L'ultimo addio a Loris Lombardini, in molti al funerale nella parrocchiale di Povo
La passione per la politica, l’attività imprenditoriale, un protagonista nell’informazione e nella pubblicità, ex presidente di Confcommercio e nella giunta della Camera di Commercio di Trento
POVO. Sono in corso oggi, martedì 5 luglio, nella chiesa parrocchiale di Povo, i funerali di Loris Lombardini. Nella chiesa tanti amici, colleghi e persone che lo avevano conosciuto,
Ex leader del movimento studentesco di Sociologia nel '68, ex tesoriere di Lotta Continua, Lombardini era conosciuto in città soprattutto per l'attività imprenditoriale, nel mondo della pubblicità e dell'editoria.
Socio dello Studio Biquattro, era stato impegnato nelle istituzioni di categoria: ex presidente di Confcommercio, era nella giunta della Camera di commercio.
Al funerale di Loris Lombardini i vertici delle categorie economiche di ieri e di oggi (Confesercenti, Confcommercio, Confindustria), il sindaco di Trento Franco Ianeselli, sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil e per la Giunta provinciale, il vicepresidente Mario Tonina.
Il celebrante - don Gianpietro Brunet - lo ha ricordato con queste parole: “Loris Lombardini ha aperto nuovi orizzonti al Trentino. Era un sognatore, capace di vincere alcune scommesse, anche controcorrente. Ha aiutato la città a crescere e non si è mai montato la testa, ha operato sempre senza esibizionismi”.
[Nella parrocchiale dei santi Pietro e Andrea a Povo per l’ultimo saluto a Loris Lombardini anche Luca Sofri, figlio di Adriano. Lombardini era legato da antica amicizia a Sofri.
Il commosso ricordo di Massimiliano Peterlana presidente Fiepet Confesercenti: “Eri spesso burbero, ma ci hai sto molto. Come canta Gianna Nannini, ‘sei nell’anima’”.
Lombardini si è sempre ispirato a valori di giustizia sociale. In tutte le fasi della sua vita. Era un “burbero benefico” schietto e fortemente ironico. Così il ricordo dell’ex parlamentare verde Marco Boato, per 54 anni amico di Loris Lombardini (dai tempi di Sociologia ‘68)
Foto e video Alessio COSER @ladige
IL RICORDO
Che era malato lo sapevano in tanti. Ma quando ieri si è spento, tenuto per mano dalla moglie Luisa e dal figlio Luca, quasi tutti sulle prime faticavano a crederci. Perché Loris Lombardini persino nelle ultime settimane si era fatto sentire, aveva dato idee. Anche in azienda.
Sembrava dovesse restare, comunque, un punto di riferimento per tanti. Invece se n'è andato. E la sensazione è che Trento oggi si svegli un po' più vuota. Quella Trento che lui, non trentino, aveva scelto. Difficile definirlo. Anima del Sessantotto trentino, poi tesoriere di Lotta continua. E poi imprenditore, pubblicitario quando la pubblicità diventò una prateria di idee, e ancora presidente di Confesercenti, membro della giunta della Camera di commercio. Su ogni sentiero, ha lasciato qualcosa. A cominciare, appunto, dall'inizio.
Classe '49, originario di Santarcangelo di Romagna, è venuto a Trento perché Trento, nel '68, aveva di colpo smesso i suoi abiti di periferia un po' chiusa, per diventare luogo dove si faceva la Storia. E lui venne a scrivere il suo capitolo.
Figlio di barbiere, per frequentare Sociologia dovette lavorare - cameriere, poi insegnante - e prendersi borse di studio. Ma questo non gli impedì di diventare protagonista del movimento studentesco che nella città del Concilio ebbe l'ardire di provare a cambiare il mondo.
Loris Lombardini negli anni dell'attivismo politico a Trento
«Quando scoppia un nuovo sogno, ci sono quelli che hanno l'età per esserci - disse, in un intervista al Trentino, raccontando quegli anni - Soprattutto, ci sono persone che sognano e vogliono vivere alla grande».
Lui era del gruppo, assieme agli amici Marco Boato e Adriano Sofri. Con loro un legame che, nato sui banchi dell'università, continuò negli anni di Lotta Continua e seppe resistere anche quando la vita li accompagnò su strade diverse. Lui la sua, di strada, la trovò nella seconda metà degli anni Settanta.
Insegnante al Tambosi e alle serali, collaborava da qualche tempo con lo Studio BiQuattro di Rovereto. Lo rilevò poi, qualche anno più tardi, trasformandolo in un mezzo impero, tra pubblicità ed editoria. Erano gli anni in cui la pubblicità scoppiò come fenomeno. Lui ne incarnò lo spirito. Con qualche fiammata che è rimasta nella storia. Come l'intesa con Reinhold Messner, nata prima dell'Everest.
Lombardini garantì gli sponsor e allo scalatore servivano solo quelli, per diventare il re degli Ottomila. Nacque un'amicizia, oltre che un'intesa di lavoro. Nacque pure quel "Altissima, purissima e Levissima" che ogni italiano over 40 ricorderà senza sforzo.
Negli ultimi tempi l'azienda - assieme ai soci Alessandro Mattevi e Richard Ferrari aveva iniziato a ragionare di progetti con Mauro Corona.
Ma l'imprenditoria l'ha vissuta anche come impegno verso la categoria, sempre. Presidente di Confesercenti per due mandati, il massimo possibile, era tuttora nella giunta della Camera di Commercio. Ed è stato uno degli ideatori della Borsa internazionale del turismo montano. Perché forse non era nato trentino.
Ma aveva saputo diventarlo, senza però perdere mai lo sguardo aperto verso l'esterno.