Il notaio: “Io diffamato”, ma vince l’architetto. Il contenzioso per dei lavori eseguiti e dei presunti favoritismi
La battaglia legale, amministrativa e poi anche penale, ha visto protagonisti su fronti opposti due vicini di casa. E nella vicenda c’è stato spazio anche per una querela per diffamazione
TRENTO. Un attico con magnifica terrazza affacciata sul Castello del Buonconsiglio; un architetto accusato di diffamazione dal suo vicino di casa, notaio. Un processo davanti al giudice di pace che in sentenza parla di "rapporto preferenziale" tra il Comune e il querelante; una sentenza di assoluzione che accoglie le ragioni dell'architetto. Sono gli ingredienti di una battaglia legale, amministrativa e poi anche penale, che ha visto protagonisti su fronti opposti due vicini di casa.
La vicenda si inserisce in quello che poteva essere una normale contrapposizione tra vicini di casa per lavori di ristrutturazione della mansarda. Lavori che ad avviso dell'architetto danneggiavano la sua proprietà. In realtà una prima causa civile respingeva le richieste dell'architetto dando ragione al notaio.
Caso chiuso? Niente affatto. Quella causa civile era solo il primo capitolo di un contenzioso destinato ad infiammarsi proiettando ombre sul terreno perché il Comune avrebbe favorito il notaio. L'architetto aveva segnalato alcune difformità edilizie che erano poi state sanate pagando una sanzione. Anzi, entrambi i contendenti avevano sanato modeste irregolarità edilizie.
L'architetto , però, rilanciava. Nel settembre del 2013 - precisa il capo di imputazione contestato nel procedimento per diffamazione - inviava una email ad un tecnico del Comune sostenendo che gli erano stati "rubati" alcuni centimetri di pianerottolo. Ad ottobre 2013 nuova e-mail inviata allo stesso dirigente in cui si lamentava una sopraelevazione senza la firma di tutti i proprietari.
Nell'agosto 2015 l'architetto inviava una missiva al sindaco di Trento chiedendo che non venisse approvata la richiesta di sanatorio presentata dal notaio evocando un possibile (ma inesistente) reato di favoreggiamento. Nel 2016 venivano recapitate in Comune due lettere: mittente era l'architetto che lamentava presunti favoritismi a beneficio del notaio. Quest'ultimo, seccato per questo ripetuto "attacco epistolare", insieme alla compagna sporgeva querela per diffamazione chiedendo 5.000 euro di danni a testa.
Il processo però per il notaio - difeso dall'avvocato Riccardo Gherardi - si è rivelato essere un autogol. Sentita come testimone, la parte lesa sosteneva che nelle lettere "incriminate" «si insinuava che gli uffici tecnici comunali facessero illegittimi favoreggiamenti nei miei confronti. Si insinuava insomma un rapporto preferenziale con il dirigente del tempo». Ma secondo il giudice Antonio Orpello «detti giudizi come qualificati dalla persona offesa sono stati espressi in conseguenza di fatti veri che hanno ricevuto una risposta in termini di legalità solo a distanza di anni».
E in sentenza si fa l'esempio della sanzione da 19mila euro pagata dal notaio a circa 4 anni di distanza dai fatti che l'avevano determinata. L'architetto, difeso dall'avvocato Marco Zanella, è stato quindi assolto, «perché il fatto non sussiste» per aver esercitato un legittimo diritto di critica.
«I fatti esposti - si legge in sentenza, divenuta irrevocabile ad aprile - pare siano sostanzialmente veri; la forma espressiva, sia pure sovrabbondante rispetto alle censure espresse è comunque apparsa proporzionata; i toni utilizzati dall'imputato, pur aspri e forti, non pare siano gravemente infamanti e gratuiti».