Figlia di due mamme, primo caso a Trento: il sindaco "sfida" la normativa e registra la bimba nata in città
Il primo cittadino Franco Ianeselli, e il collega di un comune dell'Alto Garda e Ledro hanno firmato la settimana scorsa un atto di nascita, malgrado la legge non lo preveda: si sottolinea così la presenza di un vuoto normativo che incide negativamente e in modo ingiustificato sui diritti dei minori
SENTENZA Trento, un atto di nascita con due madri è legittimo
TRENTO Il Tribunale al Comune: registrare bimba con due mamme e due cognomi
TRENTO. Non è il primo caso in Italia, ma è il primo in Trentino. O meglio i primi due, perché sono avvenuti - senza saperlo - quasi in contemporanea.
Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, e il collega di un altro Comune più piccolo della Comunità dell'Alto Garda e Ledro (non lo citiamo perché sarebbe forse più facile riconoscere le protagoniste della vicenda), hanno firmato la settimana scorsa un atto di nascita in cui si registra un neonato - una bimba nel caso di Trento - come figlia di due mamme, sfidando la normativa in vigore che non prevede questa eventualità.
Nel caso di Trento la registrazione è avvenuta per espressa volontà del sindaco, che ha firmato l'atto come ufficiale di stato civile, visto che gli uffici comunali, avevano fatto presente che non era possibile procedere con un atto "atipico", ovvero diverso da quanto previsto dalla formula ministeriale, perché la normativa non lo consente. Ianeselli si è voluto dunque assumere la responsabilità della decisione, al di là delle valutazioni tecniche.
Il sindaco preferisce tenere un profilo basso e non rilasciare dichiarazioni ufficiali sul caso, perché avrebbe preferito non accendere i riflettori su un provvedimento "a rischio", ma da Palazzo Geremia spiegano le ragioni di questa scelta politica.
«C'è un vuoto normativo - si sottolinea - che incide negativamente e in modo ingiustificato sui diritti dei minori. Si tratta di una situazione discriminatoria. In altri Paesi la questione è già stata risolta. La nostra giurisprudenza è contrastante, ma diversi sindaci hanno deciso di procedere a registrare atti di nascita con la doppia maternità, proprio interpretando il proprio dovere costituzionale. Ci sono stati anche tribunali che hanno ordinato agli uffici di stato civile di procedere».Il "nodo" della questione sta nel fatto che a Trento - così come nell'Alto Garda, come già avvenuto a Torino, Crema, Milano e altrove - si è deciso di dichiarare la neonata figlia di due donne, unite civilmente, che hanno fatto ricorso per il concepimento alla tecnica della procreazione medicalmente assistita (una madre ha portato avanti la gravidanza l'altra ha donato l'ovulo, naturalmente fecondato dal seme di un donatore).
Si vedrà ora se la "forzatura" che Ianeselli ha voluto fare per superare una normativa lacunosa e che ritiene discriminatoria, riuscirà a sopravvivere al rischio di revoca da parte del commissariato del Governo. A differenza della registrazione avvenuta nel Basso Trentino, infatti, quella nel capoluogo non è passata sottotraccia, perché è stata effettuata oltre il termine previsto dalla legge per la dichiarazione di nascita, che è di 10 giorni da quando un neonato viene alla luce.
Nel caso specifico la bimba è nata a Trento in dicembre, ma l'atto di nascita firmato dal sindaco Ianeselli è del 19 gennaio, quindi ben oltre il termine. E gli uffici sono stati obbligati, come prevede la legge per tutti questi casi al di là del fatto specifico delle due mamme, a segnalare il ritardo al commissariato del Governo e alla procura della Repubblica.
Ora il problema è che in Italia la procreazione medicalmente assistita è vietata per le coppie dello stesso sesso. Ma questo può avvenire all'estero. E per i bimbi nati all'estero e lì registrati come figli di due mamme o due papà, gli uffici di stato civile anche trentini hanno meno problemi e infatti casi ce ne sono già stati, C'è una giurisprudenza ormai ampia, che valuta come «consolidato all'estero il rapporto di filiazione» e quindi la necessità di salvaguardare «l'interesse superiore del minore».
Ma se il figlio così concepito nasce in Italia, sorgono i problemi, perché, si deve applicare l'ordinamento interno, che ad oggi questi casi non li contempla.