La vedova Calabresi agli studenti dell’Arcivescovile: “La sentenza della Cassazione francese ci offende”
Negata l'estradizione di 10 ex terroristi italiani, tra cui anche Giorgio Pietrostefani, tra i responsabili, nel 1972, dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi. “Riguardo alla causa di beatificazione di mio marito è invece tutto fermo”
TRENTO. "Quello che ci offende è la motivazione della sentenza, che dice che è assurdo mettere in carcere delle persone perché oggi loro si sono rifatte una vita e hanno una famiglia. Questo ci offende, perché le nostre famiglie contano di meno. Doveva forse essere diversa la motivazione, con più rispetto per chi ha sofferto". Queste le parole di Gemma Calabresi Milite a margine dell'assemblea studentesca che si è svolta all'Istituto Arcivescovile di Trento.
La Cassazione francese, infatti, ha negato l'estradizione di dieci ex terroristi italiani, tra cui anche Giorgio Pietrostefani, tra i responsabili, nel 1972, dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi.
"Quando era successo a suo tempo - ha detto Gemma Calabresi Milite riferendosi alla possibilità di estradizione apertasi nel 2021 - ho pensato che finalmente c'era giustizia. Però non ho avuto soddisfazione per Giorgio Pietrostefani, in quanto anziano e ammalato, e non ha più senso pensare di farlo entrare in carcere oggi. A noi va bene così. Quello che ci offende è la motivazione della sentenza", ha aggiunto la vedova del commissario Calabresi.
Quando si parlava di estradizione mio figlio maggiore, Mario, ha detto 'Vorrei andare a incontrare Giorgio Pietrostefani'. E lui è andato a Parigi a incontrarlo. Non posso dirvi cosa si sono detti, perché ha chiesto che questo colloquio fosse riservato. Però posso dirvi una cosa che vi aiuta a capire: anche lui ha incontrato Dio. Dio è andato anche da lui e non è più la persona di 50 anni fa".
Riguardo alla causa di beatificazione di cui si è parlato per Luigi Calabresi, la donna dice che "in questo momento è tutto fermo. Si era provato, ma non da parte nostra, da parte di alcuni prelati. Per me lui era un santo di tutti i giorni, non un santo da proclamare da parte della Chiesa".