Processo a Tateo e Mereu, ore ed ore di deposizione di due ginecologhe: «Orari impossibili, interrogatori da inquisizione e clima oppressivo in reparto»
Iniziato ieri il procedimento contro l’ex primario e la sua assistente: il caso di Sara Pedri è solo sfiorato, ma emerge un quadro pesante per il clima di lavoro in ospedale
LA DIFESA “Dal primario Tateo nessun mobbing. Sara Pedri a disagio in ogni contesto lavorativo in cui si è trovata”
LA PERIZIA «Sono un morto che cammina», depositato lo studio di parte
LE RICERCHE Il lago di Santa Giustina viene perlustrato tutte le settimane
IL CASO La scomparsa della ginecologa Sara Pedri e la bufera sul reparto
LA VIDEOSCHEDA Da Sara al terremoto in Apss
TRENTO. Turni massacranti conditi da umiliazioni e pubbliche reprimende davanti ai colleghi. Le prime testimonianze rese da due ginecologhe nel procedimento penale per i presunti maltrattamenti all'ospedale Santa Chiara confermano davanti al giudice Enrico Borrelli il clima pesante, per non dire infernale («non so come ho fatto a sopravvivere», ha detto una teste), che regnava in ospedale quando il reparto di Ostetricia e Ginecologia era guidato dal dottor Saverio Tateo.
Ieri le due ginecologhe hanno testimoniato con la formula dell'incidente probatorio che consente di cristallizzare la deposizione di alcuni dei testimoni "chiave" dell'inchiesta evitando loro quella che in giurisprudenza viene chiamata vittimizzazione secondaria. In sostanza per evitare alle vittime dei maltrattamenti ulteriori patimenti e stress a causa di ripetute deposizioni prima in fase di indagini preliminari e poi in occasione dell'eventuale successivo processo, si anticipa la testimonianza.
In aula erano presenti i due indagati, Tateo e la dottoressa Liliana Mereu, assistiti dagli avvocati Salvatore Scuto e Franco Rossi Galante del Foro di Milano, le pm Licia Scagliarini e Maria Colpani e gli avvocati Andrea de Bertolini, Stefano Daldoss e Paolo Dematté in rappresentanza delle parti lese (21 quelle sin qui individuare dalla procura).
La prima a sedere sul banco dei testimoni, faccia a faccia con gli indagati ed ex colleghi, è stata una ginecologa "veterana" del Santa Chiara che ha risposto in modo puntuale a tutte le domande, una deposizione la sua durata quasi 5 ore.
La teste ha confermato come in reparto il clima fosse diventato invivibile a causa degli atteggiamenti dispotici del primario. La teste ha riferito in particolare di meeting tenuti con cadenza quotidiana in cui il medico finito "in disgrazia" veniva sbeffeggiato e umiliato davanti ai colleghi.
La stessa teste ha confermato anche gli interrogatori, dal taglio inquisitorio, a cui vennero sottoposti alcuni sanitari del reparto, rei di aver chiesto un incontro per affrontare il problema degli orari (molto gravosi) e di aver promosso una raccolta firme.
Il primario - ha raccontato la testimone - avrebbe risposto convocando i firmatari, sottoposti ad un interrogatorio dai toni inquisitori che veniva verbalizzato dalla dottoressa Mereu e da una collega (ma di cui pare non ci sia traccia).
Più di una collega era uscita da questo confronto in lacrime.
Anche la seconda testimone, che nel 2019 ha lasciato il Santa Chiara per avvicinarsi a casa, ha confermato di aver assistito alle pubbliche reprimende del primario che, pur non essendo lei nel mirino, l'avevano scossa (la teste ha raccontato che in un'occasione, quando lei stessa era in gravidanza, si sentì male all'uscita dal meeting). I toni usati in un reparto come Ostetrica e Ginecologia, che puntava ad essere d'eccellenza da un punto di vista sanitario, secondo le testimoni erano spesso sopra le righe con il primario che urlava anche di fronte alle pazienti.
Tutto ciò configura il reato di maltrattamenti sul luogo di lavoro? La risposta spetterà al giudice.
Qualche domanda da parte delle pm è stata fatta anche su Sara Pedri, che figura tra le 21 parti lese del procedimento. Nel capo di imputazione provvisorio ci sarebbe un solo accenno alla ginecologa scomparsa dal 4 marzo 2021, per questo rappresentata dal curatore speciale Mirella Sintoni (la madre) e assistita dall'avvocato Nicodemo Gentile del Foro di Perugia.
L'unico riferimento viene fatto dalla procura al capo 14, là dove si fa cenno a rimproveri e aspre critiche di Mereu anche in sala operatoria. Situazione che secondo l'accusa avrebbe contribuito allo stato di prostrazione fisica e psichica della Pedri. La testimone ha confermato la circostanza pur non avendo assistito di persona all'intervento.
Per la difesa la dottoressa Mereu si limitò ad intervenire a fronte di un possibile errore da parte della giovane collega. I legali di Mereu e Tateo, pur dovendo giocare "in difesa", si mostrano soddisfatti di questa prima udienza, di fatto un "antipasto" di un probabile futuro processo. «Sono emerse cose interessanti - taglia corto l'avvocato Rossi Galante - abbiano appreso, per esempio, che una testimone è andata a registrare una conversazione con il suo direttore generale».
Per l'avvocato Scuto «non è stato raccolto alcun elemento processualmente significativo ai fini dell'imputazione di maltrattamenti. È emerso piuttosto che una testimone ha cercato di impastare un racconto sulla base di mere dicerie, naufragate di fronte a dati concreti e documentali di segno totalmente opposto».