Sait, licenziamento di 60 dipendenti, Simoni attacca. «Difendo i valori e le tradizioni del movimento cooperativo»
Per il presidente della Federazione «la scelta era inevitabile». Perché il Sait «è un’azienda». E i lavoratori rimasti a casa? «Non è stata possibile la mediazione. Ma per questa vicenda parte della politica e i sindacati mettono in discussione la storia e i principi della cooperazione. Non è così»
LICENZIAMENTI Sait nella bufera
LA ROTTURA Sait, nessun accordo
TRENTO. Se c'è una cosa della triste, difficile e spinosa vicenda dell'esternalizzazione del magazzino Sait che interessa a Roberto Simoni, presidente della Federazione della Cooperazione, è riabilitare il nome e le tradizioni del movimento. A suo dire in queste settimane di tensioni e polemiche i valori del sistema cooperativistico sono stati citati a sproposito. «E io - dice - questa cosa la devo censurare».
Presidente, la decisione del Sait, la realtà più grande all'interno del vostro movimento, di licenziare 60 magazzinieri, sembrerebbe stonare con i principi mutualistici e di sostegno reciproco da cui è nata e si è sviluppata nei decenni la cooperazione, non le pare?
«Quella di esternalizzare il magazzino non è una scelta recente. Nasce da strategie prese qualche anno fa, in parte già concretizzate, e che comunque tutti conoscevano. A questo punto non era più possibile gestire il magazzino in parte con personale interno, in parte affidandosi ad una ditta esterna, che fa pur sempre parte della cooperazione. Se devo essere sincero non ho affatto apprezzato certe affermazioni da parte di qualcuno che ho letto sul giornale».
A cosa si riferisce?
«Quando per questa vicenda parte della politica e i sindacati mettono in discussione la storia e i principi della cooperazione. Non è così: ci si dimentica quello che fa ogni giorno la cooperazione in Trentino per il Trentino».
Scusi, nel corso dei mesi sono state proposte diverse alternative per provare a risolvere la situazione. Veramente non c'erano altre vie d'uscita?
«Le cooperative sono aziende, devono stare sul mercato. Certo, il Sait ha bilanci in ordine, ma tante Famiglie cooperative fanno fatica e hanno criticità importanti dal punto di vista economico. Non è corretto quando si dice che viviamo in un mondo dorato in cui va tutto bene».
Ma allora si tratta di una questione economica, non organizzativa, come hanno sempre sostenuto i vertici di Sait?
«Faccio fatica oggi ad entrare nei meccanismi gestionali e organizzativi di Sait. È questione anche economica, ma soprattutto organizzativa. Diventa complicato mischiare lavoratori interni ed esterni».
Qualcuno potrebbe obiettare che per salvare le piccole cooperative e l'importante lavoro di presidio sul territorio si sono sacrificati 60 lavoratori. Cosa risponde?
«Credo che l'azienda abbia impostato la questione in modo corretto, lineare. Ripeto: l'esternalizzazione del magazzino era una proposta pensata e studiata da molto tempo. Oltre tutto è la soluzione che mi pare abbiano messo in campo non da ora tutti i diretti concorrenti di Sait. Quando dico che è una soluzione pensata mi riferisco anche alla scelta di trasferire i contratti dei magazzinieri a Movitrento che è una cooperativa che conosciamo e che dà assolute garanzie».
I lavoratori del Sait, a dire la verità, non sembrerebbero essere della stessa sua idea.
«Per quanto riguarda Movitrento, non mi risultano comportamenti vessatori nei confronti dei lavoratori. Si tratta di una realtà cooperativa consolidata e collaudata, che lavora da anni in Trentino. Se devo aggiungere, non mi è chiaro l'atteggiamento del sindacato che si è sempre opposto ad un trasferimento di contratti in cui tutte le tutele vengono mantenute: l'inquadramento, i livelli, le retribuzioni».
Resta il fatto che ora ci sono 60 persone sulla strada e che dovranno ripensare il loro futuro. Come Federazione della Cooperazione potrete agevolarne la ricollocazione?
«Guardi, alla fine della precedente vicenda di esternalizzazione al Sait, si crearono 80 esuberi. Chi crede li abbia ricollocati? Noi della Federazione della cooperazione. La gente dimentica in fretta: ma siamo riusciti a sistemare tutti con grande rispetto per la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, dopo che anche allora ricevemmo accuse e critiche. Eppure ci abbiamo messo la faccia e l'impegno. Non io, che allora non ero presidente, ma chi guidava il movimento ai tempi. Anche adesso siamo assolutamente disponibili per chi non troverà ricollocazione. Sono però convinto che adesso la situazione del mercato del lavoro sia più agevole di allora».