Sanità / Il caso

Denunciata per truffa una 50enne di Salorno, segretaria di uno studio dentistico in provincia di Trento

La donna è accusata anche di sostituzione di persona. Le indagini sono iniziate a maggio con la denuncia presentata da una paziente

EGNA. I carabinieri di Egna hanno denunciato in stato di libertà una cinquantenne di Salorno segretaria di uno studio dentistico ipotizzando a suo carico i reati di truffa e sostituzione di persona. Le indagini sono iniziate a maggio nell'occasione della denuncia presentata da una donna ai carabinieri di Egna. La vittima aveva fruito di cure odontoiatriche presso uno studio in provincia di Trento. Al termine dello stesso aveva chiesto di poter pagare con un bonifico bancario e la segretaria dello studio si era riservata di trasmetterle l'Iban su cui effettuare la transazione. E in effetti poco dopo la donna aveva ricevuto sul noto servizio di messaggistica il codice Iban su cui fare il bonifico. La donna quindi aveva versato i 2.000 euro corrispondenti alle prestazioni ricevute.

Dopo qualche giorno aveva anche ricevuto la relativa fattura. A distanza di tempo si è vista recapitare dal postino una comunicazione dell'odontoiatra in cui si rammentava quanto dovuto per la prestazione resa. La donna sbigottita ha quindi chiamato il professionista riferendogli che lo aveva pagato.

Controllando numero di fattura e Iban i due si sono accorti sia che l'Iban non era quello dello studio dentistico ma anche, ancor più grave, che la fattura era falsa, non corrispondente alle fatture emesse dal dentista. Ai due non è rimasto altro che andare dai carabinieri a presentare una denuncia-querela. I militari dell'Arma di Egna, ipotizzando i reati di truffa e sostituzione di persona, hanno iniziato ad approfondire la situazione e hanno scoperto che i pazienti truffati dalla segretaria sono stati addirittura tre.

La segretaria, ponendosi di fatto in una posizione di intermediaria tra l'odontoiatra e i pazienti, con un abile gioco di scambio di numeri di telefono nella rubrica dello studio e sfruttando anche i periodi di chiusura per la pandemia, aveva di fatto impedito i contatti tra il dottore e i pazienti ponendosi come unico riferimento per entrambe le parti. Dalle indagini è emerso un ammanco di alcune migliaia di euro tra il 2020 e il 2021. 

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