Dolore e commozione al funerale della preside Poian: «Sei stata premurosa, amata dagli studenti, un esempio»
La professoressa morta a soli 58 anni è stata salutata da una grande folla, presenti la sua famiglia ma anche tanti colleghi che l’hanno conosciuta ed apprezzata sul lavoro
LEVICO TERME. L'abbraccio di Levico a Marina Poian. Un abbraccio intenso, forte, ricco di emozioni contrastanti tra rabbia, dolore, incredulità. Una scomparsa, quella dell'ex dirigente dell'istituto Tambosi di Trento (fino al 2021) e poi incaricata presso il dipartimento Istruzione, avvenuta troppo presto. Una terribile malattia l'ha strappata a soli 58 anni ai suoi cari, al marito Paolo e ai figli Massimiliano e Matteo, alla mamma Paola e ai suoi fratelli, Andrea e Giulia.
Ieri la chiesa arcipretale di Levico non aveva un solo spazio libero. A decine tra i banchi per dare l'ultimo saluto, altrettanti in piedi, ai lati delle panche o dietro le ultime file. Ha lasciato un vuoto immenso Marina, gettando nello sconforto il mondo della scuola e l'intera comunità che l'ha vista crescere e raggiungere i propri traguardi personali.
Una donna sempre disponibile, attenta, devota a quel contesto scolastico in cui si è spesa con tutta sé stessa, come ricordato anche dalle toccanti parole dell'associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola di Trento. E quando nel 2020 il mondo si è fermato per lo scoppio della pandemia, hanno ricordato amici e colleghi, lei non ha rinunciato a portare avanti le proprie attività con determinazione, in modo caparbio. Un esempio, un simbolo, una colonna portante, un'amica fidata, una madre amorevole.
«La morte non guarda alle ambizioni, ai progetti futuri, alle fatiche - è stato ricordato durante la messa. - È un ladro maledetto, prepotente, senza scrupoli, che entra nella vita delle persone senza chiedere il permesso, distruggendo tutto. Ci poniamo tante domande, alle quali non è possibile dare risposte preconfezionate». Poi, un lungo discorso sulla scuola, su quella passione che Marina ha messo dal primo all'ultimo giorno, un ambiente che ha amato con tutta sé stessa: «Hai dato il meglio, senza risparmiarti mai. Sei stata premurosa, amata dagli studenti e orgogliosa dei loro successi, presente nelle difficoltà, attenta quando hai dovuto incoraggiare e sostenere chi ne aveva bisogno. Una donna di scuola, un'insegnante capace, una ricercatrice storica che ha dato tutto a chi le è stato intorno».
E poi, prima del saluto finale, il ricordo delle amiche: le lunghe telefonate, le risate, il sostegno reciproco nei momenti di difficoltà, quella parola detta nelle giuste occasioni per risollevare un morale affranto. Insomma, la scomparsa di Marina sarà difficile da colmare non solo per Levico, ma per tutta la città di Trento. E all'ultimo saluto è partito un grande applauso, prima che, fuori dalla chiesa, in silenzio tutte le persone che hanno voluto manifestarle affetto le si stringessero attorno ancora una volta.
«La scoperta dell'eterno può essere fatta solo se siamo capaci di andare in profondità di noi stessi - ha aggiunto il celebrante durante la cerimonia -. Vivendo ogni giorno in pienezza, come fatto da Marina, arriveremo a capirci davvero, comprendendo cosa significhi concretamente vivere per sempre».