«Violenze psicologiche, importante far capire alla vittima che non è sola»
L'analisi e i consigli della presidente dell'Ordine degli psicologi trentini, Roberta Bommassar. «Solitamente i responsabili sono coloro che detengono il "potere" all'interno del nucleo famigliare. Attuano un controllo nei confronti dell'altra persona attraverso meccanismi di svalutazione, umiliazione, sfiducia o impedimenti»
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TRENTO. La violenza psicologica, che pur essendo poco visibile impatta invece molto in profondità negli individui, racchiude in sé comportamenti, atteggiamenti e conseguenze da non sottovalutare.
Ne è convinta la presidente dell'Ordine degli psicologi trentini, Roberta Bommassar, che ha spiegato quali sono i principali elementi di questa "violenza nascosta".
Dottoressa, perché è importante oggi parlare di violenza psicologica?
Va specificato che è sempre esistita, ma solo negli ultimi anni si sta dando importanza anche al malessere delle vittime. Si è capito che alcune esperienze emotive, vissute nelle relazioni di coppia o famigliari, producono danni importanti nel tempo. E che, proseguendo, possono sfociare in altre forme di violenza.
Chi applica violenza psicologica ed in che modo?
Solitamente sono coloro che detengono il "potere" all'interno del nucleo famigliare, che attuano un controllo nei confronti dell'altra persona. E lo fanno attraverso meccanismi di svalutazione, umiliazione, sfiducia o impedimenti, per esempio, a lasciar stringere alla vittima altri rapporti di amicizia.
In certi casi però è difficile riconoscere che si tratti veramente di violenza...
Certo, perché i comportamenti non sono tali da indurre subito la vittima a pensarlo. Impedire all'altra persona di svolgere un certo tipo di lavoro, controllare lo smartphone e i messaggi del partner, sono dinamiche che non vengono subito associate alla violenza psicologica. Però rientrano nel controllo dell'altro.
Non parliamo però di una violenza esclusivamente "di genere", giusto?
Esatto. Non dobbiamo dimenticare che può accadere che anche le donne possono fare violenza psicologica verso gli uomini, oppure i genitori verso i propri figli, o anche adolescenti con i propri coetanei, come nel caso di bullismo e cyberbullismo. Va sottolineato tuttavia che i movimenti femministi hanno fatto molto per portare alla luce questo problema che comunque, lo ripeto, rimane generalizzato. Come detto, è chi detiene il potere ad avere la possibilità di adottare certi comportamenti e atteggiamenti psicologici.
Come si manifesta questo fenomeno all'interno della famiglia?
Dobbiamo sempre partire da un discorso di controllo. Il genitore che impone le attività del tempo libero, la scelta della scuola oppure la professione nel mondo del lavoro, sta influenzando il proprio figlio. E ovviamente quest'ultimo, come accennato in precedenza, non detenendo il potere non ha modo di opporsi.
E come si esce da queste situazioni?
Parlandone il più possibile. E anche e fornendo a queste persone strumenti per capire che non si è soli. Gli episodi sono tanti, le vittime non devono pensare "sta capitando solo a me". Sono fatti che purtroppo si verificano spesso, ma quando il singolo capisce che il suo è un problema collettivo, allora può fare passi avanti importanti.