Ambiente, la giunta riforma la Rete delle Riserve (convenzioni di 9 anni e abolizione dei "Piani di gestione")
In Trentino sono 10 (dal monte Baldo al Noce, al Sarca) e coinvolgono 91 comuni e 140 enti, per una gestione ambientale «dal basso»: in 10 anni di attività 23 milioni di finanziamenti
TRENTO. Reti di riserve: via libera dalla Giunta all'attuazione della riforma: con una decisione della Giunta provinciale, proposta dal vicepresidente e assessore all'urbanistica e ambiente, all'attuazione della riforma delle Reti di riserve, prevista da un articolo della legge 6 del 2021 per dare nuova energia e continuità all'operato di questi istituti, introdotti nel 2007 per avviare "dal basso" percorsi di sostenibilità incentranti sulla conservazione e valorizzazione della natura. Per semplificare le procedure di programmazione degli interventi a tutela dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile che caratterizzano l'operato delle Reti, la delibera di oggi approva lo schema tipo di una nuova convenzione novennale tra i Comuni e le Comunità interessate e la Provincia (ed altri soggetti, in determinati casi), che rappresenterà lo strumento di governance generale della Rete, e gli elementi essenziali del Programma triennale degli interventi che ciascuna Rete dovrà elaborare nel dettaglio.
Vengono definiti fra l'altro nella delibera i criteri per la determinazione dei finanziamenti, le tipologie di interventi e le attività finanziabili, le modalità per la presentazione delle domande, la spesa ammissibile, la sua rendicontazione. In sostanza, tutti gli elementi che consentiranno un più agile ed efficace raggiungimento degli obiettivi al centro dell'azione delle Reti di riserve.
Le Reti di riserve sono state attivate dalla legge provinciale 11 del maggio 2007 per il “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette” e rappresentano uno dei progetti più innovativi nell’ambito della tutela dell'ambiente in Trentino.
Attualmente, in Trentino, sono istituite 10 reti di riserve (fra cui il Parco naturale locale Monte Baldo ed i Parchi fluviali del Noce e della Sarca), con il coinvolgimento di 91 Comuni e più di 140 Enti, comprendendo fra gli altri anche le Comunità, i Bacini Imbriferi Montani, le Amministrazioni Separate di Uso Civico, e coordinandosi con i 73 siti della rete ecologica europea “Rete Natura 2000”.
Nel complesso le Reti di riserve hanno mobilitato in circa dieci anni di attività oltre 23 milioni di finanziamento totale tra azioni di tutela attiva di habitat e specie, percorsi di valorizzazione della fruizione dell’ambiente naturale ed iniziative di sensibilizzazione ambientale e di sviluppo sostenibile.
Le Reti di riserve peraltro non costituiscono un nuovo Ente, ma scaturiscono da un accordo tra i due livelli istituzionali coinvolti: da un lato la Provincia autonoma di Trento, dall’altra i Comuni e le Comunità, con il ruolo attivo di soggetti come i BIM. L'orientamento, fin dall'inizio, è stato insomma quello di privilegiare il coordinamento e la valorizzazione delle iniziative già esistenti e favorire un approccio territoriale, che integra politiche di conservazione e sviluppo sostenibile locale “dal basso”, a favore degli interventi di rispettiva competenza, legati alla gestione, conservazione e promozione della biodiversità e allo sviluppo sostenibile.
In questo quadro la riforma della Reti, prevista dall’articolo 15 della legge provinciale 6 del 2021, si propone una riqualificazione funzionale dell'intero sistema, con l’obiettivo principale di dare loro nuova energia ma anche di semplificare le procedure di programmazione e gestionali. Nel contempo si è voluto chiarire la natura e il ruolo delle Reti, con conseguente razionalizzazione degli strumenti e maggiore stabilizzazione dell’istituto, mediante una convenzione di durata novennale.
Le principali novità riguardano in sintesi:
• l’attivazione della Rete attraverso una convenzione di durata novennale tra i soggetti interessati;
• l’approvazione di un Programma degli interventi di durata triennale;
• l’abrogazione dell’obbligatorietà dei Piani di gestione.
La convenzione stabilisce obiettivi, strumenti, “regole del gioco”, ma non le attività specifiche che devono essere contenute nel Programma triennale degli interventi di ciascuna rete.