Medici di base riuniti per un servizio più completo? L’AFT Trento Sud è morta, ma qualche dirigente dell’Azienda Sanitaria ha preso il premio
Doveva essere «un nuovo modello organizzativo» e assicurare prestazioni addirittura senza limiti di orario: la breve vita di un esperimento partito con la fanfara e spirato in silenzio (come pure a Pinzolo)
TRENTO. Venduta in pompa magna ad agosto di tre anni fa dall'Azienda sanitaria come espressione di «un modello organizzativo innovativo della Medicina generale, finalizzato a garantire il raccordo tra i medici che operano nell'ambito territoriale di riferimento», l'AFT (aggregazione funzionale territoriale) Trento Sud è vissuta il tempo di un comunicato stampa. Ossia, in concreto, è morta in culla.
In effetti, già in sede di presentazione l'allora dirigente generale dell'Apss Paolo Bordon, accompagnato dall'allora assessore alla salute Luca Zeni, dal direttore del Servizio territoriale Arrigo Andrenacci e dal direttore dell'area cure primarie Simona Sforzin, aveva in parte ammesso di vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, affermando che gli otto nuovi ambulatori al terzo piano della palazzina B del Centro per i servizi sanitari di viale Verona dove avrebbero dovuto lavorare i 12 medici dell'Aft Trento Sud sarebbero entrati a regime dopo un paio di mesi. Mesi che sono diventati anni.
Ora cosa ne sia stato di quel progetto, non è ben chiaro e per cercare di far luce su quella che che nelle intenzioni di Bordon doveva essere «un test importantissimo che andrà finalizzato nei prossimi mesi con la speranza di poter esportare questo modello in altri contesti urbani», il consigliere provinciale di Onda Civica Filippo Degasperi nei giorni scorsi ha presentato un'interrogazione. Dopo aver ricordato come per l'allestimento della - chiamiamola così - "cornice" dell'Aft Trento Sud l'Azienda Sanitaria avrebbe speso «circa 60 mila euro per gli arredi e le attrezzature, 75 mila euro per trasformare gli uffici in 8 ambulatori, circa 4.500 euro mensili per la copertura del personale di segreteria assunto tramite cooperative, e circa 40 mila euro annui per le prestazioni infermieristiche garantite a tempo pieno da un collaboratore sanitario categoria D», Degasperi aggiunge la cosa forse più interessante dell'intera vicenda, ossia che siano stati erogati i premi di risultato ai direttori coinvolti nell'iniziativa.
A tal proposito il consigliere di Onda Civica affonda il coltello: «Il risultato premiato avrebbe dovuto essere l'apertura ai pazienti dell'Aggregazione Funzionale Territoriale di Trento Sud. Sappiamo che la vicenda è invece finita in altro modo. Con l'intervento dei sindacati dei medici è stato sancito che quanto avviato a Trento Sud non è una AFT. L'Azienda sanitaria pare aver preso atto del fallimento dell'iniziativa visto che pure il cartello che indicava l'accesso è stato rimosso. A questo punto rimane da capire cosa sia l'entità nata all'interno del Centro Servizi di via Degasperi e a che titolo l'Azienda sanitaria abbia sostenuto e (forse) continui a sostenere le spese sopra riepilogate oltre ad assicurare ai medici la disponibilità gratuita dei locali. Inoltre, se effettivamente l'AFT non esiste, sarebbe grottesco che qualche direttore avesse ricevuto un premio di risultato per un risultato che non c'è».
Si registra, infine, che due sole AFT erano riuscite a partire (con la fanfara di conferenza stampa, comunicato, radio e TV al seguito) e tutte e due sono morte nella culla. Quella di Pinzolo, ed ora anche Trento.