Sospensione personale no-vax, rischio chiusura per alcune Rsa, Spes e Upipa: «Intervenga la Provincia»
In seria difficoltà le Rsa di Fiemme, Fassa, Lavarone e Luserna: in tutto il Trentino sono senza vaccino 74 infermieri, 263 oss, 39 Ausiliari e 5 medici, ovvero il 12% del personale
L'ALLARME Cinque Rsa a rischio chiusura
I DATI Chi sono i 690 sanitari senza vaccino
TRENTO. Servono soluzioni e strategie. E servono subito. A dare risposte, ad avere la "patata bollente" in mano è adesso la Provincia, in particolare l'assessorato alla salute. È questo il messaggio, non disperato ma certamente molto preoccupato, che arriva dalle presidenti di Upipa e Spes.
Sappiamo che 5 strutture della Provincia sono a forte rischio, mentre altre 7 sono in bilico. Il tutto è legato alle imminenti sospensioni del personale sanitario no vax. Ma non solo. «Sì, c'è la questione vaccinazioni - sottolinea Paola Maccani, presidente di Spes - ma la verità è che eravamo già in forte difficoltà. Paradossalmente se oggi si vaccinassero tutti i problemi in molti casi rimarrebbero comunque. La carenza degli infermieri c'è da tempo e ci sarà ancora, a prescindere dagli allontanamenti dei no vax. Una situazione già grave e già segnalata da tempo e più volte, ma che non ha ancora una soluzione. Se con gli oss delle strategie "tampone" si possono trovare, con gli infermieri no. Loro sono il cardine dell'assistenza in casa di riposo, la loro presenza 24 ore su 24 è essenziale».
Le soluzioni devono essere attuate dalla Provincia: la questione, ora, non è più dipendente dalle singole organizzazioni, da singoli presidenti o direttori, da eventuali mancanze di una struttura. «Chiediamo aiuto alla politica - spiega Michela Chiogna, presidente di Upipa - perché devono cambiare, in tempi brevissimi, alcuni vincoli. Mi spiego: per le 7 strutture che rischiano di andare sotto parametri c'è bisogno di regole che permettano di modificare le turnistiche o la gestione, come già avvenuto in periodi di Covid. Per le 5 in una situazione molto grave (dovrebbero essere, ma non c'è l'ufficialità, le 3 in val di Fiemme e Fassa e quelle a Lavarone e in Vallarsa ndr) confidiamo in strategie immediate, ad esempio con il distacco di personale o deroghe sui turni.
Altrimenti? Speriamo che non debba accadere mai ma, prima dell'extrema ratio che è la chiusura, ci sarebbero i trasferimenti da una casa all'altra.
Va detto che i dati che abbiamo fornito (74 infermieri, 263 oss, 39 Ausiliari e 5 medici, ovvero il 12% del personale, non vaccinati) sono prudenziali e sono una stima massima. Ad esempio, a livello ufficioso, dopo un confronto con la Cisl medici, crediamo che i 5 medici siano in realtà di meno. Inoltre va anche lanciato un messaggio alle famiglie dei nostri ospiti: la gestione va avanti, le visite anche, gli anziani sono seguiti e tutelati in sicurezza».
Upipa già venerdì ha chiesto un incontro urgente all'assessora Segnana.«La disponibilità c'è, sicuramente ci vedremo a breve. Il problema è complesso e i tempi stretti, ma dobbiamo lavorare tutti insieme per strategie e soluzioni. Posticipare l'invio delle lettere? Qualche giorno non cambierebbe nulla. Domani le lettere partiranno, quella è una certezza». «La norma c'è e va applicata - aggiunge Maccani -. Dobbiamo valutare attentamente la situazione e le conseguenze. Prima di attuare trasferimenti di ospiti o, peggio, chiusure, dobbiamo ragionare insieme. E ragionare per il medio-lungo periodo. Perché, ribadisco, le difficoltà c'erano e ci sono a prescindere dalle sospensioni dei no vax». Soluzioni che arriveranno (si spera) in clamoroso ritardo: la legge era chiara da aprile, ma a 24 ore dalla partenza delle lettere di sospensione non esiste un piano, c'è solo l'allarme.
«Però va detto che le strategie operative si fanno con numeri certi: se veramente mancherà il 12% del personale è un conto, se ne mancherà il 7% è un altro. I calcoli sui no vax sono stati fatti la settimana scorsa». Chi attende risposte immediate è anche Roberto Moser, vice segretario generale Fenalt: «Sollecitiamo per l'ennesima volta un tavolo di lavoro con l'assessorato per trovare soluzioni immediate. La Provincia adesso deve dare delle idee, bloccare servizi o alleggerire parametri. O, secondo noi, creare un "gruppo" di liberi professionisti che possa dare una mano dove ci sono difficoltà».
Infine ieri su Facebook anche la ex presidente di Upipa Francesca Parolari ha commentato la notizia della richiesta di qualche giorno di rinvio nella spedizione delle lettere: «Assolutamente contraria a questa proposta. Siamo già in ritardo di mesi. Chi aveva il problema e lo sapeva doveva muoversi prima. Se non si è in grado di gestire queste situazioni, se ne prenda atto e si agisca di conseguenza. Non possiamo far pagare agli anziani le inefficienze organizzative di qualcuno».