Quei banchi vuoti e la fatica di stare a casa. I dirigenti: «Noi ce la mettiamo tutta»
Elementari e media in lotta con le difficoltà organizzative. Stanchezza, disorientamento, problemi di connessione: ecco come si tenta di limitare i disagi
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La chiusura causa Covid delle scuole del primo ciclo (elementari e medie) pesa, non poco.
Lo sanno bene i genitori che si ritrovano a casa i ragazzini alle prese con la famigerata dad (didattica a distanza), lo sanno gli insegnanti divisi tra computer e alunni con bisogni educativi speciali (Bes), lo sanno i dirigenti che nel giro di poco hanno dovuto incastrare orari e turni. E lo sanno perfettamente i protagonisti, i ragazzini stessi, che fino all'ultimo speravano di continuare l'anno scolastico tra mascherine e disinfettanti, ma almeno in compagnia dei propri compagni.
I dirigenti degli istituti comprensivi concordano: «Per i ragazzi delle superiori, non è stata una novità, in autunno sono stati in lockdown, e comunque sanno gestirsi. Ma per i più giovani il discorso è molto diverso». Scuola in presenza è stata comunque garantita agli alunni Bes con certificazione di disabilità, con disturbi specifici dell'apprendimento, o con svantaggi socioeconomici, linguistici e culturali.
«Ognuno di questi percorsi - spiega la dirigente dell'istituto comprensivo Trento 6 Paola Pasqualin - è personalizzato, e tutte le famiglie hanno aderito. Purtroppo fino ad ora non abbiamo potuto garantire la mensa ed i trasporti, se non quelli per gli studenti disabili più fragili, ma cerchiamo di fare del nostro meglio. Su 1300 studenti nelle diverse scuola, abbiamo dato risposta a 250 ragazzi con Bes».
Quanto ai rallentamenti registrati lunedì mattina, di cui si sono lamentati alcuni genitori, «più che di ritardo, parlerei di necessità di capire chi c'era esattamente a scuola e organizzare attività degne di questo nome. E quidi far combaciare le esigenze di 220 docenti di 80 classi e organizzare orari diversi in tempi brevissimi».
Anche sul fronte dei supporti per la dad, ovvero tablet e computer, la dirigente assicura che «sono state prese in carico le richieste pervenute dalle famiglie».
Anche nelle elementari e medie che fanno capo all'istituto comprensivo Trento 4, diretto da Patrizia Visconti, la situazione è complicata, dovendo gestire 733 studenti, di cui circa il 15 per cento con bisogni educativi speciali nelle tre diverse fasce. «Inizialmente - precisa la dirigente - temevamo che questi ragazzi si sentissero diversi, o che non venisse rispettata la privacy, ma poi è stato evidente quanto sia importante per loro lavorare in presenza, in piccoli gruppi, con gli insegnanti a cui sono abituati».
Chiara Ghetta dirigente dell'istituto comprensivo Rovereto sud ammette che si tratta di «settimane intense», anche se «in qualche modo ci si era preparati». I ragazzi con bisogni educativi speciali sono oltre un centinaio, su un totale di 1070 studenti, e per questi «sono stati approntati percorsi specifici».
Ghetta sottolinea come in dad l'indice di assenza sia «molto basso» e che tutto sta andando molto bene anche grazie ad «piano didattico digitale approvato ancora a novembre» che prevede «animatori digitali ed il potenziamento dei tecnici informatici». Ghetta sottolinea di quanto sia stata fondamentale la collaborazione con genitori e rappresentanti di classe, la coesione tra le diverse parti della scuola». «Tuttavia - conclude Pasqualin - speriamo che riprenda la campagna dei vaccini, e si torni in presenza. La scuola delle elementari non può essere pensata così, se non per un'emergenza, e l'emergenza deve durare poco».