La legge sulle rinnovabili impugnata dal governo, Tonina: «Ritoccheremo le norme di semplificazione»
Anche se molti sono in allarme, il vicepresidente della Provincia si dice tranquillo sul destino della legge varata nel maggio scorso che in particolare rende più rapido l'iter per gli impianti fotovoltaici. «La modifica possibile già nei prossimi giorni oppure nell'assestamento di bilancio in luglio»
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TRENTO. «In questo caso mi sento tranquillo, a differenza di altre leggi impugnate dal governo in passato».
L'assessore all'ambiente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, annuncia che già dalla prossima settimana potrebbe essere recepita la modifica imposta dal governo Draghi che ha impugnato la recente legge provinciale sull'energia (la numero 4 del 2 maggio), messa in pista per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili in Trentino. Tonina è il padre della legge che ha introdotto elementi di semplificazione per la installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili, in primo luogo da fotovoltaico.
Il consiglio dei ministri, impugnandola davanti alla Corte Costituzionale, è però convinto che la legge sia in contrasto con l'articolo 117 della Carta, che riserva allo Stato la legislazione in materia di «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali».
Assessore Tonina, come giudica la decisione del governo di impugnare la "sua" legge sull'energia?
«Va fatta una premessa. Va ricordato che noi, quella legge, l'abbiamo approvata a fronte di una emergenza e di una situazione di particolare gravità, come le bollette dell'energia che arrivano ogni due mesi a cittadini e imprese dimostrano. Abbiamo quindi fatto una scelta precisa: creare la opportunità, per i cittadini di realizzare impianti fotovoltaici, e per questo abbiamo sottoscritto l'accordo con la Cooperazione, i Bim e Assoartigiani».
Stiamo al punto: il governo Draghi si è però messo di traverso impugnando la legge...
«I rilievi riguardano l'articolo 7 della legge, per la parte relativa alle pertinenze e le distanze per gli impianti a terra. Noi avevamo fissato il limite di 1,5 metri di distanza, il governo ci impone di rispettare il limite di 10 metri dalle case e di 5 metri dai confini. Quindi va spiegato che per le famiglie che intendono installare un impianto fotovoltaico sul tetto nulla cambia. Così come la modifica che ci viene imposta non incide più che tanto per gli impianti che saranno realizzati nelle cosiddette "aree idonee", come cave e bonifiche. Aggiungo che noi avevamo condiviso, con il Consiglio delle autonomie, che la scelta primaria è realizzare impianti fotovoltaici sul tetto. Solo in seconda battuta, nella impossibilità di installarli sul tetto, li si può realizzare nelle pertinenze, cortili, piazzali, tettoie di un parcheggio».
Come e quando intendete recepire le modifiche chieste dal governo?
«Nell'ultima settimana, c'è stata una interlocuzione con Roma. C'è anche una lettera del presidente Fugatti che prende impegni precisi con il governo. Credo che già nei prossimi giorni, in consiglio provinciale, potremo inserire la modifica richiesta utilizzando la norma in discussione, quella sulla riforma istituzionale delle Comunità di valle. Oppure, lo faremo con l'assestamento di bilancio di luglio. Diciamo che con la norma sulla distanza di 1,5 metri, avevamo un po' osato, perché, come detto, il momento è particolare e vogliamo spingere alla grande sulle rinnovabili: è stato giusto provarci. Va anche detto che, a seguito della interlocuzione con Roma, nei giorni scorsi, prima della impugnativa, avevamo scritto a Comuni, Comunità di valle e ordini professionali, invitandoli a tenere conto delle distanze, come chiesto dal governo. Ora prendo atto della decisione del governo, ma mi sento tranquillo».
Quali sono i primi effetti della nuova legge sull'energia?
«C'è una aspettativa elevatissima. L'altra sera ero a Nomi e c'erano cento persone in sala, per informarsi. Il nostro obiettivo rimane: raddoppiare il numero degli impianti fotovoltaici entro il 2030. Ed il progetto va avanti nella giusta direzione. I Bim, che aggiungono fino a 2.500 euro a impianto a fondo perduto, nel caso le domande superino il budget, sono disposti ad aumentare le risorse. Cooperazione, con le Casse Rurali, e Assoartigiani, si sono impegnati a calmierare i prezzi. I Comuni sono subissati di richieste di informazione da parte dei cittadini...».Altre iniziative all'orizzonte?«Sì, con il prossimo assestamento di bilancio intendiamo mettere risorse per lo sviluppo degli impianti a biomassa. Ci stiamo lavorando».