Trentino, i lavoratori pubblici (dalla sanità alla scuola) scendono in piazza il 26 ottobre
Critiche dei sindacati alla giunta Fugatti, accusata di rifiutare i rinnovi contrattuali: «Il Trentino non stanzia nemmeno un euro, mentre lo Stato sta lavorando con le rappresentanze per aumenti medi del 4%»
TRENTO. Mobilitazione del pubblico impiego, con i settori sanità, case di riposo, scuola e ricerca che manifesteranno assieme martedì 26 ottobre.
«La giunta Fugatti è ferma nel suo pregiudizio verso i lavoratori pubblici», spiegano i sindacati.
«Lo Stato sta lavorando coi sindacati per il rinnovo dei contratti, con aumenti medi del 4%, ma il Trentino non stanzia nemmeno un euro. A livello italiano si lavora anche sulla revisione degli ordinamenti professionali, ma in Trentino nulla.
Lo Stato ha coperto il minor gettito 2020 e 2021, sono imponenti le ultime manovre provinciali (600 milioni tra bilancio e assestamento nel solo 2021), segnali importanti di ripresa sono giunti nel secondo trimestre 2021 (fatturato complessivo +36,5%), vanno tenuti in conto i finanziamenti straordinari dal Pnrr. Quello dell'insostenibilità è dunque un alibi per quella che, al contrario, è una scelta politica».
Dunque, viene rilanciata dai sindacati al contestazione delle motivazioni addotte in genere dall'ente pubblico, cioè la mancanza di fondi finanziari per far fronte ai rinnovi contrattuali: «Se fosse vero che manca la sostenibilità per i rinnovi si porrebbe il tema della sostenibilità politico-istituzionale della stessa Autonomia, per i servizi da assicurare in forza dello Statuto e per le tante funzioni delegate dello Stato».
Ora, dopo i lunghi e pesanti mesi della pandemia, si guarda al futuro e si chiede uno scatto all'ernte pubblico: «Sarà una fase cruciale per la ripresa, che va affrontata riconoscendo il ruolo del servizio pubblico, rafforzandolo e sostenendolo in un processo di innovazione culturale, tecnologico e digitale.
Molti autorevoli studi e istituti certificano, a livello nazionale e internazionale, i risultati della Pubblica amministrazione trentina. In quei casi, solitamente Fugatti incassa, applaude pubblicamente ma poi persevera nel suo atteggiamento.
Per questo è tempo di cambiare rotta, in modo da evitare un periodo di conflittualità di cui non c'è davvero bisogno, e assicurare al territorio coesione sociale e le necessarie risorse per affrontare adeguatamente le sfide storiche (e le opportunità) che abbiamo di fronte, rivedendo reclutamento e fabbisogni, accesso alle professioni, valorizzando il lavoro dei tanti professionisti dei settori pubblici affinché il settore pubblico eserciti appieno il proprio ruolo di volano per la ripresa sanitaria, economica e sociale del territorio.
Il Trentino rischia di perdere attrattività con condizioni giuridiche ed economiche - per i lavoratori - inferiori a quelle del resto del Paese. Non secondaria la questione salariale che riguarda tutti i comparti del sistema pubblico provinciale».