Ginecologia, minoranze all'attacco: ora chiarimenti e una commissione esterna, dopo le accuse sulla situazione nel reparto
Rimbalza nelle aule della politica il caso scoppiato in seguito alla drammatica vicenda della giovane dottoressa scomparsa, Sara Pedri: i suoi familiari avevano denunciato pubblicamente le condizioni di lavoro nel reparto dell'ospedale Santa Chiara di Trento. I consiglieri Degasperi, Coppola e Ferrari criticano i ritardi con cui si affronta la questione e chiedono alla giunta un'inchiesta esterna all'Apss
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IL VIDEO Le tappe della vicenda
IL RACCONTO "In quel reparto umiliazioni"
TRENTO. La tragica scomparsa della ginecologa Sara Pedri e le accuse di mobbing all'interno dell'Unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Santa Chiara di Trento, risuonano anche in ambito politico. E ieri, da parte delle opposizioni, sono state presentate tre interrogazioni che saranno poste in discussione in Consiglio provinciale.
Sara Pedri, ginecologa originaria di Forlì, è sparita il 4 marzo scorso in valle di Non, da qualche tempo lavorava all'ospedale di Cles , dopo un periodo al Santa Chiara. I familiari, invitando a proseguire le ricerche, hanno denunciato in tv e sui giornali il clima di lavoro pesante a Trento, di cui la giovane dottoressa aveva parlato loro ripetutamente.
Filippo Degasperi di Onda Civica ha depositato un documento «per ottenere le informazioni che l'assessore Segnana si è rifiutata di fornire nella scorsa seduta con riferimento al periodo successivo al 2018».
Inoltre il consigliere, dopo aver richiamato l'informativa fornita dal presidente dell'ordine dei medici, alza diversi interrogativi sulle « modalità per assicurare l'indipendenza alla commissione interna d'indagine».
Precisa Degasperi: «Nonostante le ricostruzioni e le domande poste con atti politici sull'argomento siano state sistematicamente eluse, i media continuano a raccogliere e pubblicare testimonianze di operatori del reparto che denunciano vicende anche datate su cui nessuno, né in Apss men che meno in Provincia, ha ritenuto necessario fare luce.
La tardiva commissione interna non servirà a molto visto il clima e i rischi di ritorsione da più parti segnalati».
Il consigliere chiede al presidente della Provincia di «conoscere il dettaglio di medici, ostetriche, infermieri, coordinatori che hanno lasciato l'U.O. citata per ragioni diverse dal pensionamento negli anni dal 2016 al 2021 nonché le iniziative che intende adottare per assicurare l'indipendenza della commissione di indagine e per verificare le ragioni e le responsabilità dell'inerzia rispetto alle ripetute segnalazioni».
Lucia Coppola, consigliera provinciale del Gruppo Misto Europa Verde, solleva invece dubbi sull'efficacia della «commissione interna d'indagine istituita dall'Apss. «Ritengo decisamente imbarazzante - dice Coppola - che a giudicare lo svolgimento dei fatti sia il datore di lavoro. Quale imparzialità garantisce questo modus operandi?» .
La consigliera vuole inoltre sapere, tra le altre cose, «se si intendano appurare e approfondire le accuse di atteggiamenti discriminatori ai danni delle dottoresse del reparto» e se sia vero che « le ostetriche non si sono presentate dopo aver saputo che non avrebbero avuto garanzia di anonimato».
«Già nel 2012 - precisa Coppola - dal reparto fu licenziata una ginecologa che poi vinse la causa e fu rimessa in organico. Le sue lettere ai vertici aziendali e all'allora assessore alla sanità, con le quali chiedeva un confronto e denunciava le vessazioni e umiliazioni subite, rimasero senza risposta».
Prosegue Coppola: «Risulta difficile immaginare che dal 2014 ben dodici medici si siano dimessi da reparto di Ginecologia e ostetricia del Santa Chiara solo perché non reggevano il carico di lavoro».
Infine, la consigliera Sara Ferrari, capogruppo del Pd del Trentino chiede che «la Giunta provinciale si faccia carico di un controllo efficace istituendo una commissione terza, esterna all'Apss, che garantisca imparzialità». «Mentre l'indagine sulla scomparsa della dottoressa Pedri compete alla magistratura - sostiene la consigliera - risulta necessario che la Provincia verifichi le condizioni di lavoro interne a quel reparto, in ottemperanza alla legge sul benessere lavorativo e alla legge provinciale 2/2013 (stress lavoro correlato) che attraverso l'Uopsal il Comitato anti mobbing e il consigliere di parità, assegna alla politica provinciale una precisa responsabilità di vigilanza e prevenzione».
Prosegue Ferrari: «Dalle dichiarazioni dei parenti della giovane dottoressa scomparsa e pare da altre testimonianze di chi ha lasciato negli anni quel reparto, emerge un clima lavorativo estremamente negativo, vessatorio e discriminatorio nei confronti delle professioniste impiegate nel reparto».