Battere la Lega nel 2023, la ricetta di Dellai: «Serve un progetto politico, lo scontento non basta», e parte il dialogo con i sindaci Civici
L’ex presidente, fuori dalla politica da tre anni, ne ha per tutti: «Il Trentino si perde nella normalità, in Alto Adige invece… qui rischiamo di farci assorbire da Lombardia o Veneto di Zaia». La soluzione? «Una roba tipo Margherita»
TRENTO. «Bisogna rigenerare un'area politica oggi marginale, persa, silente, con un nuovo soggetto territoriale e popolare, che sia trasformatore più che riformatore, per dare risposta alle tantissime persone che non si riconoscono nella giunta a guida leghista, ma vedono grossi limiti nelle attuali opposizioni. In questo limbo ci sono tantissime realtà economiche e sociali a cui dare voce». L'ex presidente della Provincia e fondatore della Margherita, Lorenzo Dellai, da tre anni è fuori dalla politica attiva, dopo la mancata rielezione in Parlamento nel 2018, sconfitto proprio dall'attuale governatore Maurizio Fugatti, ma pur premettendo di non avere l'ambizione di assumere nuovi ruoli politici o istituzionali, si sente, per la sua lunga esperienza, di dare alcuni consigli a chi, in quello che fu il suo centrosinistra autonomista, cerca ora di riorganizzare la sfida per riconquistare la guida della Provincia nel 2023.
L'idea di fondo che propone è sempre quella: dare corpo a una «roba tipo vecchia Margherita». Anche se lo stesso Dellai poi precisa di citare la Civica Margherita solo per rendere l'idea, perché «è sbagliato riproporre il passato».
Ma è certo che c'è tutta un'area di centro e civica, che stava tra il Pd e il Patt e che era rappresentata dall'Upt, che oggi è afona e che senza la quale, secondo Dellai, l'attuale opposizione non può pensare di riuscire a vincere.
Ci sono già stati i primi incontri, con sindaci, amministratori e nuovi volti interessati a diventare protagonisti del progetto che a settembre dovrebbero iniziare a mettere fuori la testa.
Secondo lei cosa serve per costruire una coalizione capace di battere la Lega?
Si deve trovare l'anti-Fugatti?Il primo consiglio che mi sentirei di dare è di non pensare di fare chiamate a raccolta del popolo per una crociata contro Fugatti, che ha vinto le elezioni e merita rispetto, anche se non si condividono le sue scelte. Oltre tutto ha vinto anche perché non solo il centrosinistra autonomista si è diviso, ma aveva smarrito da tempo il senso stesso del suo progetto. E poi alla gente non piacciono le crociate.
Però ci sono oggi anche elettori del presidente Fugatti delusi o comunque insoddisfatti da quanto fatto da questa giunta, non basta riuscire a convincere loro?
Tanti dicono che non sono soddisfatti da questa giunta, ma dall'altra non vedono alcun progetto e non si può pensare di ritornare a quello che c'era prima, perché tutto è cambiato. Si deve prendere atto che la giunta non ha pensiero, ma neanche l'opposizione, se siamo sinceri. Consiglierei infatti di stare attenti a restare prigionieri della cronaca amministrativa, delle piccole e grandi cose che accadono. Per costruire un'alternativa credibile si deve elaborare un'idea per una nuova stagione dell'autonomia a valle dei radicali cambiamenti sociali, economici ed anche dal punto di vista antropologico che ci sono stati. Limitarsi a un corpo a corpo su singoli provvedimenti della giunta su sanità, scuola o altro, mi sembra riduttivo.
Ma cosa vuol dire concretamente che serve una stagione nuova dell'autonomia?
Il Trentino sta insieme ed è competitivo quando è in tensione su obiettivi ambiziosi, mentre si spegne nella normalità. Questo non è il tempo della normalità per un territorio che vuol dirsi speciale serve una "agenda Draghi" per il Trentino. Mentre Bolzano ha una sua storica capacità di coesione e un collante culturale che è quello etnico, il Trentino rischia di essere attratto nella sfera gravitazionale delle due macroregioni Veneto e Lombardia, potenti sul piano economico e anche politico, soprattutto il Veneto con Zaia. Per questo serve un progetto ambizioso per rendere il Trentino laboratorio di un modello di sviluppo di matrice alpina.
Sul piano politico vuol dire che le forze dell'ex centrosinistra autonomista devono cominciare subito a ritrovarsi per lavorare all'obiettivo 2023?
Sarebbe totalmente improduttivo per chi vuole costruire un'alternativa, iniziare adesso con le solite liturgie con tavoli chilometrici di sigle e siglette senza popolo. Prima di congetturare su coalizioni e formule vanno ricostruite aree politiche forti che possano riconoscersi nel progetto. A cominciare da un'area politica di centro territoriale e popolare oggi persa. L'Upt, che è il mio partito, ha deliberato da tempo di voler partecipare dando il suo contributo. Non si tratta di unire tre bandierine per farne una, ma di organizzare qualcosa di nuovo con una classe dirigente nuova. E paradossalmente il fatto che oggi quest'area non sia rappresentata da consiglieri uscenti, visto che il consigliere De Godenz non si fa vivo da mesi e ha fatto le sue scelte, è un vantaggio per un soggetto che si vuole costruire dal basso, chiamando a raccolta persone, ambienti e realtà nuove.
È vero che state già facendo incontri sul territorio per coinvolgere sindaci, come i civici Roberto Oss Emer e Francesco Valduga, ma anche molti altri amministratori di realtà più piccole? Quando uscirete allo scoperto?
Avverto che c'è una notevole disponibilità. È vero che abbiamo fatto vari incontri con un mix di persone, certamente anche amministratori comunali e sindaci, molti dei quali vivono la solitudine della mancanza di un confronto partitico e la divisione tra realtà urbane e valli. Gli amministratori comunali sono una parte importante per una proposta che ha una natura non strettamente ideologica e non vuole essere una minestra riscaldata, anche se vuole essere alternativa alla maggioranza attuale.
Ma chi guiderà questo progetto? Ce l'avete un leader?
L'iniziativa c'è, spero che emerga il leader. Io ne vedo disponibili a impegnarsi e sono fiducioso, perché rispetto a qualche tempo fa cresce la domanda di uno strumento politico che oggi non c'è. Si deve avviare subito il percorso, per lavorarci qualche mese.Gli alleati della nuova forza territoriale saranno gli ex partner Pd e Patt?Non si tratta di riprendere da dove eravamo rimasti. Tulle le aree politiche della coalizione dovranno rigenerare la loro presenza. E al Patt non si può continuare a chiedere: stai a destra o a sinistra? È una domanda mal posta. Ma si deve chiedere se ci sta in un progetto al servizio dell'autonomia e per questo penso che ci siano tutti i margini per recuperare il dialogo con gli autonomisti.