Elicottero caduto in Val Nambino, assolto il pilota: "Non è stata colpa sua"
TRENTO - Il processo a carico del comandante Andrea Giacomoni, il pilota dell'Agusta AW139 che il 5 marzo 2017 è precipitato in Val Nambino dopo aver toccato uno spuntone di roccia mentre stava calando sulla neve un tecnico del soccorso alpino e il conduttore dell'unità cinofila per soccorrere una scialpinista, si è concluso con una piena assoluzione ("perché il fatto non sussiste"). La stessa accusa, sostenuta dalla pm Antonella Nazzaro, al termine del processo aveva chiesto l'assoluzione del pilota, seppure a fronte della "contraddittorietà delle prove" , Ora si dovrà attendere il deposito delle motivazioni del Tribunale (il collegio era composto dai giudici Giuseppe Serao, Elena Farhat e Marco Tamburrino), ma è probabile che i giudici abbiano accolto la tesi della difesa, sostenuta dagli avvocati Andrea de Bertolini e Francesca Pesce.
I legali, forti di una consulenza, avevano escluso che l'incidente fosse dipeso dalla condotta dal pilota, riconducendolo invece ad una singolare concomitanza di condizioni ambientali, meteorologiche e climatiche, che causarono delle scie di condensazione e un improvviso brinamento del vetro della cabina di pilotaggio. Un fenomeno non prevedibile, che nel giro di una manciata di secondi ha fatto perdere del tutto la visibilità al pilota.Il procedimento penale, come detto, nasce dall'incidente che si era verificato nel marzo di quattro anni fa, durante un delicato intervento di salvataggio di una scialpinista travolta da una valanga e nel quale rimasero feriti tre soccorritori. Dopo un primo tentativo di depositare il personale a terra mantenendo il velivolo in "hovering" ( dunque sospeso), Andrea Giacomoni era risalito di alcuni metri, scegliendo di calare i soccorritori con il verricello.
È a quel punto che l'elicottero tocca con il muso su una sporgenza rocciosa, si ribalta su un fianco e cade sulla neve, fermandosi dopo alcune decine di metri, trascinando anche un tecnico del soccorso alpino e il conduttore dell'unità cinofila. Per questo Giacomoni doveva rispondere di disastro colposo: in qualità di pilota presso il Nucleo elicotteri della Provincia - come indica il capo di imputazione - durante la missione di soccorso non avrebbe mantenuto «una adeguata altezza dal terreno innevato, tanto da sollevare una importante quantità di neve che, avvolto completamente l'elicottero, gli impediva di avere sicuri riferimenti esterni per mantenere il controllo dell'aeromobile», finito contro la parete rocciosa con le pale del rotore.
Una ricostruzione contestata in toto dal consulente della difesa, Giovanni Bruno Mingiardi, comandante dell'Aeronautica, pilota militare di aeroplani e elicottero e ispettore di volo Enac, per citare alcuni degli incarichi. Mingiardi esclude che la caduta dell'elicottero possa essere ricondotta ad una condotta colposa del pilota e boccia la tesi del consulente della procura, secondo il quale il white out, l'ìncubo del "bianco diffuso" che annulla la visuale, fosse stata causato dal sollevamento di neve, innescato da una errata manovra di volo, troppo vicina al terreno. Invece, per il consulente, il velivolo è precipitato per una «totale repentina perdita di visibilità del pilota in conseguenza di un white out causato dalle scie di condensazione e dal conseguente brinamento del vetro della cabina di pilotaggio», avvolto in una nube ghiacciata.
In sostanza, in condizioni particolari - per temperatura, clima e umidità, - l'aria che esce dai motori dell'elicottero si solidifica, diventa fredda e ghiaccia. Un fenomeno raro, che si manifesta in una fase delicatissima, quando gli operatori non si sono ancora sganciati dal verricello. Un fenomeno non prevedibile, per i legali, con una genesi praticamente istantanea (nel giro di 10 secondi), che provoca una «totale perdita di visibilità». A confermare questa ipotesi, non solo i dati scientifici raccolti, ma anche le testimonianze degli altri soccorritori. Alla fine, come detto, per Giacomoni è arrivata la piena assoluzione.«Siamo soddisfatti - commenta l'avvocato de Bertolini - perché crediamo che questa decisione sia evidenza della sua abilità nel fare fronte ad una situazione drammatica. Il fatto che non ci siano stati dei morti è dipeso anche dalla sua capacità di affrontare un'emergenza che mai gli era successa».