Aveva 22 anni, morì sul lavoro schiacciato dai pannelli alla XLam: al processo per Stefano Colleoni chiesta la pena per i Paterno
Le richiesta del pubblico ministero: due anni per Franco Paterno e uno per Domiziano: il ragazzo fu travolto da una lastra di legno di tre tonnellate mentre manovrava il carroponte nello stabilimento: era notte, era solo, non ci furono testimoni
TRENTO. La procura ha chiesto tre condanne nel processo per la morte di Stefano Colleoni, l'operaio di 22 anni che perse la vita nello stabilimento della XLam, schiacciato da un enorme pannello di legno del peso di quasi 3 tonnellate. A conclusione della requisitoria, la pm Maria Colpani ha chiesto che venga riconosciuta la penale responsabilità dei tre imputati per i reati di omicidio colposo e violazione della normativa antinfortunistica.
Nel dettaglio, per gli imprenditori della XLam Dolomiti Franco e Domiziano Paterno (difesi dagli avvocati Giacomo Merlo e Patrizia Corona). La pena richiesta è rispettivamente di 2 anni e di 1 anno di reclusione. Invece per il responsabile del servizio di prevenzione dell'azienda, Davide Saia, la pubblica accusa ha chiesto 6 mesi di reclusione.Nel processo sono costituite anche tre parti civili: il padre di Stefano Colleoni e la sorella della vittima (entrambi presenti in aula con gli avvocati Andrea de Bertolini e Stefano Tomaselli). Come parte civile sono state ammesse al processo anche la Fillea Cgil del Trentino (con l'avvocato Giovanni Guarini) e l'Associazione familiari vittime del lavoro (con l'avvocato Paolo Mazzoni).
Secondo accusa e parti civili due sono le principali condotte che avrebbero favorito l'incidente mortale. La prima era la carenza di formazione specifica per chi doveva movimentare con un carro ponte le lastre. Formazione che talvolta sarebbe avvenuta con modalità non all'altezza, con l'operaio più anziano ed esperto che insegnava al collega più giovane come svolgere quella delicata mansione. Tra i compiti assegnati a Colleoni c'era anche lo spostamento delle lastre in equilibrio che si è rivelato essere molto precario se a manovrare non erano mani molto esperte.
La seconda circostanza su cui ha insistito l'accusa è la collocazione delle lastre: queste secondo l'accusa venivano trasportare con il carro ponte e poi appoggiate ad una sorta di grande rastrelliera realizzata su una una parete che era perimetro del carro ponte. Secondo l'accusa - il pannello che ha schiacciato la vittima è stato toccato dal pannello trasportato che, pericolosamente, aveva iniziato a basculare. Nessuno però ha assistito all'incidente: Stefano Colleoni in quel momento era solo, intento a muovere i "giganti". Due colleghi hanno sentito un urlo straziante. Sono accorsi nella zona del carro ponte: il giovane operaio era stato schiacciato tra il macchinario e il pannello stesso.
Stefano Colleoni era ancora vivo ma per lui non c'era più nulla da fare. Morì dopo una notte di agonia in ospedale. Alla prossima udienza la parola passerà alla difesa con l'arringa dell'avvocato Giacomo Merlo, legale di Franco e Domiziano Paterno, che darà una diversa ricostruzione dei fatti e delle responsabilità. Infine, dopo eventuali repliche degli altri legali, il giudice Greta Mancini si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.
La morte di "Colle" aveva provocato una vasta emozione nin valle: al funerale tantissimi ragazzi della sua compagnia lo avevano salutato in lacrime al cimitero e alle esequie avevano esposto un grande striscione sulla chiesa di Roncegno. Il padre e la sorella, distrutti dal dolore, lo avevano salutato sulla tomba con le amare parole: "La giustizia non ci potrà restituire Colle, ci hanno portato via un figlio e un fratello".