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Aumenti limitati nelle case di riposo: le rette per il 2022 ritoccate di pochi centesimi al giorno, nonostante il Covid

Tutte le Rsa hanno potuto contenere gli aumenti grazie a bilanci mediamente in regola, sanati negli ultimi due terribili anni di emergenza Covid dall'intervento della Provincia, che pochi giorni fa ha aggiunto altri 5 milioni di contributo per tappare i buchi del 2021, cifra che si aggiunge ai 4,7 milioni già stanziati precedentemente

TRENTO. Buone notizie per gli ospiti delle case di riposo trentine. Le rette a loro carico decise per il 2002 segnano solo un leggero aumento rispetto a quelle dell'anno scorso; la media è di 74 centesimi al giorno, pari all'1,58%. Ritocchi che non copriranno neanche il tasso di inflazione previsto.

I consigli di amministrazione hanno seguito le indicazioni della Provincia, che aveva stabilito un aumento massimo del 3% per le Rsa che nel 2021 avevano tariffe inferiori alla media provinciale e di 1 euro per quelle che si trovavano sopra alla media.

E in ben 8 casi su 41 hanno lasciato la retta invariata mentre due consigli di amministrazione, quelli della Apsp Opera Romani di Nomi e quello della Residenza Valle dei Laghi di Cavedine, hanno addirittura diminuito di 1 euro al giorno l'importo alberghiero, che passa rispettivamente da 47,5 a 46,5 euro e da 47,7 a 46,7 euro.

La tabella con le rette delle Aziende pubbliche di servizi alla persona aderenti a Upipa mostra come il costo a carico di ospiti e familiari sia compreso da un massimo di 52 euro e mezzo al giorno per la Civica di Trento ad un minimo di 44 euro praticato da tre strutture sul territorio, la Rosa dei Venti di Borgo Chiese, la Casa di soggiorno Suor Filippina di Grigno e la Apsp Padre Odone Nicolini di Pieve di Bono-Prezzo.

Più alte risultano le rette alberghiere applicate dal gruppo Spes, che in quanto azienda privata è costretta ad applicare alle tariffe anche l'Iva al 5% di cui sono esenti le aziende pubbliche. La più cara risulta la Solatrix di Rovereto con un importo giornaliero di 55,61 euro, seguita da Villa Alpina di Montagnaga di Pinè con 55,55 euro, da Villa Belfonte con 54,85, dalla Residenza di via Veneto con 54,25, dalla Casa famiglia con 53,55 e dalla casa Valle di Cembra con 51,28 euro.

Tutte le strutture Spes hanno aumentato di 1 euro le rette, una scelta che con lettera ai familiari gli amministratori spiegano con la necessità di far fronte all'aumento dei costi, in particolare quello anomalo dell'energia elettrica.

Tutte le case di riposo hanno potuto contenere gli aumenti grazie a bilanci mediamente in regola, sanati negli ultimi due terribili anni di emergenza Covid dall'intervento della Provincia, che pochi giorni fa ha aggiunto altri 5 milioni di contributo per tappare i buchi del 2021, cifra che si aggiunge ai 4,7 milioni già stanziati precedentemente. Ora però - il messaggio inviato alle case di riposo - l'emergenza è finita e da oggi si opera in condizioni normali.

«Chiaramente i nuovi budget sono stati valutati auspicando una situazione senza Covid, speriamo che sia così» commenta Michela Chiogna, presidente di Upipa, soddisfatta della capacità delle aziende associate di autoregolarsi con aumenti contenuti. Il fatto è che la situazione proprio normale non è.

Basti dire che a metà dicembre su 4.338 posti letto convenzionati presenti nelle Apsp di Upipa ce n'erano 239 vuoti, così come risultavano non occupati 161 posti a pagamento, di solito utilizzati da persone in lista d'attesa, segno evidente di una certa ritrosia in questo momento ad entrare in strutture che fino a qualche mese fa erano ad altissimo rischio pandemia.

Un altro problema che inibisce l'ingresso di nuovi ospiti - segnala il direttore di Upipa Massimo Giordani - è la carenza di personale in alcune strutture. Problema nazionale che si sta diffondendo anche in Trentino.

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