Elezioni, le liste agitano il Pd (anche in Trentino): pole position per Sara Ferrari, poi Zeni e Olivi
Restano tutti i nodi: in Valsugana spunta il nome di Pierino Caresia, presidente della Comunità di Valle. E poi c’è la grana Conzatti, che Italia Viva vorrebbe di nuovo in Parlamento
TRENTO. Il travaglio del Pd trentino e dei suoi alleati non è ancora finito, mentre il tempo per definire il perimetro della coalizione e per la scelta dei candidati, si sta riducendo sempre più.La giornata di ieri in casa Pd era partita con alcuni punti fermi legati alle decisioni prese a livello nazionale sulle candidature nel listino proporzionale e sui collegi.
Da Roma è arrivato il verdetto sui tre consiglieri provinciali, che avevano dato la disponibilità a candidarsi, e a spuntare la posizione migliore è stata la capogruppo provinciale, Sara Ferrari, che ha ottenuto due posizioni: l'ambito posto di capolista nel listino proporzionale per la Camera e anche la candidatura sul collegio per la Camera di Trento. A Luca Zeni è stato offerto solo un secondo posto nel listino, dietro a Ferrari (con la speranza che se la collega venisse eletta sul collegio e il Pd conquistasse il seggio anche sul proporzionale scatterebbe il posto per lui). Ma certo non era quello che il consigliere provinciale sperava.
E ancora più deluso è rimasto l'ex vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, che sperava anch'egli nel primo posto nel listino, ma si è ritrovato indicato per il collegio senatoriale di Rovereto, nell'ipotesi della corsa della coalizione ristretta, senza «patto territoriale» con Italia Viva e Azione e senza simbolo di Campobase, una condizione che rende molto difficile riuscire ad aggiudicarsi il collegio. E per questo Olivi, che sperava invece un una coalizione larga, ieri ha espresso a molti le sue perplessità in serata all'assemblea del partito si è capito che Olivi è deciso a tirarsi indietro.
Dal Pd è venuto invece il via libera alla candidatura di coalizione di Pietro Patton, presidente della Cantina LaVis sul collegio senatoriale di Trento, e di Michela Calzà, vicesindaca di Dro, per il collegio di Rovereto per la Camera. Per il collegio per il Senato della Valsugana, si sta facendo strada, poi, il nome di Pierino Caresia, presidente della Comunità di valle della Alta Valsugana, viste le difficoltà del sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer, ad accettare una candidatura dovendosi dimettere dall'incarico.
Nei giorni scorsi era stata sondata anche la disponibilità dell'autonomista Walter Pruner, figlio di Enrico Pruner, che, essendo iscritto al Patt, ha escluso la sua disponibilità.
Il problema, ieri, restava comunque il collegio senatoriale di Rovereto e l'accordo - per ora mancato - con i partiti di Calenda e Renzi. I forti dubbi di Olivi a candidarsi, uniti alle spinte di una parte del Pd, in primis la segretaria Lucia Maestri e l'ex senatore Giorgio Tonini, a riallacciare il dialogo con Azione e Italia Viva, per ricostruire il progetto anche per le prossime elezioni provinciali con Campobase, ha portato ieri il Pd ad avanzare una proposta nella riunione della coalizione per riprendere il discorso interrotto con il «terzo polo».
In sostanza, il Pd ha detto agli alleati di essere disposto a rinunciare alla candidatura di Olivi per proporre a Italia Viva e Azione di convergere su un terzo nome, diverso dalla senatrice uscente Donatella Conzatti, visto che i dem della Vallagarina hanno grosse difficoltà a sostenere visto che nel 2018 si era candidata con il centrodestra.
La coalizione ha condiviso questo tentativo, anche se Campobase ha ribadito che se non si riuscirà a realizzare un progetto territoriale, non sarà presente con il simbolo. Il Pd preferirebbe il nome di Laura Scalfi di Azione, piuttosto di Conzatti, ma Italia Viva non vuole rinunciare alla sua senatrice e poi c'è un equilibrio sui collegi 50 a 50 tra il partito di Calenda e di Renzi. Insomma, è difficile.
Per riaprire al «terzo polo» comunque ieri il Pd ha riconvocato l'assemblea. E Olivi ha esortato a rivalutare il no a Conzatti, o su un altro nome, non il suo. Si è fatto capire che sarebbe difficile spiegare che il veto su un nome vale più di un progetto politico e di un accordo sul Senato, che potrebbe consentire a Patton di giocarsi sul serio la possibilità di vincere il collegio di Trento.