Melinda acquista la AD Chini, nasce la «Melinda Trasformati», e lascia il consorzio Vog
Il colosso delle mele acquisisce la ditta di Cles che produce snack e altri confezionati monouso, in vista un progetto di rilancio ed ampliamento. Ma questo vuol dire l’addio ai produttori di Laives
VAL DI NON. La produzione e commercializzazione delle mele resta certamente il "core business", ma Melinda punta ormai con sempre più decisione anche sulla trasformazione dei propri prodotti e sul consolidamento di un business in crescita. E se fino a oggi lo faceva "appoggiandosi" solo ad aziende esterne o ad altri consorzi, adesso i tempi sono maturi per fare un passo in più.
Parliamo dell'accordo raggiunto negli ultimi giorni del 2021 tra il consorzio ancora guidato da Michele Odorizzi e la A.D. Chini srl di Cles: la famiglia Chini (Adriana Springhetti e le figlie Elisa e Valentina Chini) ha infatti detto sì alla proposta di acquisto formulata da Melinda, che sarà perfezionata davanti al notaio entro febbraio.
Il risultato dell'acquisizione dell'intero pacchetto azionario sarà una "business unit" autonoma nel consorzio frutticolo per gestire quella che provvisoriamente si chiamerà Melinda Trasformati, in attesa di un nome definitivo.
La cifra su cui le parti si sono accordate per acquisire tutto il capitale della srl, che da anni inanella risultati positivi, sarà resa nota solo alla chiusura dell'operazione, finanziata da Cassa Centrale Banca in collaborazione con la Cassa rurale Val di Non, che il neo presidente di Melinda Ernesto Seppi definisce «a costo zero per i bilanci del Consorzio in quanto sarà ripagata dai flussi reddituali annuali dell'azienda acquisita».
Flussi che dovrebbero essere consistenti visto che l'ultimo bilancio consultabile di A.D. Chini, chiuso il 31 dicembre 2020, ha visto ricavi per vendite e prestazioni a 14.199.857 euro (rispetto ai 13.515.406 del 2019 e la crescita nel 2021 sarebbe del 5%), utile di esercizio a 2.082.634 euro (ed erano 2.128.361 l'anno precedente), margine operativo lordo a 3.142.255 euro (22,45%), disponibilità liquide a fine esercizio per 11.214.957 euro (contro i 9.179.810 alla chiusura dell'esercizio prima), debiti per 4.290.604 euro (in calo di 267mila euro) e patrimonio netto di 19.261.639 euro contro i 17.179.006 di fine 2019.
La nuova gestione ripartirà dai 39 addetti in Chini, ma Melinda valuterà man mano «nuovi innesti di esperienza in grado di portare valore aggiunto soprattutto in termini di marketing e ricerca e sviluppo - informa -. Nel piano previsto, infatti, la ricerca avrà un ruolo importante: dopo una prima fase di consolidamento, il piano prevede un ampliamento dell'offerta attuale sia in termini di referenze dei prodotti esistenti che per quanto riguarda novità utili ad intercettare nuovi trend e target di mercato.
La valutazione non è stata breve né è durata poco: dell'acquisto, sia pure solo parziale (per il pacchetto di maggioranza), si parlava da mesi nel Cda e tra i meleti, discutendone opportunità e problematiche.
Tra queste ultime, il forte legame con Vog Products di Laives, consorzio che fa capo a 18 cooperative e 4 organizzazioni di produttori del Trentino Alto Adige con più di 13.500 frutticoltori come soci. Le tonnellate di mele lavorate nel 2020 sono state oltre 300mila e Vog ha avuto 102 milioni di fatturato garantendo un liquidato di 40 milioni alle coop associate.
Melinda avrebbe voluto restare in Vog anche acquistando Chini, ma - dice Seppi - «non si è trovata la condivisione sulla permanenza e quindi abbiamo dovuto presentare domanda di recesso dalla società». Un recesso importante, perché Melinda detiene una partecipazione del 25%.
«Nonostante questo - prosegue Seppi - abbiamo trovato convergenza sulla prosecuzione del rapporto con le cooperative altoatesine mediante contratti di fornitura ed entro febbraio contiamo di chiudere un accordo vantaggioso per tutti».