Austria, scatta il confinamento solo per non vaccinati: si esce di casa solo per attività essenziali
Mentre il governo cerca di accelerare sul fronte delle vaccinazioni, dal 15 novembre (intanto per dieci giorni) le restrizioni selettive che costringono a una forma severa di lockdown tutte le persone non nimmunizzate
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VIENNA. Primo giorno di stop, in Austria, oggi, 15 novembre, per le persone non vaccinate o guarite dal covid: potranno uscire di casa solo per poche motivazioni legate a bisogni essenziali.
Le nuove misure di confinamento, cotnestate ieri da una manifestazione a Vienna, prevedono infatti che tutti i cittadini oltre i 12 anni che non sono stati vaccinati o non sono di recente guariti dal covid-19 debbano rimanere in casa eccetto che per motivi di lavoro, emergenza, o per l'acquisto di beni di prima necessità, per fare esercizio fisico o per visite e cure mediche.
Al momento il lockdown è stato disposto per un periodo di 10 giorni, al termine del quale verranno fatte delle verifiche in base alle quali si deciderà come procedere.
Dunque, circa due milioni di austriaci non immunizzati da oggi possono lasciare le loro case solo per il lavoro, acquisti di prima necessità e attività motorie.
Il governo annuncia controlli serrati con multe di 500 euro per i cittadini e 3.600 euro per gli esercenti.
Dalle limitazioni sono esclusi bambini sotto i 12 anni, donne incinte e coloro che non possono vaccinarsi. Sono esentati anche gli alunni che partecipano allo screening di massa nelle scuole.
Chi riceve la prima dose entro il 6 dicembre ed è in possesso di un tampone pcr negativo per 48 ore esce dal lockdown.
Per la movida a Vienna non basta più solo essere vaccinati, ma serve anche un pcr.
Il governo è diviso su ulteriori provvedimenti per frenare la quarta ondata in Austria, che ha attualmente un'incidenza di 848. Il coprifuoco anche per i vaccinati proposto dal ministro alla salute Wolfgang Mueckstein è stato, almeno per il momento, bocciato dal cancelliere Alexander Schallenberg.
Inoltre, sempre a partire da oggi, la regione di Vienna sarà la prima nell'Ue a mettere a disposizione vaccini per i bambini fra i 5 e gli 11 anni, nonostante l'Ema non abbia ancora dato il suo ok.
A questo proposito le autorità sanitarie hanno comunicato che fino a ieri erano state effettuate prenotazioni per circa 5.000 bambini.
L'Austria registra contagi in crescita (sabato record di 13mila) ed è ferma ad un 65% di popolazione vaccinata con due dosi. Uno dei livelli più bassi in Europa occidentale.
Un livello "vergognosamente basso", ha sottolineato il cancelliere Alexander Schallenberg, annunciando una stretta "non a cuor leggero ma purtroppo necessaria".
Ci saranno molti più controlli, annuncia il governo, e si rischiano multe da migliaia di euro.
In Germania la situazione è preoccupante allo stesso modo.
I vaccinati sono intorno al 67% e si registra un crescente aumento della curva dei contagi, con un nuovo record di incidenza (289 casi ogni 100.000 persone).
E si pensa di correre ai ripari reimponendo una serie di restrizioni, a partire dal ripristino dello smart working, a meno di comprovate necessità al lavoro in ufficio.
Se ne discuterà giovedì in una vertice Stato-regioni, ma la nuova coalizione che dovrà guidare il Paese, Spd, Verdi e Liberali, sembra già intenzionata ad un nuovo giro di vite, mentre alcuni Ländern hanno già introdotto forme di lockdown solo per non vaccinati.
Se Austria e Germania non brillano sui vaccini, la Bulgaria è maglia nera in assoluto, all'ultimo posto per le vaccinazioni.
Nel Paese balcanico i cittadini hanno votato per la terza volta in un anno, nella speranza che nasca un governo forte, in grado di dare una risposta all'emergenza sanitaria.
Perché gli ospedali sono sopraffatti e quasi 200 persone muoiono ogni giorno a causa del coronavirus, mentre meno di un quarto dei 6,9 milioni di abitanti sono completamente immunizzati.
Frattanto, Regno Unito si conferma il laboratorio d'Europa nel testare la risposta alla pandemia: primo Paese a subire l'aggressività della quarta ondata, è anche il primo a vederne una mitigazione.
Grazie, soprattutto, al record di terze dosi di vaccino: oltre 2 milioni in una settimana.
Da diversi giorni i britannici stanno andando in direzione opposta al resto d'Europa sul fronte del covid. Ed è una buona notizia, perché tutti gli indicatori sono in discesa: contagi, decessi, ricoveri.
Il Regno è capofila per i cosiddetti booster, a disposizione di tutti gli over 50: circa 12 milioni sono stati già somministrati, 2 milioni in appena 7 giorni, un record. Ottima anche la copertura dei minori.
Oltre un milione di 12-15enni in Inghilterra: "Un risultato fenomenale", ha sottolineato il ministro della salute Sajid Javid, mentre il governo pensa di anticipare da 6 a 5 mesi l'intervallo minimo per il booster.