Atleta diciottenne palpeggiata dall’allenatore: per lui nove anni di reclusione
Fine carriera per il coach cinquantenne, che non potrà esercitare la professione. Alla vittima spetta un risarcimento di cinquemila euro. Fondamentale per la procura un messaggio vocale inviato dalla ragazza ad una sua amica per sfogarsi
IL FATTO "Il coach mi ha molestata"
IL GRUPPO Sedicenne trentina abusata
TRENTO Aggredita con lo spray urticante
CONDANNA Portata in uno scantinato e abusata
TRENTO. È stato condannato a 9 anni l'allenatore accusato di aver molestato e palpeggiato una atleta appena diciottenne. La procura aveva chiesto 7 anni per violenza sessuale. L'uomo, cinquantenne, dovrà versare alla vittima 5mila euro e non potrà tornare ad allenare per la durata della pena.
Quasi scontato l'appello dell'avvocata Claudia Vettorazzi per la difesa; soddisfatti invece i legali che hanno seguito la ragazza in questo doloroso procedimento, gli avvocati Paola Lucin e Alessandro Tosi. C'è un messaggio vocale, che è stato messo agli atti, inviato dalla vittima ad una sua amica per sfogarsi, raccontandole con il nodo in gola che l'allenatore aveva allungato le mani. È stata la difesa a voler utilizzare il vocale come prova di una diffamazione ordita nei confronti dell'imputato. Per la procura però quel messaggio era senza alcun dubbio una testimonianza fondamentale di quanto era accaduto.
In aula, alla lettura della sentenza da parte del collegio, non erano presenti né l'imputato, né la vittima, che ha deciso di lasciarsi alle spalle questa brutta esperienza e per questo aveva chiesto un danno simbolico di 5mila euro. I fatti contestati risalgono all'estate del 2019. Quattro gli episodi accaduti a distanza di due giorni. In un caso la ragazza era nello spogliatoio annesso all'area di allenamento, quando il coach le si era avvicinato.
Lei ha raccontato di essersi sentita all'improvviso le mani dell'uomo sul corpo, in maniera insistente. Lui ha sempre negato tutto, ma dopo la denuncia della giovane atleta era stato raggiunto da un provvedimento che per alcuni mesi gli vietava l'ingresso nel comune di residenza di lei.L'uomo, cinquantenne allenatore di una squadra femminile, per età potrebbe essere il padre della ragazza che ha denunciato quelle sue morbose attenzioni.
Uno degli episodi, che aveva causato un comprensibile e forte stato di angoscia e di prostrazione nella vittima, atleta agonista, è accaduto durante un allenamento. Lei si era assentata nello spogliatoio ed in quel momento si trovava sola. Come ricostruito, l'uomo avrebbe tentato un approccio deciso, allungando le mani e toccando la vittima nelle parti intime. Lei, terrorizzata, ha iniziato a piangere. Sarebbero stati i singhiozzi a bloccare l'allenatore, che a quel punto se ne sarebbe andato via come se nulla fosse accaduto. La ragazza, maggiorenne da pochi giorni, impaurita per l'accaduto e confusa, si era confidata con i genitori e con una sua amica.
Dopo lo shock iniziale, ha reagito: alla polizia ha raccontato tutto ciò che aveva subìto. L'uomo avrebbe agito approfittando del suo ruolo di allenatore, dunque anche di educatore, di persona che rappresenta un punto di riferimento per le atlete e per gli atleti. Nonostante il procedimento penale aperto ha continuato ad allenare. La sua Federazione, probabilmente avvisata dei fatti, non avrebbe preso provvedimenti in attesa della sentenza. I giudici - Marco Tamburrino, Greta Mancini e Marta Schiavo - ora si sono espressi: l'uomo è stato condannato a 9 anni. La ragazza ha dovuto rinunciare a praticare quella disciplina sportiva che tanto le piaceva, ma un passo alla volta è tornata alla serenità.