Bancarotte pilotate, truffe ai danni di imprenditori e frodi fiscali: si indaga su fatti avvenuti anche in Trentino
L'inchiesta è nata a Perugia in seguito a un'indagine dei carabinieri del Ros, ma la competenza è attribuita al tribunale di Trento, il territorio dove sarebbe avvenuto il primo di una lunga serie di atti ritenuti illeciti dagli inquirenti
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TRENTO. Ha ramificazioni anche trentine e qui approderà negli uffici giudiziari, una vicenda riguardante bancarotte pilotate avvenute, secondo l'accusa, in varie regioni italiane.
Un ex commercialista romano, che si faceva chiamare "imperatore", è ritenuto l'artefice di un complesso sistema illecito che attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di imprenditori, frodi fiscali e altri reati, sembrerebbe finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo numero di aziende, accumulando debiti stimati complessivamente per quasi 50 milioni di euro a discapito di fornitori e dipendenti delle aziende nonché dell'erario.
Il quadro emerge da un'indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia.
Il gip di Perugia - si legge ancora nella nota della Procura - nel condividere il quadro indiziario delineato ha individuato nel Tribunale di Trento - dove si è stata collocata la bancarotta più datata - la sede competente a celebrare un eventuale processo per i reati che gli inquirenti ritengono siano stati commessi nel corso degli ultimi otto anni in più regioni.
L'uomo e un consulente finanziario di origini calabresi ma da tempo residente nel Perugino sono finiti in carcere in quanto ritenuti "figure apicali" del gruppo mentre tre indagati, operanti soprattutto a Roma, sono stati messi ai domiciliari.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il presunto meccanismo illecito, più volte ripetuto, sarebbe consistito in particolare nell'acquisizione di società sul mercato in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio; nell'intestazione fittizia a prestanome delle aziende acquistate; nel trasferimento degli asset più redditizi e in attivo, spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia autonoma di Bolzano) ad altre società riconducibili all'organizzazione.