Sanità / L’intervista

Il direttore dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro: «Numeri in rapida discesa, ma non è tutto finito»

In autunno liberi dal Covid? Per il numero uno di Apss le nuove varianti e il calo del titolo anticorpale potrebbero portare ad una nuova recrudescenza del virus

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di Patrizia Todesco

TRENTO. I numeri dei contagi sono in netto calo e c’è una diminuzione anche dei pazienti ricoverati in rianimazione. Numeri che rivelano che il picco della quarta ondata, come nel resto d'Italia, è alle spalle e che ci attendono mesi più sereni.

«Confermo - dice il direttore generale dell'Azienda sanitaria Antonio Ferro - . Se guardiamo i contagi siamo passati da un 18% di tamponi positivi a un 9-10%. Questo è l'elemento più importante, più che il numero assoluto dei positivi della giornata che diminuisce nel fine settimana e aumenta gli altri giorni. Siamo passati dalla fase di plateau che c'è stata nella settimana prima di Natale, ad una fase di decrescita prima lenta e ora più decisa. Io mi aspetto che a seguire, a distanza di 2-3 settimane, cominci anche la discesa dei ricoveri. I numeri della terapia intensiva al momento sono un po' ballerini perché comunque parliamo di cifre basse e che oscillano facilmente, ma mi aspetto una reale caduta nel prossimo mese. Per quanto riguarda i ricoveri siamo ancora in fase di plateau e mi aspetto che per fine febbraio la situazione dei ricoveri andrà sensibilmente migliorando.

In Inghilterra vogliono togliere l'isolamento per i positivi. In Francia intendono revocare il pass vaccinale a fine marzo. Nei paesi nordici dicono stop ai tamponi di massa. Si va verso regole sempre meno stringenti. Quando potremo dire addio anche noi alle restrizioni?

Ora c'è un approccio di sanità pubblica diverso. Anche la circolare del ministero è una circolare che va in questo senso, anche se forse poteva essere anche più coraggiosa. A livello di scuola, ad esempio, è giunto il momento di lavorare sui sintomatici e ridurre al minimo le quarantene in vista dell'ultima parte dell'anno scolastico e della necessità che abbiamo sempre evidenziato di mantenere il più possibile la didattica in presenza.
Questo è sempre stato un pallino della società di igiene e della stessa idea è sempre stata anche la giunta provinciale. Quelle che non vanno abbandonate sono le forme di protezione, come evitare assembramenti o l'utilizzo della mascherina quando siamo in luoghi chiusi. Sono limitazioni che io non revocherei per tutto il mese di febbraio, dopodiché si ragionerà sui dati. Con la bella stagione la gente vive più all'esterno e questo comporterà una riduzione della circolazione del virus.

In effetti con l'arrivo del caldo abbiamo visto una riduzione notevole della circolazione del virus, ma a settembre cosa succederà? Possiamo pensare che la pandemia sia finita?

Nessuno ha la bacchetta magica e se qualcuno osa fare previsioni di questo tipo sbaglia. L'importante è che la sanità pubblica e la società siano pronte. Pur essendo un ottimista non me la sentirei di escludere una recrudescenza anche il prossimo anno. Questo perché a settembre avremo tutti una caduta del titolo anticorpale e saremo "nudi" nei confronti del virus.
Questo è un dato sicuro. Vediamo già oggi che chi ha fatto la seconda dose da più di 120 giorni ha difficoltà nel resistere all'infezione. L'altro aspetto è quello delle varianti. Nessuno può escludere che possa arrivare un'altra variante, magari meno aggressiva ma più contagiosa, e che quindi raggiunge un gran numero di persone. Sappiamo che sui grandi numeri anche l'influenza che è meno patogena, a livello nazionale fa centinaio di morti. Quello che conta sarà l'attenzione e la capacità di rimettersi in carreggiata velocemente nei confronti di un virus che ormai si conosce.

Il governo ha annunciato che da metà giugno cadrà l'obbligo vaccinale anche per il personale sanitario. Avete già un piano, per quando avrete un organico completo, per recuperare interventi e prestazioni che oggi sono in sofferenza?

Questo lo abbiamo pensato, ma non è solo questione di personale sospeso. Ora abbiamo ancora tante persone in terapia intensiva e 150 posti letto occupati da pazienti Covid che dal punto di vista infermieristico comportando uno sforzo notevolmente maggiore. Quindi prima di tutto mi aspetto una ripartenza dal fatto che non avremo posti letto Covid occupati. Poi c'è il personale contagiato. Io non approvo chi non si vaccina e fa l'operatore sanitario perché ritengo dovrebbe proprio cambiare mestiere, ma non va data solo a loro la colpa se ci sono ritardi. I ritardi sono nella media se non migliori rispetto al resto d'Italia.

Ora che è stato annunciato che il green pass ha mesi contati cosa vi aspettate sul fronte delle vaccinazioni?

Questo è un tasto dolente. In questi giorni registriamo che, a fronte di uno sforzo enorme che sta facendo la sanità trentina, abbiamo tanti posti vuoti. Non parlo solo di prime dosi che sono poche da giorni, ma soprattutto terze dosi. A partire dalla metà di febbraio abbiamo molte sedute con poche prenotazioni e questo non va bene perché ci sono tante persone che non sono più protette e che dovrebbero fare la terza dose.

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