Cantina di Toblino, licenziamenti illegittimi, gli enologi Tomazzoli e Pederzolli reintegrati dal giudice: «fatti inesistenti»
Più di un anno fa i due furono scaricati in tronco con una lettera del direttore De Biasi: per il Tribunale di Trento vanno reintegrati al loro posto, e gli vanno pagati gli stipendi arretrati
SARCHE. Un anno fa la Cantina Produttori di Toblino ha licenziato illegittimamente i suoi due enologi Marco Pederzolli e Lorenzo Tomazzoli che ora dovranno essere reintegrati nelle loro mansioni e risarciti per essere rimasti senza stipendio per un anno. È quanto ha stabilito il giudice del lavoro Giorgio Flaim nella duplice ordinanza con cui il Tribunale civile di Trento ha accolto il ricorso dei due dipendenti, entrambi assistiti dall'avvocato Osvaldo Cantone. Con una durissima censura: i fatti contestati ai due e che hanno portato al licenziamento, erano “inesistenti”.
Per i due professionisti, noti nel mondo vitivinicolo, è la fine di un incubo durato quattordici mesi: accusati di gravi irregolarità nella gestione delle uve in cantina, di fatto sono stati scagionati. Il giudizio - nettamente favorevole ai due enologi: Pederzolli in qualità di Responsabile della contabilità vinicola della Cantina e Tomazzoli quale tecnico enologo - tuttavia non è definitivo visto che la Cantina di Toblino potrebbe a sua volta impugnare le due ordinanze e proseguire nel contenzioso.
Il nodo del contendere - contestato dalla Cantina, con lettera del direttore De Biasi - era l'accusa di aver disatteso le regole sulla misura minima della gradazione delle uve. In particolare in occasione delle vendemmie 2018 e 2019, per quanto specificamente riguarda la produzione di vini bianchi suscettibili di essere etichettati come vini Vigneti delle Dolomiti IGT, i tecnici avevano impostato - quale parametro di gradazione naturale minima dell'uva atta a tale produzione - il valore 9% vol., cui corrisponde una gradazione zuccherina naturale di 14,2° Babo. Tali parametri, hanno fatto sì che in occasione delle vendemmie 2018 e 2019, le uve conferite dai soci con valori inferiori a quelli poc'anzi riportati siano state destinate, anziché alla produzione di vini bianchi Vigneti delle Dolomiti IGT, alla produzione del meno pregiato vino comune da tavola.
«Emerge con evidenza - scrive il giudice Flaim - che l'utilizzo presso la Cantina produttori Toblino del valore 9% vol. quale parametro di gradazione naturale minima dell'uva atta alla produzione di vini bianchi Vigneti delle Dolomiti Igt, non solo non fu un'iniziativa adottata autonomamente nel 2018 dal ricorrente (e dal collega Tomazzoli) ma corrispondeva ad un parametro da tempo condiviso dal consiglio di amministrazione della società datrice e dall'attuale direttore generale De Biasi (oltre che dal predecessore Pombeni) nonché conosciuto dai soci conferenti essendo indicato nelle circolari loro inviate e inserito nella tabella affissa presso luoghi di pesa».
E ancora: «Appare così palese l'infondatezza dell'addebito laddove addebita al ricorrente l'introduzione nel sistema informatico aziendale di un erroneo parametro, l'errata classificazione, di consistenti quantitativi di uva conferita dai soci nelle vendemmie 2018, 2019 ed in parte 2020, nonché l'aver cagionato un grave danno alla società, corrispondente al minor valore del vino, commercializzato come vino comune da tavola».
Secondo il giudice Flaim è «manifesta l'infondatezza dell'iniziativa disciplinare nei confronti dei ricorrenti i quali sono stati addebitati, a titolo di giusta causa del licenziamento, fatti inesistenti».
Il licenziamento è dunque nullo. I ricorrenti vanno dunque reintegrati nel posto di lavoro occupato al momento della cessazione del rapporto. La Cantina di Toblino è stata condannata a corrispondere ai due enologi un'indennità risarcitoria pari a 12 mensilità (più i contributi), mentre è stata respinta la richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale a causa di presunte modalità diffamatorie del licenziamento. La Cantina dovrà anche pagare le spese legali.
Soddisfatti i due enologi, e soddisfatto il loro legale, l'avvocato Cantone: «Ovviamente l'obiettivo era intanto ottenere il reintegro e il risarcimento. Ma qui si ripristina anche l'onorabilità di due tecnici esperti, che sono stati messi sulla strada da un giorno all'altro».