Sollecito all’arcivescovile di Trento: «si cercava un colpevole da dare all'opinione pubblica»
Questa mattina, 2 dicembre, Sollecito ha incontrato gli studenti delle quinte superiori: «Anziché ragionare e arrivare alla verità, la comunità si muove per paura di non raggiungerla. Non dovete farvi prendere dall’emozione, perché è ingannevole. Anche nel mio caso è stato così”
TRENTO. Si è svolto questa mattina, venerdì 2 dicembre, l’incontro tra le quinte superiori del collegio arcivescovile di Trento con Raffaele Sollecito, assolto dall’accusa di aver concorso nell’omicidio di Meredith Kercher, compiuto a Perugia nel novembre del 2007. L’occasione è “Spes contra spem”, progetto scolastico strutturato dalla professoressa Giuseppina Coali per avvicinare gli studenti alla realtà carceraria e, con essa, alla presunzione di innocenza.
“Ero uno di voi, anche se voi siete studenti del liceo. E avevo la passione per i manga e gli ‘anime’ giapponesi, che penso molti di voi abbiano” - ha dichiarato Sollecito - avete mai visto il film ‘Yara’? In quella pellicola si vede la folla pronta ad aggredire il pm perché ancora non è riuscito a prendere il colpevole. Anziché ragionare e dire 'attenzione, dobbiamo arrivare alla verità', c'è la comunità che si muove perché ha paura di non riuscire ad arrivarvi. Non dovete mai entrare nel tranello di farvi prendere dall'emozione, perché è ingannevole. Anche nel mio caso è stato così: si voleva dare in pasto un colpevole all'opinione pubblica”.
Prima dell'assemblea, gli studenti si sono preparati in classe studiando il caso. “L'hanno valutato senza pregiudizi, con una sincerità e con una chiarezza che mi ha sorpreso molto, perché non hanno vissuto quest’evento con il filtro della stampa”, ha affermato la docente Coali.
All’evento erano presenti anche Filippo Fedrizzi, avvocato penalista e presidente della Camera penale di Trento, e Cristina Sartori, grafologa giudiziaria e consulente investigativa. “Ci sono 56.225 detenuti nelle carceri italiane, secondo un dato aggiornato al 31 ottobre 2022. Tra queste, 39.702 persone sono condannate in via definitiva, dopo tre o più gradi di giudizio. Risulta quindi che abbiamo 16.523 persone che sono in carcere pur essendo presunti innocenti. I gradi di giudizio, nel caso di Raffaele, sono stati cinque”, ha spiegato Fedrizzi.