Disabilità / La storia

Tagliare i capelli a persone autistiche, o con altri handicap: dall’esperienza di Christian Plotegher nasce l’associazione di barbieri «inclusivi»

La sua storia ha commosso tutta Italia ed il presidente Mattarella ha voluto insignirlo dell’onoreficenza della Repubblica: «Quando mi hanno telefonato dal Quirinale, pensavo fosse uno scherzo»

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Anche chi è affetto da disabilità come sindrome di Down e autismo potrà tagliarsi i capelli dal barbiere come tutti. E senza essere costretto ad attraversare l'Italia per trovare un salone in grado di servirlo. Questo grazie alla prima associazione italiana di parrucchieri solidali, «Le forbici a cuore», attivata ieri da Christian Plotegher con tanto di atto firmato dal notaio.

L'idea è quella di formare gli artigiani che vorranno e inserirli in una rete tricolore con tanto di App per facilitare la ricerca sul territorio di barbieri in grado di ospitare ragazzi ed adulti con problemi. Un progetto che è piaciuto molto alla ministra per la disabilità Erika Stefani che presenterà ufficialmente la neonata associazione a Roma.

Christian Plotegher, dunque, dopo essere balzato agli onori della cronaca per aver tagliato i capelli ad un ragazzino autistico di Milano ed essere stato nominato cavaliere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella adesso alza il tiro con l'obiettivo di coinvolgere più colleghi possibile. E l'associazione punta proprio a formare parrucchieri in grado di soddisfare le esigenze anche di clienti, diciamo così, «difficili» e non certo per colpa loro. Ieri, come detto, è nata ufficialmente «Le forbici a cuore», con sede nel salone «Barber Factory 1975» in via Indipendenza.

«Credo molto in questa idea - racconta - e anche la ministra per la disabilità è entusiasta. L'obiettivo è avere una rete ampia a livello nazionale per permettere a tutti di avere una cura dei capelli nei saloni. Chi aderirà, chiaramente, seguirà un percorso di formazione di base per avere un protocollo standard in modo da essere tutti sullo stesso piano».

Si è partiti con l'autismo ma lo spetto è ampio. «Sì, si sta già lavorando per coinvolgere professionisti che studiano, per esempio, le parrucche per oncologia ma anche per chi si occupa di Alzheimer. Cercheremo di abbracciare tutte le forme di disabilità e l'associazione vuole essere un marchio riconoscibile per chi fa qualcosa di cuore».Il messaggio che Plotegher lancia, dunque, è chiaro: «Voglio dire a tutti che è bellissimo avere un'attività prestigiosa e che funziona ma se ci mettiamo un pizzico di volontariato il mondo sarà migliore».

Avanti, dunque, con la mano tesa anche in un ambito magari non «canonico» come può essere una barberia. E che solo un pio d'anni fa aveva fatto il giro d'Italia per quell'accoglienza ad un ragazzino autistico che altri parrucchieri, in altre regioni, si erano rifiutati di soddisfare perché troppo rischioso. Tanto che una famiglia di Milano è salita fino a Rovereto per sistemare il ciuffo ribelle al pargolo e addirittura fuori orario.

Per Christian quella, in quel momento, era solo una gentilezza ma poi il clamore suscitato da quel gesto di affetto ha spalancato le porte su un mondo che in pochi conoscevano attivando anche qui, come avviene in altre parti del mondo, l'«ora di quiete» riservata agli autistici. In città, tra l'altro, il cliente «speciale» ci era arrivato grazie al tam tam dei social network e dei siti di settore come «Dammi bacio, dammi bacio». Da allora è stato un crescendo, con genitori e figli che si sono sobbarcati chilometri di macchina perché per un autistico tagliarsi i capelli può essere traumatico e trovare un barbiere disposto ad affrontare una situazione potenzialmente complicata da gestire non è facile.

L'idea di aprire a quelli che, in gergo, si chiamano proprio clienti «speciali» gli è venuta dopo l'incontro con Tommy, affetto da una lieve forma di autismo. «É grazie a lui che ho conosciuto il concetto di "quiet hours" e ho voluto portarlo qui. Ho provato più volte a diffondere questa pratica che non è solo inclusiva ma anche appagante da un punto di vista di crescita professionale e personale».

E, non a caso, da Bolzano a Verona, da Milano a Bologna sono in crescita «i viaggi dei capelli» per affrontare forbici e pettine e, soprattutto, un sorriso amico e accogliente che, anche solo per un attimo, abbatte le barriere sociali e del portafoglio da riempire ad ogni costo.

La nascita dell'associazione «Le forbici a cuore», adesso, dovrebbe ridurre questo pendolarismo mettendo in rete tutti i barbieri disposti ad accogliere tutti ed offrendo capacità, serenità e spazio dedicato anche è in difficoltà.

Di questa sua sorta di volontariato sociale, qualche mese fa, si è accorto anche il capo dello Stato Mattarella che ha deciso di conferirgli un'«Onorificenza al merito della Repubblica italiana». E così il roveretano Christian Plotegher, 46 anni, è Cavaliere. Suo malgrado. Perché, appunto, riflettori e clamore non fanno per lui. «Quando mi ha chiamato la segretaria di Mattarella invitandomi al Quirinale non ci credevo, pensavo fosse uno scherzo». Invece è tutto vero e pure è entrato a far parte di quegli eroi di ogni giorno distintisi per l'impegno quotidiano nella solidarietà, nel volontariato, per l'attività in favore dell'inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute.

Come si lavora con questi clienti particolari? «Si devono mettere a loro agio. Di solito abbasso le luci, spengo la musica ed elimino ogni rumore. Niente rasoio, quindi, ma solo forbici. E poi quando li pettine li accerezza, per loro l'appuntamento dal barbiere diventa una coccola e tra l'altro comunichiamo con i disegni. Ci vuole pazienza ed empatia e infatti ci guardiamo sempre negli occhi, cosa che non fanno praticamente con nessuno».

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