Tir carico di aiuti da Rovereto a Kiev, il ringraziamento dall'Ucraina: "Tutta la nostra riconoscenza ai trentini"
Nella capitale a coordinare la distribuzione Olena Kozlovska, che da dieci anni vive e lavora in Trentino ma che ha scelto di tornare in patria per dare il proprio contributo di fronte alla sanguinosa invasione russa
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TRENTO. Un altro carico di aiuti umanitari partiti dal Trentino, nello specifico da Rovereto, è giunto a Kiev, la capitale ucraina che oggi, 2 aprile, vive ancora nel terrore, ma con la speranza che la situazione stia migliorando, se davvero le truppe russe stanno si riposizionano verso sud.
Diversi villaggi nei dintorni della città erano stati conquistati dai militari di Mosca, con distruzioni e scontri violenti con le forze armate ucraine, che ora starebbero via via riconquistando terreno nell'area.
Con un video trasmessoci oggi, Olena Kozlovska, ucraina-trentina, ha voluto rinnovare il ringraziamento da parte della popolazione locale di Kiev e testimoniare l'opera in corso per distribuire i beni di prima necessità arrivati con un tir dalla nostra provincia alla capitale del Paese invaso dai russi.
Aiuti preziosi, per una città rimasta oltre un mese sotto assedio e che ora attende gli sviluppi degli eventi bellici, concentrati principalmente al sud, dove si consuma la tragedia della città costiera di Mariupol.
Aiuti per i quali anche oggi Olena ha voluto ribadire il proprio ringraziamento a nome di tutti i suoi concittadini.
Olena ha 40 anni e all'Adige nei giorni scorsi aveva voluto sottolineare il legame con la terra in cui vive da dieci anni: «Io sono trentina, anche se nata in Ucraina».
Gli aiuti arrivano dal Trentino tramite l'associazione ucraina Rasom e la collaborazione di varie realtà associative.
«È stata un'emozione veder arrivare quel camion. C'erano le mele, i vestiti, i biscotti, le medicine. Posso solo dire grazie con il cuore a tutti i trentini che hanno donato per noi e a chi ha reso possibile l'arrivo di quel camion. Abbiamo chiesto aiuto ai militari per scaricare tutto: si sono messi in fila con i carrelli vuoti, poi abbiamo portato nei magazzini e iniziato a distribuire», aveva spiegato subito dopo l'arrivo del primo carico, un paio di settimane fa.
«Mio marito - aveva spiegato - è a Trento, ma io sono felice di essere qui, non potrei essere in nessun altro posto. Non ho figli, ma i miei figli sono tutti questi soldati che combattono per la nostra libertà e rischiano la vita. Io aiuto a procurare i giubbotti antiproiettile e poi il cibo e le medicine. Facciamo le molotov e abbiamo i mitra: vinceremo noi. Vinceremo perché siamo tanti, siamo milioni di ucraini tutti uniti. Vinceremo per la nostra libertà».