In Trentino si fanno ogni anno 150 milioni di litri di latte, da meno di 30 mila vacche
L’ex assessore Dallapiccola (Patt) mette a confronto la cooperazione (il colosso Concast – Trentingrana) e la Casearia Monti Trentini di Grigno, per osannare «il privato che vola». Messaggi velati, chissà a chi sta parlando e perché?
TRENTO. Lo sapevate che ogni anno il Trentino produce circa 150 milioni di litri di latte? Da meno di 30 mila vacche. Più o meno un terzo di quelle in Alto Adige. Facendo due conti: sono 5 mila litri di latte prodotti da ogni singola vacca trentina, che porta la media a un impressionante numero: 13,6 litri di latte al giorno per ogni capo.
Sono alcune delle cifre che il consigliere provinciale del Patt Michele Dallapiccola (ex assessore all’agricoltura, veterinario) dedica a margine della recente assemblea degli allevatori. E che gli danno lo spunto di «promuovere» l’impresa privata di lavorazione, perché in Trentino non c’è solo il colosso cooperativo Concast – Trentingrana.
Scrive Dallapiccola: «Non si può evitare di parlare della galassia di Trentingrana Concast, la cooperativa di secondo livello che raduna praticamente tutti i caseifici sociali della provincia. Da sola, lì dentro insieme a meno di 20 “sorelle”, la Latte Trento ne raccoglie quasi la metà.
Questa in cifre è la carta d’identità del nostro settore lattiero caseario. Gli addetti ai lavori perdoneranno l’esasperata semplificazione. Va preso come un bonario tentativo di permettere alla più larga compagine di lettori di farsi un’idea in poche righe.
Ma c’è un esempio numerico in più da fare. Pur in maniera semplicistica, sembra curioso riportare un altro micro dato statistico. Ogni 5 litri di latte che il Trentino produce si può dire che 1 (abbondante) finisca a Grigno in Valsugana».
E qui il racconto del politico si fa orgogliosamente pubblicitario: «Lo lavora la Casearia Monti Trentini. Un’azienda che nonostante le dimensioni ha mantenuto una dimensione familiare. La sua duttilità di esercizio operativo è forse da sempre il suo più grande pregio. Il mondo cooperativo che raccoglie tutto il resto del latte infatti, è accogliente ma anche guidato da una rappresentanza della compagine sociale. Ecco che questo pregiato vertice decisorio – per sua comprensibile e naturale conformazione – si trova a valorizzare le varie sensibilità in maniera molto sentita e giustamente prudente. L’effetto, è che spesso nei loro processi di scelta, il fulmicotone finisce per diventare un materiale raro o nella migliore delle ipotesi sottoutilizzato».
Invece – dice l’ex assessore – «Qui nella Bassa Valsugana la dinamicità è di casa. Si corre, ci si evolve, si cavalca il mercato. E in questi anni, di queste attitudini, ne hanno beneficiato tantissimi agricoltori del Trentino. Tra loro anche alcuni che per varie ragioni non avevano voluto o potuto trovare casa altrove.
Il Trentino che produce. Bello grazie alla cooperazione e all’altra metà del cielo, l’impresa privata.
Quelli citati sopra sono solo alcuni dei principali meriti delle belle imprese trentine. Quelle che rendono colorata la nostre economia. Uscita dal pantano della depressione economica post bellica anche grazie ad una felicissima intuizione. Senza scomodare Orwell, si può dire che per lungo tempo la cooperazione, dell’economia trentina, è stata la grande madre. Oggi sempre più solo sorella. Il tempo cambia pesi e equilibri.
Sono sempre più forti le molte piccole e medie imprese private che fanno il bene dell’economia provinciale. Stimolano la propensione a crescere e a migliorare il nostro Trentino. E ci si ferma un po’ a riflettere su realtà come queste, pulite, aperte a tutti, economicamente dialoganti col mondo intero».
Un bell’intervento, che tace su alcune cose e sviolina su altre. Ed alla fine, dopo averlo letto su Facebook, suscita un solo interrogativo: che messaggi sta mandando Dallapiccola (cioè il Patt “agricolo”?) E a chi?