«Abbiamo ospitato in Trentino sette persone in fuga dall'Ucraina ed è stata una gioia»
La testimonianza da una delle famiglie che hanno accolto i profughi: in questo caso si trattava di due nonni, della figlia e di quattro nipoti scappati da Lutsk. «Erano rimasti alcuni giorni nei sotterranei e poi hanno deciso di scappare in auto»
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TRENTO. Quando è arrivato il messaggio sul gruppo WhatsApp della catechesi che c'era bisogno di un alloggio per una famiglia numerosa in fuga dall'Ucraina ha guardato negli occhi sua moglie e le sue tre figlie e in pochi istanti hanno deciso. «Ci sono cose che se ci pensi o ragioni troppo non farai mai. Per questo abbiamo dato subito la nostra disponibilità e nel giro di pochi giorni ci siamo trovati ad ospitare una bellissima famiglia allargata di sette persone nella nostra casa di montagna, all'inizio della valle dei Mocheni».
A parlare è un professionista di Trento che preferisce rimanere anonimo. Non vuol passare per benefattore, ma sicuramente la decisione sua e di sua moglie ha radicalmente cambiato questo difficile periodo di vita della famiglia ucraina. Nella casa che solitamente questa famiglia trentina utilizza per le vacanze hanno trovato ospitalità due nonni, la figlia di questi con i suoi tre figli di 22, 10 e 5 anni.
La figlia maggiore, inoltre, è a sua volta mamma di una bambina di due anni e mezzo. Sette persone in tutto provenienti da Lutsk, città dell'Ucraina nordoccidentale che inizialmente sembrava sicura, ma che negli ultimi giorni è finita anch'essa nel mirino dei russi. «Erano rimasti alcuni giorni nei sotterranei quando ancora c'era solo l'allarme bombe - spiega il professionista - e poi hanno deciso di scappare.
Il fratello, che ha 51 anni, si è messo alla guida di una macchina e il nonno di un'altra che hanno noleggiato e dopo un lunghissimo viaggio sono arrivati in Trentino in quanto avevano dei rapporti lavorativi con la nostra Provincia».
Qui hanno trovato ospitalità da questa famiglia trentina. «Ma sono persone che vogliono riacquistare la propria indipendenza tanto che le due donne hanno già sostenuto un colloquio di lavoro presso un'impresa di pulizie, ma devono aspettare di ottenere dalla questura il permesso di soggiorno temporaneo prima di poter essere assunte regolarmente».
Ospitare una famiglia ucraina, offrirle un alloggio, non è semplicemente aprire una porta e poi continuare a fare la propria vita. Inevitabilmente si viene coinvolti, ci si trova a farsi carico dei loro bisogni. Come il giorno in cui la famiglia del professionista ha dovuto correre all'ospedale S. Chiara perché il ragazzino di 10 anni aveva 40 di febbre. «Nel bunker in Ucraina dove si erano riparati per proteggersi dagli attacchi aveva preso freddo. Tutto si è risolto con qualche medicina, ma inizialmente eravamo tutti spaventati».
Fortunatamente la solidarietà è anche contagiosa e così, questa famiglia ospitante, è stata a sua volta aiutata. Aiutata con pacchi di viveri e vestiario per la famiglia ucraina, ma anche aiutata a trovare un altro alloggio a valle dove i sette possono iniziare una nuova vita più vicina al luogo di lavoro che aspirano ad avere.
«La casa di montagna poteva essere una soluzione temporanea, perché inizialmente non era facile trovare qualcosa per tutti e sette insieme e loro ovviamente non volevano dividersi. Ma senza macchina non è un posto comodo dove vivere. Così un mio amico mi è offerto di dare loro la sua casa a Romagnano e nei prossimi giorni si trasferiranno là».Scelta coraggiosa quella di questa famiglia trentina? «Voglio dire che la gioia che ci ha dato l'incontro con questa famiglia è incredibile. Loro sono estremamente riconoscenti per l'aiuto che hanno ricevuto e lo capisci da tante cose. La figlia parla un po' italiano perché da giovane aveva lavorato nel nostro paese, ma con il nonno ci capiamo con lo sguardo. Lui e la moglie probabilmente sarebbero rimasti in patria. Sono qui per i nipoti, per aiutare la figlia che quando troverà un lavoro avrà bisogno del loro aiuto». Intanto l'Associazione Aiutiamoli a vivere, che aveva fatto da tramite tra la famiglia trentina e quella ucraina, ha chiesto aiuto a questa famiglia per altre ucraini.
«Credo che al momento dobbiamo occuparci della famiglia che abbiamo ospitato anche se non è più da noi. Hanno bisogno ancora di aiuto prima di essere completamente autonomi come vogliono loro. Però è bastato fare un breve giro di telefonate e ho trovato un collega che ha soddisfatto la richiesta dell'associazione».
Ad oggi sono più di 650 i profughi che si sono rivolti al Cinformi per chiedere aiuto e regolarizzare la loro posizione e più di 500 sono ospiti in famiglie o presso connazionali che si trovavano già in Trentino.
Inoltre sono più di 400 i posti letto offerti dalle famiglie trentine a Cinformi per ospitare profughi ucraini.