Pressing della Coldiretti: «Fauna fuori controllo» Il presidente Barbacovi: orsi e lupi, un problema
Nell'attività di pianificazione della presenza dell'orso in Trentino, vanno poste in essere «misure d'intervento per prevenire i rischi di sicurezza». La sicurezza passa anche per la rimozione. E la rimozione può voler dire anche abbattimento. È una delle indicazioni, la più forte unitamente alla presa d'atto della inadeguatezza del recinto del Casteller, data dal rapporto di Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Muse, il museo trentino delle scienze.
Il giorno dopo la presentazione del documento tecnico, prende posizione Coldiretti Trento. «Che la situazione orso e grandi carnivori in Trentino fosse un problema serio noi lo stiamo denunciando da tempo» dice il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige, Gianluca Barbacovi «Voglio ricordare che siamo stati proprio noi di Coldiretti, già nel 2019, ad organizzare una grande manifestazione a Trento a cui hanno preso parte oltre 1.500 persone, fra agricoltori, esponenti della Provincia, sindaci e rappresentanti della società civile, per chiedere azioni concrete per la gestione dei grandi carnivori in Trentino, la cui presenza mette a serio rischio le attività agricole e zootecniche che si svolgono in montagna».
Il rapporto di Ispra e Muse prevede una crescita sensibile della presenza dell'orso nei prossimi anni, stimando che nel 2025 saranno 130. Di più: il rapporto spiega che parallelamente aumenterà il numero degli orsi problematici: uno all'anno. «In attesa di leggere il rapporto» dice il presidende di Coldiretti regionale «ribadisco che la situazione per il settore agricolo è diventata da tempo insostenibile. Si pensi al problema delle malghe, degli alpeggi e degli attacchi frequenti agli alveari: ormai i gestori sono ridotti al controllori di grandi carnivori, una cosa inaccettabile. Ma lo stesso vale» aggiunge Barbacovi «per gli allevatori di molte zone della nostra provincia che da tempo segnalano il problema. Vogliamo continuare a registrare incursioni di orsi nelle baite, nei rifugi, nelle malghe, ma anche in alcuni centri abitati, con decine di animali sbranati negli allevamenti?». Domanda retorica e risposta scontata.
Altra domanda: «Quanti orsi possono convivere in un territorio come il nostro?». Da qui, dal presidente del sindacato agricolo, la richiesta di «una soluzione efficace, poiché dobbiamo tutelare chi dovrebbe lavorare per gestire un alpeggio o una stalla e si ritrova a doversi difendere da attacchi sempre più frequenti». Si tratta, in tutta evidenza, di trovare una modalità di convivenza che costringe a cambiare abitudini consolidate nella gestione degli alpeggi. E molto, negli ultimi anni, sul piano della difesa passiva è stato fatto. «Occorre ricordare» osserva Barbacovi «che gli agricoltori non ne sono le uniche vittime. L'incapacità di assicurare un equilibrio tra la presenza delle aziende e quella della fauna ormai fuori controllo rischia di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l'abbandono delle zone interne e montane, con evidenti effetti sull'assetto idrogeologico del territorio che andrebbero a ripercuotersi sull'intera collettività, tanto più considerati i sempre più evidenti sfasamenti climatici. La soluzione va trovata immediatamente per il bene di tutta la comunità».
Essendo ora legittimata la rimozione attraverso abbattimento degli orsi problematici, c'è da capire come si declineranno le annunciate iniziative della Provincia, nel 2021, per rafforzare alcune misure e le opere di prevenzione.