Didattica a distanza con un solo positivo in classe? No, il governo fa retromarcia dopo la circolare pasticcio. Draghi stoppa i ministri e chiama Figliuolo
Lunedì sera le nuove disposizioni ministeriali sulla dad, concordate con le Regioni, perché i servizi sanitari non riuscivano a far fronte alla mole di test covid necessari per garantire le lezioni in presenza. Poi le polemiche e l'intervento diretto di palazzo Chigi: modifiche cancellate, resta in vigore il sistema attuale (con meccanismi di sospensione diversi a seconda delle fasce di età): per il tracciamento dei casi scende in campo la struttura commissariale covid
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TRENTO. Con un positivo in classe si torna in Dad. Anzi no. In meno di 24 ore la doppia giravolta del governo sulle quarantene nelle scuole.
In tarda serata di lunedì la circolare congiunta salute-istruzione che, in ragione dell'aumento dei contagi e delle difficoltà nel tracciamento, sospendeva il programma di "sorveglianza con testing" in vigore da appena tre settimane.
Motivazione: i servizi sanitari non riescono a star dietro alla mole di test covid necessari in tempi rapidissimi alla comparsa di un positivo.
Poi nel pomeriggio di ieri, 30 novembre, mentre scoppiavano polemiche e proteste, lo stop, con l'intervento di palazzo Chigi che ha avocato a sé l'operazione dopo un approfondimento con il Cts e con il commissario all'emergenza Francesco Figliuolo, che ha garantito supporto per il tracciamento.
Le regole restano dunque quelle in vigore: tutta la classe andrà automaticamente in quarantena solo se ci sono tre positivi.
"Non ci sarà alcun ritorno in Dad in caso di presenza di un solo alunno contagiato", hanno precisato fonti di governo, e parallelamente la struttura del commissario straordinario Francesco Figliuolo "intensificherà le attività di testing nelle scuole, al fine di potenziare il tracciamento", poiché "garantire la partecipazione in presenza e lo svolgimento delle lezioni a scuola in assoluta sicurezza è una priorità del Governo".
La circolare prendeva atto del peggioramento del quadro dell'epidemia, con "un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2, anche in età scolare", con una incidenza settimanale in crescita e pari a 125 per 100.000 abitanti, "valore ben lontano dal quello ottimale di 50 per 100.000, utile per un corretto tracciamento dei casi".
I due ministeri avevano quindi ritenuto "opportuno sospendere, provvisoriamente, il programma di 'sorveglianza con testing' e di considerare la quarantena per tutti i soggetti contatto stretto di una classe/gruppo dove si è verificato anche un singolo caso tra gli studenti e/o personale scolastico".
Era un cambio di rotta totale, rispetto al protocollo approvato il 3 novembre, a lungo meditato fin dall'inizio dell'anno scolastico, quando la situazione era effettivamente più rassicurante.
E infatti il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi in mattinata aveva subito parlato di "una misura assolutamente prudenziale", presa perché "vogliamo tenere in assoluta sicurezza la scuola".
Anche se la priorità del ministro "resta la didattica in presenza".
"Abbiamo ritenuto prudente, con una scelta condivisa con le Regioni - aveva spiegato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa - di ritornare alla previsione iniziale, con la Dad in caso di un positivo in classe. È una misura che tiene conto del quadro attuale".
I presidi, che avevano denunciato difficoltà di applicazione, hanno subito rimarcato che è mancato il tracciamento. "Siamo stati facili cassandre", ha detto il presidente dell'Anp, Antonello Giannelli. E la Cisl Scuola, con la segretaria Maddalena Gissi, aveva chiesto "l'intervento di protezione civile ed esercito" laddove la Asl sono in difficoltà.
Ma poi nel pomeriggio di ieri è arrivata l'inversione a U.
"In considerazione della sopravvenuta disponibilità manifestata dalla struttura commissariale", è stato chiarito in serata con una nuova circolare congiunta, "potrà essere mantenuto il programma di testing" per la verifica della positività "dei soggetti individuati come contatti di una classe/gruppo, da effettuarsi in tempi estremamente rapidi, tali da garantire il controllo dell'infezione" e "si intendono conseguentemente superate le disposizioni di cui alla precedente circolare".
La didattica a distanza scatterà (o meglio continua a scattare) con un solo positivo in classe per i bambini fino a sei anni, per la scuola dell'infanzia, dunque, dove è più difficile mantenere il distanziamento e le mascherine per i bimbi non sono obbligatorie.
Con due positivi per gli alunni da 6 a 12 anni (per i quali non è ancora prevista la vaccinazione) e anche per i più grandi se non sono vaccinati.
Dai 12 in poi si andrà in Dad se i casi positivi sono almeno tre.
La volontà, è stato spiegato, è non riportare le lancette indietro e garantire la scuola in presenza.
Intanto oggil'Aifa si riunisce sulle vaccinazioni per i bambini nell'età tra i 5 e gli 11 anni.
"Solitamente - ha detto ieri il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù - noi abbiamo sempre approvato quello che approvava l'Ema anche a distanza di poche ore. Direi che l'urgenza stringente in questo caso non c'è, perchè devono arrivare le preparazioni vaccinali