Inceneritore a Trento, le perplessità del sindaco Ianeselli
Tutti d'accordo sulla necessità di chiudere il ciclo dei rifiuti in provincia, ma il primo cittadino del capoluogo solleva una obiezione sul metodo: «Forse a logica non sarebbe corretto decidere prima la localizzazione e poi il tipo di impianto ma viceversa»
ASSOCIAZIONI “Un progetto senza senso, pronti a tutto per fermarlo”
TONINA Via libera al nuovo impianto per lo smaltimento rifiuti
ALTERNATIVE "Altre soluzioni contro scelte dannose per ambiente e salute"
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PROVINCIA "Il presidente Fugatti: l'inceneritore, va fatto al più presto"
TRENTO. Tutti d'accordo sulla necessità di chiudere il ciclo dei rifiuti in Trentino e disponibili a prendere in considerazione l'idea, che per la Provincia è di fatto un obbligo da cui non si può sfuggire, a farlo realizzando un impianto di distruzione del residuo.
Ma una obiezione sul metodo che deve portare ad una scelta Franco Ianeselli l'ha sollevata. E non è un'obiezione da poco.
«Forse a logica non sarebbe corretto decidere prima la localizzazione e poi il tipo di impianto ma viceversa», ha detto il sindaco di Trento. Ragionamento ad alta voce fatto ieri sera al microfono del consiglio comunale nel rispondere a un'interrogazione di Federico Zappini, consigliere di Futura.
Un concetto e un'obiezione che Ianeselli aveva sollevato anche in mattinata, al tavolo della giunta del Consiglio delle Autonomie Locali, dove l'assessore provinciale all'ambiente Mario Tonina aveva illustrato l'ultimo pezzo del quinto aggiornamento al Piano provinciale rifiuti, assieme al direttore di Appa, Enrico Menapace, e al professor Marco Ragazzi, docente universitario che ha collaborato alla redazione del documento.
La perplessità del sindaco del capoluogo è stata avanzata senza voler alzare barricate su un argomento, quello dello smaltimento rifiuti e dell'impianto finale, su cui Ianeselli si è sempre posto in maniera collaborativa. Ma il punto è che il Piano della Provincia non decide suoi due punti più controversi, cioé se sia meglio un termovalorizzatore o un gassificatore e dove sia meglio collocarlo. E in un certo senso lascia tutto il peso di scelte complesse ai territori e ai sindaci.
Tanto che il sindaco ha invitato anche il Consiglio delle autonomie ad avvalersi di qualche consulenza esterna per dare agli amministratori gli strumenti per decidere.Per le scelte pesanti in realtà c'è tempo. Per il momento al Cal la Provincia chiede un parere sull'addendum, quindi sulla cornice in cui andrà poi messo il quadro preciso. E anche sulla cornice il Cal chiede di avere qualche chiarimento.
«L'illustrazione che ci è stata fatta - spiega Claudio Soini, che nella giunta del Cal si occupa tra l'altro proprio di rifiuti - è stata molto interessante ma anche molto tecnica. Il documento conferma la necessità di migliorare la raccolta differenziata sul territorio provinciale. Per quanto riguarda la chiusura del ciclo con un impianto devono però essere fatti approfondimenti, anche dal punto di vista sanitario. Una volta che avremmo rassicurazioni non dubito che saremo in grado di scegliere e di trovare la quadra».
Un incontro di approfondimento in cui sciogliere alcuni dubbi e rispondere ad alcune domande è già stato fissato per la prossima settimana. Poi l'intenzione dell'assessore Tonina, che si è detto ieri molto soddisfatto del clima e del confronto al Cal, è di portare il Piano in giunta provinciale il 10 febbraio per l'approvazione in via preliminare. Lo scorso 29 dicembre infatti c'era stato un passaggio in giunta solo a livello informativo, ma senza approvazione formale del documento.
Dal 10 febbraio scatteranno dunque i 45 giorni previsti dalla procedura per raccogliere le osservazioni e avviare la fase della partecipazione pubblica. Attenzione però, siamo ancora nella fase della discussione sul quadro di riferimento, nell'accettazione o meno dell'idea che si deve fare un impianto e che questo impianto dovrà essere in grado di smaltire 80.000 tonnellate di rifiuto residuo all'anno, altra indicazione puntuale contenuta nell'addendum.La decisione sul dove fare l'impianto, se accettare l'indicazione di Ischia Podetti come scelta più coerente e rapida o se metterla in dubbio, sarà presa in una fase successiva.
Così come la scelta tra il termovalorizzatore, tecnologia collaudata e già presente in decine di siti in Italia, e il gassificatore, sistema che sulla carta ha il vantaggio di non avere camini e non prevedere l'emissione di fumi nocivi ma che ha lo svantaggio di non avere esempi visitabili in Europa, essendo un sistema diffuso soprattutto in Giappone e negli Stati Uniti.
Ci si prenderà il tempo necessario per avere un quadro chiaro, ma senza aspettare troppo, sapendo che anche l'ultimo scampolo di discarica, pronto a fine 2023, con i ritmi attuali sarà esaurito nel giro di tre anni.
E per costruire un impianto ci vogliono tutti.L'altro tema da approfondire èpoi il modello gestionale, ovvero quale possa essere nella gestione di un anello così delicato del ciclo il ruolo dei privati, che hanno evidentemente l'interesse a bruciare più materiale possibile e a produrre più energia possibile, e quale tipo di controllo pubblico debba comunque essere garantito. «Io guardo con interesse - spiega fin d'ora Ianeselli - a un modello di gestione tipo quello di Bolzano, con una presenza forte dei Comuni». Il dibattito è avviato.