Attese di mesi, caro carburanti e guerra, per il mercato delle auto è un periodo nero, e le case puntano sull’e-commerce diretto
Produzione ai minimi per mancanza di chip, i clienti aspettano anche un anno per la loro macchina, l’analisi della presidente Girardi: «Crollo del 22 per cento, e gli incentivi all’elettrico ancora non si vedono»
TRENTO. «Anche se il momento è delicato, volevamo essere presenti ad un evento che è ormai tradizione per noi come la Fiera di san Giuseppe. Siamo in fase di allentamento delle misure restrittive e quindi speranzosi di poter vivere un’estate più “leggera”, ci auguriamo che anche il momento difficile che stanno vivendo in Ucraina possa presto trovare una soluzione pacifica». Come spiega Camilla Girardi, presidente di Federauto, categoria dell’Associazione dei dettaglianti di Confesercenti, anche una decina di autoconcessionari del Trentino erano presenti alla fiera di metà marzo.
«Non è certo un momento buono per noi – afferma –. Dopo la lunga sofferenza della chiusura durante la pandemia e dei problemi legati alla mancanza di componentistica sui mercati mondiali ora siamo stati travolti dal caro carburanti e dalla guerra in Ucraina».
Dati di vendita.
«L’anno è partito con un preoccupante segnale negativo – spiega Girardi -, che ipotizza un crollo delle vendite del 22 per cento. Il problema principale è la mancanza del prodotto, a cui si lega il fatto che i clienti, spaventati dalle tempistiche molto lunghe per la consegna, cambiano opzioni d’acquisto e rinviano l’acquisto di un nuovo veicolo al futuro».
Caro carburante.
Sui numeri incide anche il caro carburante (tranne che per il Gpl) che sta modificando le abitudini alla mobilità e gli stili di vita delle persone.
Microchip.
Cosa sta incidendo sui ritardi nella produzione che dura ormai da un paio d’anni? In tempi di pandemia la vulgata era che i produttori di microchip avessero orientato le loro reti di vendita verso smartphone, tablet e computer per far fronte all’aumentata richiesta del mercato, quando lavoratori e studenti erano costretti ad operare da casa. «La realtà – corregge Girardi – è più complessa ed è legata sì alla globalizzazione ma anche ad una tecnologia sempre più imperante dentro le automobili. Il problema è che la produzione della componentistica è stata demandato in maniera probabilmente eccessiva ai paesi asiatici: cablaggi e microchip che trasmettono a informazioni alle centraline dei sistemi di navigazione, frenante, climatizzazione: basta un solo pezzo per fermare la produzione di un mezzo». Le stime dei conoscitori del settore dicono che il ritorno alla normalità potrà avvenire soltanto nel 2023.
Guerra.
A questo si aggiungono i problemi legati al sanguinoso conflitto nel cuore dell’Europa che sta causando stop produttivi per le attività industriali al confine con l'Ucraina occidentale. In Ucraina, tanto per fare qualche esempio, ci sono importanti produttori di cablaggi, i cui stabilimenti sono stati temporaneamente chiusi: non sarà semplice sostituirli come fornitori in tempi brevi. All’orizzonte si profila poi la possibile mancanza di un materiale raro come il palladio, utilizzato proprio nella lavorazione dei semiconduttori e nei sistemi di catalizzazione per il trattamento dei gas di scarico. Ebbene, pare che il 40 per cento di questo metallo raro utilizzato nell’automotive sia di provenienza russa. Con le sanzioni la sua disponibilità potrebbe diminuire drasticamente. A rischio ci sarebbero anche le forniture di ghisa, alluminio, rame e nichel.
Tempi di consegna.
La scarsa produzione si riflette – come detto – sui tempi di consegna. «Purtroppo – ammette Girardi – possono arrivare anche ad un anno. C’è qualche eccezione su automobili non al top di gamma, dove le tempistiche sono molto più strette e sulle vetture disponibili, ma in generale l’attesa è piuttosto lunga».
Venditori.
Questo si riverbera sulle centinaia di venditori che operano all’interno dei saloni. «Molti di loro, non lo nego, sono in difficoltà spiega Girardi. I commerciali solitamente hanno un minimo fisso, per il resto viaggiano a provvigioni, che però si concretizzano al momento della consegna al cliente, non certo alla sottoscrizione del contratto di vendita. In pratica rischiano di incassare un anno dopo il frutto del loro lavoro».
L’auto su internet.
Per cercare di mantenere il controllo sulle vendite, le Case madri stanno percorrendo la strada dell’ecommerce per favorire l’ordine e l’acquisto dell’automobile direttamente su internet. «Io – continua la responsabile Federauto per il Trentino - la trovo pericolosissima e non attuabile. Tra le altre cose significa imposizione del prezzo senza trattativa, imposizione di eventuali finanziamenti, impossibilità di gestire l’usato. Noi dovremmo fare semplicemente i “consegnatari”, vedendoci sminuire ruolo, margini. Non la trovo una soluzione corretta perché calpesta tradizioni, storie famigliari, investimenti importanti fatti sulle strutture di vendita. Crediamo che l’acquisto di un’automobile sia qualcosa di diverso e più delicato della scelta su internet di un make up o di un capo di abbigliamento».
Contromosse.
«Gli aspetti su cui noi insistiamo parecchio sono politiche espansive a livello dello Stato. Specialmente il mercato delle auto elettriche, che qui in Trentino vale circa il 3 per cento, è completamente fermo finché non ripartiranno gli incentivi. La legge c’è, ma mancano ancora i decreti attuativi. Per quanto riguarda la Provincia chiediamo che rimetta in atto la politica del rinnovo del parco auto circolante: forse in città non ce ne rendiamo conto, ma nelle valli del Trentino girano automobili decisamente vecchie ed inquinanti».