«La situazione della sanità trentina è preoccupante, ma Provincia e Apss restano immobili»
Dura critica dal segretario Uil sanità Giuseppe Varagone: «Bisogna accelerare sui rinnovi contrattuali (a livello nazionale si fa) e su vari altri problemi aperti. Stiamo perdendo professionisti, medici e infermieri vanno incentivati come fanno altre regioni, qui se ne stanno andando...»
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TRENTO. «Siamo davvero preoccupati: non si tratta di "capricci sindacali", la questione è davvero seria.
Stiamo perdendo i nostri professionisti, che si licenziano e se ne vanno altrove, lasciando ospedali e strutture già sotto organico in situazioni ancora più difficili.
In questo contesto il rinnovo del contratto è ancora fermo.
Stiamo parlando del triennio 2019-2021 e siamo già nel 2022. E in tutta Italia, invece, sono già a buon punto».
Giuseppe Varagone, segretario della Uil sanità, non si capacita di come la Provincia e l'Apss siano immobili e in totale silenzio.
Al netto di un incontro di presentazioni, molto più che transitorio, avvenuto ormai tre settimane fa per conoscere il nuovo direttore di Apran, l'avvocato Alessandro Baracetti (candidato sindaco "lampo" per il centrodestra a Trento, prima dell'addio alla corsa come primo cittadino), nulla si è mosso.
«Non c'è ancora una convocazione per i rinnovi contrattuali da parte dell'Apran in Trentino a differenza di quella nazionale. Dopo la firma del protocollo d'intesa avvenuto in piazza Dante presso il palazzo della Provincia il 15 dicembre scorso e un rapido incontro di presentazioni il 31 gennaio, siamo ancora in attesa che la Provincia provveda a demandare al presidente dell'Apran i fondi destinati per i rinnovi contrattuali 2019/2021 per il personale del comparto e della dirigenza medica e della dirigenza sanitaria ed amministrativa dell'Apss. Non è ammissibile».
Varagone sottolinea come a livello nazionale le trattative stiano procedendo in modo serrato.
«Sento i colleghi delle altre regioni d'Italia e mi portano novità. Qui da noi nulla.
Sarebbe paradossale che per la prima volta il contratto nazionale venga siglato prima del nostro provinciale».
Prima dei dettagli tecnici, ci sono delle considerazioni generali: si parla tanto di attrattività del Trentino, di carenza del personale, di necessità di trattenere le competenze sul territorio, ma in provincia - secondo il sindacalista - nulla si muove in questa direzione.
«L'importanza del rinnovo contrattuale nasce dal fatto che in questi anni molti professionisti abbandonano questo territorio per migrare in realtà più attrattive economicamente. Un altro aspetto importante è la valorizzazione e crescita professionale, l'attivazione della mobilità sia tra ospedali che all'interno degli stessi, le aperture di asili nido aziendali in tutti gli ospedali come già presente da anni presso il Santa Chiara di Trento.
Bisogna incentivare medici e infermieri: in val d'Aosta, giusto per fare un esempio, sono stati aumentati gli stipendi, con 350 euro al mese in più per i sanitari e 800 per i medici, in modo da evitare fughe verso altri territori. Insomma, gli altri si inventano delle strategie, da noi silenzio assoluto. Qualche giorno fa il presidente dell'Ordine dei medici Ioppi ha affermato che più di 300 dottori trentini esercitano al di fuori della provincia: se questo è il metodo per attrarli nei prossimi anni ne perderemo molti di più».
Infine, come accennato, le questioni più tecniche ed economiche.
«Prima di tutto denunciamo il fatto che siamo ancora in attesa di essere convocati per attribuire la seconda fase del premio Covid per chi ha operato per fronteggiare l'emergenza da ottobre ad oggi.
Altro tema caldo da focalizzare è la liberalizzazione delle quote del part time definitivo, sottolineando che la graduatoria è ferma da alcuni anni e che oltre il 70% dei lavoratori della sanità sono donne. Tale operazione sarebbe a "costo zero" e darebbe l'opportunità a molte donne/mamme di poter conciliare la vita lavorativa con quella famigliare.
Ma i temi da affrontare all'interno del contratto sono molteplici a partire dall'indennità infermieristica, quella delle professioni sanitarie (coordinatori, ostetriche, tecnici e altre), il riconoscimento della nuova allocazione nel profilo socio sanitario degli oss e assistenti sociali, l'indennità di Pronto Soccorso già emanato dal governo nazionale e il riconoscimento degli operatori del 118».
Insomma, tantissimi temi. Quello che manca sono le date per discuterli.