I docenti no-vax rischiano il posto: la Provincia è pronta a rimpiazzarli
Il personale scolastico non vaccinato sfiora il 23 per cento. Mancano all’appello ancora 2.999 persone su un un totale di 13mila
TRENTO. In Trentino circa il 23% del personale scolastico - tra insegnanti e non insegnanti - non si è ancora vaccinato contro il Covid (neanche una dose). Per l'esattezza, secondo gli ultimi dati forniti dalla Provincia al commissario nazionale per l'emergenza, mancano all'appello 2.999 persone su un totale considerato di 13.000 , pari al 23,07%.
E il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, non nega una certa preoccupazione perché questo dato - benché riferito al 20 luglio e quindi nel frattempo potrebbe essere migliorato - ci vede ancora sotto la media nazionale. È chiaro che ci si aspetta anche in Trentino che l'obbligo del green pass, deciso dal governo Draghi, possa spingere i più riluttanti a vaccinarsi prima del ritorno in classe, visto che l'alternativa, per poter lavorare, è fare il tampone ogni 48 ore, operazione fastidiosa e costosa. Senza vaccinazione o tampone negativo si viene infatti sospesi (dopo cinque giorni di assenza) senza stipendio.
«Rispettiamo la sensibilità personale di ciascuno - dice Fugatti - ma abbiamo comunque deciso, tramite l'Azienda sanitaria, di inviare ventimila lettere al personale per cercare di persuadere chi non ha ancora deciso di vaccinarsi. Siamo fiduciosi che la percentuale di vaccinati aumenterà. Per noi la priorità è garantire la scuola in presenza per tutti i ragazzi anche quelli delle superiori al 100%».
Oltre ai 13mila operatori scolastici e della formazione professionale si considerano anche dipendenti di cooperative e altro personale che svolge servizi per nidi e scuole.Il dirigente del Dipartimento istruzione della Provincia, Roberto Ceccato, indica nel 90% di insegnanti vaccinati la percentuale che consentirebbe di affrontare l'inizio della scuola con tranquillità dal punto di vista organizzativo. E meglio sarebbe, auspica Ceccato, 95%, un obiettivo considerato non remoto, visto che si ritiene che i «no vax» duri e puri, ovvero chi, per varie ragioni, è nettamente contrario alle vaccinazioni, siano una minoranza ridotta. Per fare un raffronto, basti dire che in Trentino non viene rispettato l'obbligo vaccinale per i bambini (introdotto nel 2017) solo dal 2%.
E per nido e materne vuol dire non poter frequentare la scuola, quindi ci deve essere una motivazione molto forte da parte dei genitori per decidere di non vaccinare i figli. Si ritiene dunque che anche nel caso del vaccino anti-Covid, benché non sia stato stabilito un obbligo, si debba essere molto motivati per non farlo, visto che non vaccinarsi per il personale scolastico vuol dire di fatto non poter lavorare. In ogni caso, la Provincia non ritiene, a differenza di quanto avviene per i medici e gli infermieri, che sono professionisti difficili da rimpiazzare, perché ce ne sono pochi, che sarebbe un grosso problema trovare insegnanti supplenti o personale scolastico per sostituire chi dovesse preferire la sospensione senza stipendio, magari decidendo di prendersi un periodo di aspettativa non retribuita, piuttosto che fare il vaccino.
L'anno scorso a fronte di circa 7.000 insegnanti di ruolo e duemila fuori ruolo, non si fece fatica ad attivate 300 supplenze. Certo, il quadro andrà chiarito entro agosto. Ieri la giunta provinciale ha deciso, d'intesa con i sindacati, un potenziamento degli organici per il periodo settembre-dicembre 2021, con 70 unità di personale docente, 50 unità di personale Ata e 70 unità di personale (ex Progettone) per attività ausiliarie.
L'assessore provinciale all'istruzione, Mirko Bisesti, che ha fatto approvare in giunta il Piano scuola per un rientro in classe in sicurezza, che era stato elaborato prima del decreto sul green pass obbligatorio), spiega che: «In giunta si è parlato della possibilità di non prevedere l'obbligo del green pass per il personale scolastico, ma il decreto del Governo purtroppo non lascia margini su questo».
Insomma, anche volendo la Provincia non avrebbe potuto derogare. E comunque, conferma il presidente Fugatti: «Su questo obbligo del green pass a scuola non abbiamo intenzione di fare forzature, sarebbe difficile da spiegare».
Per ora, comunque, il governatore trentino non firmerà la nuova ordinanza attuativa del decreto nazionale già in vigore che, anche per la parte sui trasporti, sarà operativo dal primo settembre.Il Piano per il rientro in classe in sicurezza ricalca le misure già previste l'anno scorso con distanziamento, dispositivi di protezione (mascherine), igienizzazione e tracciamento.
Il piano, in sintesi, prevede lezioni in presenza al 100% per tutti, superiori comprese in zona bianca e gialla; mentre in zona arancione alle superiori si garantiranno almeno 3 giorni in presenza e in zona rossa almeno 2 giorni. Questo si lega al fatto che in zona arancione e rossa si torna a ridurre dall'80%al 50% il coefficiente di occupazione dei mezzi pubblici.