Piano sanitario sotto attacco, i medici: «Gli skipass gratis sono un'offesa. Noi mai coinvolti»
Il presidente dell'Ordine, Ioppi: "Un tentativo di riorganizzazione va bene, ma bisogna essere onesti nel dire ai cittadini che non sempre è possibile essere curati a casa o sotto casa e che per trovare il meglio ci si può spostare".
I sindacati: si rischia un'operazione più attenta all'apparenza che alla sostanza, se non si chiariscono subito alcuni aspetti
IL PIANO Rivoluzione nella sanità trentina, passa la linea di Fugatti: rilancio degli ospedali periferici
TRENTO. Il giorno dopo è all'insegna di dubbi e perplessità. Non possiamo dire che il piano strategico annunciato martedì da Provincia e Azienda sanitaria non piaccia - sette ospedali di eccellenza e con specializzazioni invece di uno: chiunque al mondo sarebbe d'accordo -, ma l'effettiva realizzazione appare quantomeno improbabile.
Lo dicono l'Ordine dei medici, lo dicono i politici, lo dicono i sindacati.
«Una rivoluzione in sanità» aveva commentato il presidente Maurizio Fugatti nello spiegare l'idea dell'Azienda sanitaria di dire stop alla centralizzazione (in gergo il progetto "hub and spoke") e di puntare sull'ospedale diffuso o ospedale policentrico, un sistema che prevede una maggior importanza delle strutture di valle, che devono specializzarsi in determinati settori.
I dettagli (costi, organizzazione, personale, scadenze, che quindi proprio dettagli non sono) del progetto ancora non ci sono, ma le reazioni sono molte.
«Mi dispiace dover subito dire che non siamo stati minimamente coinvolti: peccato, qualche idea e qualche spunto li avremmo portati», dice il presidente dell'Ordine dei medici Marco Ioppi.
«È stato una sorpresa. Partiamo dicendo che un tentativo di riorganizzazione fa sempre piacere, visto che la sanità non deve essere mai statica. Poi attendiamo di leggere i dettagli prima di commentarli. Mi permetto solo di dire, in generale, che bisogna essere onesti nel dire ai cittadini che non sempre è possibile essere curati a casa o sotto casa e che per trovare il meglio ci si può spostare. Bisogna mirare a sicurezza e qualità, non alla propaganda. Con i chiari di luna che ci sono e la penuria di personale e risorse è utopia pensare di avere tutto gratis e fuori dalla porta».
Su un aspetto, però, il presidente dei medici è chiaro: «Ho letto le modalità pensate per attrarre i medici (nelle slide dell'Apss si parla di skipass gratis, ingressi agevolati a teatro, aiuti nell'acquisto della casa ndr) e sono deluso e offeso, anzi umiliato come presidente. Si potevano risparmiare di fissare un prezzo per i professionisti, persone che dai 18 ai 28 anni, minimo, hanno studiato e si sono sacrificati per intraprendere la professione. Bisognava parlare di carriere e di crescita, di formazione e di strutture d'avanguardia, di solidarietà e umanità delle cure, non di offerte da agenti di commercio. Benefit e slogan ci fanno passare per una categoria privilegiata. E chi non è medico? Nulla?».
Dall'Ordine ai sindacati. I segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti dicono che «il piano illustrato ieri da Pier Paolo Benetollo, rischia di rivelarsi un'operazione più attenta all'apparenza che alla sostanza se non si chiariscono subito alcuni aspetti. A cominciare dal nodo dell'integrazione socio-sanitaria sul territorio. Se vogliamo una reale assistenza sanitaria diffusa e capillare sul territorio, allora bisogna investire subito sull'integrazione socio-sanitaria a tutti i livelli. Non basta ripristinare i distretti, bisogna che i diversi livelli di assistenza comunichino tra loro e si coordinino. Così si rischia di non investire come si dovrebbe sulla questione più importante, la prevenzione".
Per Cgil Cisl e Uil è importante valorizzare anche i medici di medicina generale. «La reintroduzione dei distretti sembra andare in questa direzione ma bisogna capirne l'assetto concreto, cosa che passa inevitabilmente dalla disponibilità di personale sanitario sul territorio. Altrimenti l'ospedale invece di restare l'ultimo miglio della cura, fagocita tutto il sistema per la salute. Serve fare chiarezza su come la Giunta intende realizzare nel concreto questo progetto e quale sarà il rapporto tra gli ospedali periferici e i centri di eccellenza, che vengono confermati a Trento e Rovereto.
C'è un elevato rischio che per accontentare il desiderio di avere il reparto ospedaliero sotto casa si creino inutili duplicazioni a danno della qualità del servizio. Non vorremmo che tutta questa operazione si limitasse a mettere l'etichetta di policlinico universitario agli ospedali di valle. Ai cittadini servono servizi concreti e cure efficaci. Si deve puntare dritto allo sviluppo dei servizi di tele-assistenza e telemedicina in primo luogo. Infine dubitiamo che per reperire personale sia sufficiente offrire a validi professionisti uno skipass gratuito o una settimana in hotel. Serve ben altro».