Portata in uno scantinato e abusata dall’amico: ragazzo condannato a 4 anni e 20 giorni
La vittima era stata condotta in uno scantinato. Per l'imputato lo "sconto" della Riforma Cartabia. Il Collegio ha riconosciuto le responsabilità dell'imputato, ma anche valutato le attenuanti (il giovane ha chiesto scusa a tutti per l'accaduto)
TRENTO. Lui 25 anni, lei 24: quella sera si erano incrociati in città, si conoscevano da qualche tempo, nell'occasione c'era stata una cessione di sostanze stupefacenti. Quella sera però accadde l'irreparabile. Il ragazzo ha spinto la giovane in uno scantinato, in una zona del centro di Trento, l'ha bloccata con la forza e abusata. La vittima è dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Era sotto shock quando, correndo in strada per sfuggire a quell'orrore, era stata soccorsa da alcuni passanti. La violenza è accaduta nel febbraio dello scorso anno e il responsabile, un 25enne, è stato arrestato dopo qualche giorno. Da allora si trova in carcere, dove rimarrà ancora per molto: è stato condannato a 4 anni di carcere ma rischiava di farne il triplo, di fronte all'accusa di violenza sessuale aggravata continuata in concorso con spaccio e lesioni (di "peso" è l'aggravante di aver abusato della ragazza dopo averle ceduto la droga).
La "riforma Cartabia" gli è venuta in aiuto: la difesa ha rinunciato ad un eventuale appello, favorendo in tal modo di uno sconto di pena, e ha chiesto e ottenuto di chiedere il giudizio allo stato degli atti. La difesa - in extremis ha preso in mano il caso l'avvocato Giuliano Valer, dopo la rinuncia del difensore di fiducia - ha recuperato le conversazioni via social fra la vittima e l'imputato, anche nei giorni dopo la violenza. Che si trattasse di un abuso, tuttavia, non c'è mai stato dubbio: non solo le parole della ragazza, ma anche i referti del pronto soccorso evidenziavano la violenza dell'atto.
Schiacciante è anche stata la testimonianza di due giovani trentini che quella sera hanno soccorso la vittima, che vagava per la città sotto shock. L'imputato da parte sua sosteneva che il rapporto era stato consenziente e che la versione data dalla vittima, con cui in quel periodo intratteneva una relazione, era stata una montatura, una ritorsione, perché lui stava per lasciare.
Ed in parte era vero: i due si frequentavano e lui voleva porre fine a quella storia. Si erano scambiati messaggi anche dopo quella notte da incubo, come si evince dalle chat. Lo aveva riferito anche la vittima in sede di denuncia: ha detto di temere per la propria incolumità in quanto lui la continuava a cercare; anche dopo quel drammatico episodio l'aveva chiamata via Messanger.
La ragazza aveva indicato il giovane che l'aveva violentata riconoscendolo in una fotosegnaletica. Delle indagini si occupò la squadra mobile di Trento. L'uomo era stato arrestato qualche giorno dopo, in un bar della città; addosso aveva qualche grammo di hashish e un piccolo quantitativo di cocaina.
Il Collegio - presidente Claudia Miori, con le giudici Greta Mancini e Marta Schiavo - ha riconosciuto le responsabilità dell'imputato, ma anche valutato le attenuanti (il giovane ha chiesto scusa a tutti per l'accaduto). La condanna è di 4 anni e 20 giorni, di cui un anno già trascorso in carcere,