Ciclo dei rifiuti in Trentino, anche Sinistra italiana dice no all'inceneritore: serve un gassificatore modulare
Enrico Cofler: "Al pari di Acli e Azione, la consideriamo la scelta la più lungimirante per le ridotte emissioni dell’impianto e per il ritorno economico: permette di trasformare i rifiuti in biocarburante o idrogeno. Ma non vogliamo escludere l’opzione dei piccoli impianti decentralizzati"
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TRENTO. La gassificazione dev’essere uno strumento tecnico il cui fine principale sia l’ecologia, non la produzione. Così Enrico Cofler di Sinistra italiana interviene sul tema del ciclo dei rifiuti in Trentino, che vede la Provincia orientata a realizzare un inceneritore da ubicarsi a Trento oppure a Rovereto.
"Consideriamo, al pari di Acli e Azione, la scelta del gassificatore - scrive l'attivista di Sinistra italiana - come la più lungimirante dal punto di vista delle ridotte emissioni dell’impianto e del ritorno economico ad esso associato, come evidenziato anche da Università di Trento e FBK.
Il Waste-to-Chemicals permette di recuperare il rifiuto e trasformarlo in biocarburante o idrogeno, andando quindi a sostituire la produzione di queste specie chimiche, che altrimenti dovremmo importare o produrre a livello industriale in altro modo. E soprattutto, come riconosciuto da Acli, l’importanza della modularità dell’impianto per quel che riguarda la sua interazione con gli sviluppi dell’economia circolare in Trentino.
Su questo punto - prosegue Cofler - occorre precisare che la tecnologia, presa da sola, non è sufficiente, è necessaria una linea politica per ribadire che la soluzione dell’impianto di gassificazione modulare è sì necessaria nel breve-medio periodo, ma vogliamo lavorare affinché sia una solo soluzione temporanea sul lungo periodo.
In questo senso, l’impianto ci permetterà di evitare di conferire in discarica il residuo (e, se possibile, rifiuti speciali non pericolosi e scarti agricoli), ma dovrà unirsi a questo una spinta decisamente convinta che ci possa portare ad un 90% di differenziata sul territorio provinciale, e diminuire quelle 81.000 tonnellate di residuo fino ad averne 30.000, e poi ancor meno.
Va quindi definito quanto prima uno studio su un impianto pilota, che sarà il primo modulo dell’impianto di gassificazione futuro.
D’altronde, non vogliamo escludere a priori l’opzione dei piccoli impianti decentralizzati sul territorio, che permetterebbero di ridurre il trasporto dei rifiuti sul territorio e rispondere ad un principio di prossimità nella produzione e gestione dei rifiuti, e anche questo dovrà essere oggetto dello studio.
Tuttavia è importante ribadire che il gassificatore deve avere una logica modulare, e proprietà e gestione pubblica, affinché sia possibile spegnere progressivamente i moduli in futuro per lasciar spazio allo sviluppo dell’economia circolare".