Stanchezza fisica e mentale: in uno studio fatto a Vipiteno i danni a lungo termine da Covid

Molti pazienti che superano la fase acuta di malattia causata dal COVID-19, lamentano affaticamento mentale e fisico che perdura anche per settimane.

La comunità medico-scientifica internazionale si confronta con le possibili conseguenze neurologiche a lungo termine del COVID-19,

I medici del reparto di Neuroriabilitazione dell’Ospedale di Vipiteno hanno concluso uno studio sui pazienti che sono stati ricoverati a seguito di varie complicazioni neurologiche (neuropatia, miopatia, stroke, encefalite) derivanti dal COVID-19.

 

Per mezzo di test neuropsicologici mirati e di indagini elettrofisiologiche che prevedono l’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica (TMS) si è riusciti a identificare, per la prima volta, un profilo comune di disfunzione cerebrale del lobo frontale che è probabilmente responsabile sia della compromissione delle funzioni cognitive “esecutive”, sia della fatica motoria nel post-COVID19.

 

I risultati di questo studio, che ha per titolo “Neuropsychological and neurophysiological correlates of fatigue in post-acute patients with neurological manifestations of COVID-19: insights into a challenging symptom”, sono stati pubblicati su Journal of the Neurological Sciences

Lo studio è stato condotto dalla dott.ssa Paola Ortelli e della dott.ssa Viviana Versace, insiema al noto neurologo Leopold Saltuari e al primario Luca Sebastianelli.

 


 

Un affaticamento persistente, a livello fisico e mentale, anche molto tempo dopo aver superato la fase acuta della malattia. È un problema che affligge molti pazienti che hanno contratto il Covid-19 e che, secondo uno studio effettuato dai medici del reparto di neuroriabilitazione dell’ospedale di Vipiteno, potrebbe essere causato da una disfunzione cerebrale del lobo frontale, probabilmente responsabile sia della compromissione delle funzioni cognitive, sia della fatica di tipo motorio.

Lo studio, guidato da Paola Ortelli e Viviana Versace, insieme al noto neurologo Leopold Saltuari e al primario Luca Sebastianelli, ha analizzato un gruppo di pazienti ricoverati a seguito di varie complicazioni neurologiche (neuropatia, miopatia, encefalite) derivanti proprio dal virus. Per mezzo di test neuropsicologici mirati e di indagini che prevedono l’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica (Tms) si è riusciti a identificare, per la prima volta, un profilo comune legato a questa disfunzione. I risultati di questo studio, che ha per titolo «Neuropsychological and neurophysiological correlates of fatigue in post-acute patients with neurological manifestations of COVID-19: insights into a challenging symptom», sono stati pubblicati su Journal of the Neurological Sciences.

«L’idea è nata - spiega Saltuari -perché uno dei primi sintomi cardinali del Covid è la perdita dell’olfatto e quindi questo è spiegabile con il fatto che anche il sistema nervoso centrale viene compromesso. Dato che anche l’influenza spagnola aveva dato, tardivamente, sintomi neurologici, abbiamo pensato di verificare se i pazienti hanno in effetti una disfunzione di questo tipo».

«C’è una prima indicazione sul fatto che la fatica, in modo particolare, è correlata ad una disfunzione specifica di un neurotrasmettitore della corteccia cerebrale», aggiunge il collega Luca Sebastianelli. «Con la stimolazione magnetica transcranica - spiega Viviana Versace - ho studiato la fatica motoria, quel senso patologico di essere esausti anche con un piccolo sforzo o senza. Abbiamo visto che c’è un deficit di circuiti gabergici dell’area motoria primaria, per cui la fatica viene elaborata in maniera patologica». Paola Ortelli, alla guida del team, nel ricordare l’importanza della vaccinazione, aggiunge: «Abbiamo osservato che questo affaticamento va ad intaccare le nostre capacità cognitive. Non si tratta di una sensazione soggettiva: la fatica è dettata veramente da un esaurimento dell’organismo».

 

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