contagi, il triplo della prima ondata, tra febbraio e maggio, quando i positivi sono stati 5.432. Allora però eravamo all’inizio, se ne sapeva ancora poco e si facevano molti meno tamponi. Anche il numero dei morti è superiore nella seconda ondata: sabato è arrivato a 600 rispetto ai 466 di primavera. Ma, dato il minor numero di positivi e di tamponi, la letalità del Covid-19 risulta molto più alta nella prima ondata, quando i decessi erano l’8,6% dei positivi totali, che nella seconda, dove le persone decedute sono il 3,5% dei contagiati.
Nella prima ondata si riempirono soprattutto le terapie intensive: il 4 aprile ci fu il picco, con 81 posti di rianimazione occupati su 90. Nelle settimane peggiori, a cavallo tra marzo e aprile, le terapie intensive furono occupate per più dell’80%. Il numero massimo di ricoverati nei reparti di malattie infettive si raggiunse invece l’8 aprile con 311. I posti complessivamente occupati negli ospedali per Covid arrivarono al massimo il 7 aprile con 438.
In questa seconda ondata, l’occupazione dei posti letto ospedalieri è maggiore. Non parliamo qui di tutti i posti letto della sanità trentina, che sono più di 2.000. Il riferimento è a quelli destinabili a malati Covid: i circa 600 dell’area medica, cioè malattie infettive, medicina generale e pneumologia, e i 90 di terapia intensiva.
Il massimo di posti occupati, 479, è stato raggiunto il 10 dicembre scorso, mentre il 12 dicembre c’è stato il picco in rianimazione con 61 casi Covid. Nell’ultimo monitoraggio settimanale dell’Iss, il tasso di occupazione dei posti letto in area medica è il 63%, quello delle terapie intensive il 48%.