Con i contributi del “Riparti Trentino” 200 contadini si sono comprati i carri raccolta per le mele (in gran parte nonesi)
Quando la Provincia ha riaperto i termini, è arrivata l’ondata di domande. Il Servizio Agricoltura era dubbioso, ma alla fine… «i carri servono per il distanziamento degli addetti»: 2,3 milioni sui 3,1 stanziati vanno nei campi
TRENTO. Se monopattini e bici elettriche rimarranno nelle case di molti italiani come unico ricordo positivo della pandemia, in Trentino - ed in particolare in val di Non - la categoria di questi "souvenir" robustamente finanziati dal pubblico proprio in ragione dell'emergenza Covid 19, è sbaragliata per "originalità" ed entità del sostegno, da un prodotto di nicchia: il carro raccolta per le mele.
Ebbene sì: pensate che per aiutare i contadini ad acquistare queste piattaforme semoventi che agevolano la raccolta dei frutti sulle piante, la Provincia tra la seconda metà del 2020 e i primi mesi del 2021 ha concesso contributi a fondo perduto - giustificati come misure straordinarie per il contrasto della diffusione del Covid 19 -, quasi 2,3 milioni di euro del totale di 3,1 milioni che erano stati stanziati (si veda più avanti) per il settore agricolo.
Un signor monte-contributi che si sono spartiti 211 contadini (i più lesti ad inoltrare la domanda, visto che valeva il criterio cronologico), 185 dei quali residenti nei comuni della val di Non.
Mediamente nei conti correnti di ciascuno di questi agricoltori, per l'acquisto del carro raccolta il Servizio agricoltura della Provincia ha già versato 12 mila euro, pari al 60% della spesa massima ammissibile fissata a 20 mila euro.
La proverbiale efficienza trentina, in questa fattispecie è tornata quella dei bei tempi andati, lungo tutta la catena di comando, dalla politica ai vari ingranaggi della macchina burocratica.Il 29 maggio 2020, sedici giorni dopo il varo della legge provinciale 3, meglio nota come "RipartiTrentino", la giunta Fugatti con delibera numero 738 a firma del presidente, approvava i criteri per la concessione dei contributi straordinari previsti dall'articolo 4 della stessa legge, per il settore dell'agricoltura, stanziando all'uopo 3 milioni di euro (implementati con altri 143 mila nei primi mesi di qust'anno).
In prima battuta i termini per presentare le domande erano stati fissati dall'11 giugno al 31 luglio 2020, successivamente riaperti sempre con delibera del presidente Fugatti del 6 novembre 2020, dal 7 al 16 novembre.
Ma per quali spese era prevista la possibilità di chiedere il contributo? La lettera della delibera 738 prevedeva: 1) acquisto, noleggio, affitto di attrezzature, impianti necessari alla realizzazione di progetti di riorganizzazione aziendale per la sicurezza sul luogo di lavoro e nei confronti dell'accessibilità al pubblico, compresa la realizzazione di iniziative strutturali idonee a garantire il contrasto alla diffusione del Covid 19 ; 2) realizzazione di progetti di digitalizzazione delle imprese agricole per la creazione di nuove piattaforme digitali per lo sviluppo del commercio online; alla fornitura di servizi in remoto; allo sviluppo di servizi per la fornitura di beni a domicilio; 3) azioni di riconversione digitale e produttiva , compresi gli interventi per favorire il lavoro agile.
Si dirà: e dov'è che si parla di carri raccolta? In modo specifico, non se ne parla, tanto che nella prima finestra per la richiesta del contributo si erano fatte avanti esclusivamente aziende agricole interessate ad investire nell'adeguamento anti-Covid delle loro strutture o in progetti di digitalizzazione. Poco meno di centoventi soggetti, per una cifra complessiva di contributi pari a circa 800 mila euro (circa 6.500 euro di contributo medio a testa).
L'ondata dei carri raccolta è arrivata con la seconda apertura dei termini per chiedere il contributo. Un'onda anomala (alimentatasi soprattutto in val di Non) , che la giunta provinciale poteva accogliere o respingere. Investita della questione dal Servizio agricoltura che aveva monitorato - manifestando dubbi sulla sua finanziabilità - il forte afflusso di richieste per questa macchina operatrice, la giunta per mano del presidente Fugatti con delibera 2286 del 22 dicembre 2020, ha chiarito che «l'acquisto, il noleggio, e l'affitto di carri raccolta e pedane semoventi possono costituire misure in grado di assicurare (...) un maggiore distanziamento tra gli addetti e concorrere al contenimento della diffusione del Covid 19».
Carri raccolta tirati per i capelli come "armi" contro la pandemia et voilà, 12 mila euro di soldi pubblici nelle tasche di poco più di 200 contadini più lesti (o meglio informati...) di altri, liberi inoltre di vendere il mezzo fin dal giorno seguente all'ottenimento del contributo, non essendo previsto nella norma un vincolo di destinazione. In conclusione, parlare di una lauta mancia immeritata suona come un eufemismo, visto che l'agricoltura trentina con il Covid non solo si è salvata, ma nel 2020 ha fatto registrare numeri record. Quasi una beffa per altri comparti economici e altre professionalità, per i quali invece non smette di piovere sul bagnato.