Corteo anarchico a Trento, imbrattati decine di edifici storici con scritte contro lo Stato su muri e vetrine
L'iniziativa di ieri sera, 20 gennaio, è degenerata in vandalismi contro i palazzi (anche universitari) e sulle porte e vetrate in diverse vie del centro, dove i manifestanti hanno usato bombolette spray. Al centro della manifestazione, in particolare, il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico recluso con il regime duro del 41 bis
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TRENTO. Corteo anarchico, ieri, 20 gennaio, a Trento, per chiedere la liberazione di persone detenute e contestare il regime carcerario rigido del 41 bis.
Il corteo, svoltosi a tarda sera in centro città, è degenerato in vandalismi con scritte sui muri dei palazzi (anche universitari) e sulel vetrine e porte di negozi (e non) in diverse vie del centro storico, imbrattate usando bombolette spray.
Al termine si è svolta anche un'assemblea tenutasi a Sociologia per il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico 55enne in carcere, con il 41 bis, con l’accusa di strage per un attentato compiuto a una caserma dei carabinieri, i partecipanti si sono riuniti in un corteo estemporaneo e hanno attraversato il centro cittadino controllati dalla polizia.
Poi gli attivisti hanno chiuso l'assemblea.
In queste settimane prosegue in molte città italiane la mobilitazione contro l'ergastolo ostativo e il carcere duro del 41bis al quale è sottoposto per la durata di quattro anni Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre 60 giorni nel carcere di Sassari dove è recluso in isolamento.
A suo carico, al momento, una condanna a venti anni in primo grado per una serie di attentati rivendicati tra il 2003 e il 2016, tra i quali l'aver sparato alle gambe a Roberto Adinolfi, manager dell'Ansaldo, nel 2012 a Genova.
IL CASO COSPITO
Continua ad oltranza lo sciopero della fame di Alfredo Cospito arrivato a tre mesi di digiuno per protestare contro il regime di carcere duro disposto nei suoi confronti per quattro anni. Ad oggi l'anarchico, attualmente detenuto a Sassari, ha perso quaranta chili passando da 118 a 78 kg.
Ieri il suo difensore lo è andato a trovare nel carcere di Bancali, a Sassari. "Io vado avanti, non mi fermo nella protesta", ha sostanzialmente ribadito Cospito al suo difensore aggiungendo che è pronto a "sacrificare la vita" perché quella al 41 bis "non è vita e se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie".
"Cospito continua a dimagrire superando, oltrepassando, il punto critico della sua protesta condotta con e sopra il suo corpo e la sua salute", spiega l'avvocato Flavio Rossi Albertini.
Nei giorni scorsi il difensore ha presentato una istanza al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere la revoca del carcere duro fondata sulle motivazioni di una sentenza depositata successivamente alla decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva respinto un reclamo di Rossi Albertini. Sul punto il difensore afferma che il Ministero "continua a serbare un incomprensibile silenzio sull'istanza eppure era stato lo stesso Ministro a lamentare in una nota l'assenza di un suo formale coinvolgimento. Ciò detto, anche qualora la decisione ministeriale fosse negativa Cospito e tutti e tutte coloro che si sono mobilitati in questi mesi a sostegno del suo sciopero della fame hanno il diritto di sapere per quali ragioni l'anarchico debba essere condannato ad espiare la sua pena nel regime detentivo speciale".
Intanto la Cassazione dovrà fissare una data per trattare il ricorso presentato dopo la decisione della Sorveglianza. Il 9 gennaio all'attenzione dei Supremi giudici è arrivato l'incartamento con gli atti del tribunale di piazzale Clodio. Nel motivare il "no" all'istanza, i giudici capitolini sostengono che l'anarchico debba restare in regime di 41 bis perché può continuare ad esercitare "il suo ruolo apicale" nella Fai (Federazione anarchica informale) anche dal carcere. In questo ambito la detenzione ordinaria anche "in regime di alta sicurezza, non consente di contrastare adeguatamente l'elevato rischio di comportamenti orientati all'esercizio" del suo ruolo all'interno della associazione di appartenenza.
Per i magistrati le comunicazioni del militante attualmente detenuto a Sassari "con le realtà anarchiche all'esterno del circuito carcerario appaiono assidue e producono l'effetto di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni".
Dal punto di vista processuale la Corte di Assise di appello di Torino, davanti ai quali si celebra il processo contro Cospito e la compagna Anna Beniamino accusati di strage politica per aver piazzato nel 2006 due ordigni nelle vicinanze della caserma degli allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, hanno accolto una richiesta dei legali dell'uomo, sollevando una questione di legittimità costituzionale. Gli atti sono stati trasmessi alla Consulta.